Last Updated on 17 Agosto 2018 by Maestra Sara
Frutto del genio umoristico di Mario Ramos, A letto, piccolo mostro! è una simpatica satira sulle comuni dinamiche domestiche, in cui la percezione dell’universo infantile da parte dei genitori si fa volutamente caricaturale, al fine di chiarire da subito la natura della storia.
Per quanto tutti noi definiamo i nostri figli come angioletti, li apostrofiamo con termini come “gioia” e “amore” e ne descriviamo le gesta con apologie degne della tradizione francescana, in alcuni momenti della giornata ci sorge il dubbio relativo alla vera natura dei bambini e, sotto sotto, cominciamo incoffessabilmente a sospettare che le spoglie d’angelo celino in realtà spiriti diabolici.
In particolar modo, il celebre rituale della messa a letto assume spesso tinte pagane, con tanto di metaforici sacrifici (quantomeno della nostra pazienza), urla e danze, preghiere immotivate e un’orgiastica guerra che viene combattuta contro un elemento che, mai come, ora ci appare intimamente mostruoso.
A letto, piccolo mostro! prende spunto dalla classica dinamica familiare legata alla messa a letto per esplicitarne lo spropositato paragone, andando a rappresentare il piccolo come se fosse proprio un piccolo mostro da domare e sconfiggere, prima di riuscire a traghettarlo finalmente nel mondo dei sogni.
Inserito in un contesto umano, il mostriciattolo infantile di A letto, piccolo mostro! non è altro che la proiezione di tutta la nostra collera verso il piccolo, nel momento in cui comprendiamo che, anche stavolta, condurre il bimbo verso l’addormentamento sarà un’impresa quasi disperata e il frutto di un’estenuante trattativa.
Ai nostri stanchi occhi, in fase digestiva acuta, il bambino appare alla stregua di un mostro perché tendiamo a proiettare su di lui il nostro metro di giudizio morale e non capiamo, di conseguenza, come possa essere così “disumano” da non capire la nostra fatica di fronte ad una guerra che eviteremmo ben volentieri, se solo lui si degnasse di collaborare un pochino.
In realtà, il bambino (come osservato più volte) non dispone di un senso di compassione nei nostri confronti tanto esteso da poterci risparmiare la faticaccia, ma agisce spinto da quell’afflato utilitaristico che gli consentirà di rimandare il più possibile il momento della messa a letto e di ottenere, nel frattempo, ulteriori vantaggi e benefici.
Condito da uno stupendo e spiazzante finale (con tanto di artificio fiabesco), A letto, piccolo mostro! è uno dei libri che descrivono meglio una situazione difficile da sopportare, rendendola accettabile, agli occhi dei lettori (grandi e piccini) proprio in virtù dell’artificio figurativo che dà il titolo all’opera.
A letto, piccolo mostro! Storia di una messa a letto complicata
A letto, piccolo mostro! si apre con un papà (umano) che insegue disperato suo figlio (dalle sembianze di draghetto), ribadendogli come sia giunta l’ora di andare a letto.
Non appena viene catturato, il piccolo mostro si dimena, scalcia e si lamenta a gran voce, chiedendo (e ottenendo) di venire lasciato libero.
Dopo essersi rifiutato di dare il fatidico bacio della buonanotte alla mamma, per altro poco turbata di fronte ad uno scenario ormai logoro, il piccolo sale le scale con il suo papà, al quale chiede di poter essere tenuto in braccio durante l’ascesa.
Una volta giunti nella parte della casa adibita al sonno, il piccolo mostro mette in atto una serie di ulteriori espedienti finalizzati a procrastinare la messa a letto, dapprima impiegando lo spazzolino da denti per pulire il lavandino, con sommo orrore del papà, e in seguito rimanendo seduto sul wc ben oltre il tempo necessario all’espletamento delle funzioni corporali.
Finalmente giunto in cameretta, il duo papà-mostro si trova ora alle prese con il rituale legato alla lettura della proverbiale fiaba della buonanotte (in questo caso, il papà legge “Nel paese dei mostri selvaggi”); fiaba che ovviamente non riuscirà a calmare del tutto il piccolo drago.
Dopo aver saltato sul letto, chiesto un bicchier d’acqua e implorato di poter scendere a dare il bacio della buonanotte alla mamma, rifiutato poc’anzi, il piccolo mostro si arrende e, dopo aver ricevuto il bacio paterno, viene lasciato da solo nella sua stanza, ove avviene un insolito ribaltamento.
A letto, piccolo mostro! si chiude infatti con l’immagine del papà tramutato in mostro che abbandona la stanza, accompagnato dall’esclamazione: “Buona notte, papà mostro!”
A letto, piccolo mostro! e il ribaltamento finale
Spiazzante fino all’ultimo, A letto, piccolo mostro! porta i genitori, divertiti fino alla prossimità del finale, ad interrogarsi su quale sia la percezione che i bambini hanno di loro al momento della messa a letto.
Se noi tendiamo infatti a vedere i bambini come mostriciattoli durante la messa in atto di tutti quei capricci, la nostra “vittoria” segna una sorta di inversione e, proprio mentre ce ne stiamo andando, è ora il bambino che ci vede come dei mostri.
Il ribaltamento finale, scandito da un fiabesco bacio (si pensi ai principi-ranocchi), segna infatti la nostra “liberazione” serale e un mutamento netto di prospettive, dato che, dal suo punto di vista, il bambino percepisce come crudele il nostro accanimento, esattamente come noi reputavamo “disumana” la sua resistenza.
Davvero geniale e divertente, A letto, piccolo mostro! ripropone la dialettica tra gli opposti punti di vista in una veste nuova e totalmente slegata dalla prospettiva del lettore adulto, lieto di vedere rappresentate le sue fatiche serali solo prima del finale.
Probabilmente una delle storie per bambini più divertenti di sempre, A letto, piccolo mostro! è un doppio specchio nel quale bambini e genitori si potranno osservare per riflettere un po’ sull’incomunicabilità di due mondi paralleli, ovviamente dopo aver riso a crepapelle.