Last Updated on 22 Novembre 2018 by Maestra Sara
Avete presente quella superba opera di poesia per bambini che è “L’albero dei ricordi’”, composto da Britta Teckentrup per spiegare in modo sottile e soave il senso della vita (e della morte) ai piccoli lettori?
Beh, Albero è un libro del tutto diverso, in cui alla fulgida pianta che dà il titolo all’opera viene delegato il compito di spiegare ai bambini il fluire delle stagioni e la ciclicità degli eventi naturali, senza troppi rimandi simbolici o allegorici, almeno in apparenza.
Mentre l’albero presente nel capolavoro della Teckentrup era cioè la metafora di una vita che non si spegne del tutto con la morte e che si rinnova nel ricordo, l’albero di “Albero” (scusate la cacofonia) è il simbolo della ciclicità della vita stessa, senza altri rimandi di tipo astratto.
Per questa ragione, Albero è un’opera che si rivolge in modo esplicito ad un pubblico di bambini molto piccoli, desiderosi di cimentarsi con la meraviglia della Natura in modo semplice e diretto e desiderosi di apprenderne i segreti a livello intimo.
Albero non è infatti che una poetica e appassionata rappresentazione del mutare delle stagioni, che vede per protagonista un piccolo gufo e la sua tana, eletta dall’autrice tedesca a punto di osservazione privilegiato per osservare il fluire del tempo in relazione alle stagioni.
Albero mostra da subito, infatti, quelle che sono le finalità didattiche dalla stessa copertina, sapientemente ritagliata per consentire al piccolo gufo protagonista del libro di fare capolino tra gli scaffali e di palesare così tutta la sua centralità nel corso della breve descrizione.
Descritto come ho fatto fino ad ora, potrebbe sembrare che Albero risulti tuttavia alla stregua di un’opera banale o di un mero libro ludico, da regalare ai bambini di due anni o poco più per metterli a loro agio con i segreti della Natura e con il fluire del tempo.
Beh, non lo è affatto: nonostante la semplicità e la ricorrenza letteraria dell’argomento trattato, l’opera della Teckentrup si distanzia anni luce dai suoi omologhi, in virtù di una sottile spinta poetica che permea tutta la narrazione e che la rende perfettamente adatta anche alle esigenze emotive ed intellettuali di quei bambini più grandicelli che si trovano già perfettamente a loro agio con le stagioni.
Oltre il Cavallo di troia rappresentato dalla semplicità dell’argomento trattato e da una vocazione rivolta alla prima infanzia, Albero nasconde quella componente lirica che ha fatto di Britta Teckentrup una delle migliori autrici e illustratrici della sua generazione.
Albero, quando le stagioni si tingono di poesia
Albero inizia con la rappresentazione di un arbusto spoglio, contornato dalla neve e con una piccola poesia che spiega come all’inverno si accompagni una sorta di quiete universale che pervade l’intera foresta e che porta gli animali a riposare tranquilli.
In questo scenario mite e silenzioso, spicca tuttavia il piccolo gufo protagonista della storia, che osserva cosa accade al di fuori della tana che si è costruito proprio nel tronco dell’albero citato.
Piano piano, la neve si scioglie e i cuccioli di orso cominciano a giocare in prossimità dell’albero, facendo intuire al piccolo lettore (e al gufetto) che la primavera è ormai alle porte.
Infatti, nella coppia successive di tavole, il “nostro” albero si trova ora ricoperto di fiori e alla sua ombra giocano felici due volpine e alcuni scoiattoli, senza che, per altro, la cosa sembri scalfire più di tanto il gufo.
Man mano che si avvicina l’estate (l’incedere delle stagioni è piuttosto lento e sfumato), la foresta si trasforma in un giardino fiorito e l’albero diventa sempre più variopinto.
Proprio l’avvento della Bella Stagione porta in dote la crescita delle mele sull’albero (evidentemente si trattava di un melo), l’arrivo delle api e una sorta di via vai continuo che anima il bosco e che si acquieta solo al calar della proverbiale “notte di mezza estate”.
Con l’arrivo dell’autunno, il processo logicamente si arresta: le foglie iniziano ad ingiallire, le mele a cadere e la vita stessa a calare la sua attività frenetica.
Mentre i simpatici animaletti che animavano la foresta iniziano ad immagazzinare le provviste per l’inverno, il clima cambia lentamente, l’albero si spoglia e, come in una sorta di cerchio della vita, torna tutto alla situazione di partenza, compreso il gufo che, nel frattempo, non ha fatto altro che osservare impassibile quanto avveniva intorno a lui.
Albero e l’incanto della Natura
Come premesso, Albero è un’opera che si addice perfettamente alle esigenze di un bambino di poco più di due anni, alle prese con i misteri della Natura, ma anche (e forse soprattutto) a quelle di un bambino più grande, volenteroso di cimentarsi con una piccola poesia abilmente celata sotto le spoglie di un albo didattico.
Albero non mortifica mai, infatti, i lettori più grandi, grazie ad un incedere in rima brioso e grazie ad alcuni artifici narrativi rivolti a solleticare la riflessione nei bambini di 4, 5 o anche 6 anni.
A differenza di opere analoghe, Albero deve il suo fascino alla scelta di affidare la narrazione ad una sorta di osservatore imperturbabile (il gufo) che incarna alla perfezione l’ideale di immutabilità e che porterà il bambino a comprendere come esistano cose non soggette a variazioni significative, nemmeno al mutare dello scenario esterno.
In secondo luogo, la scelta di partire e concludere l’opera dalla medesima stagione pone la ciclicità su un piano differente, mostrando al lettore la vita come un circolo e non come una perenne evoluzione e portandolo ad interrogarsi sulle numerose implicazioni presenti nel fluire del tempo e degli eventi naturali.
Opera sottile e rappresentata secondo i consueti dettami “impressionistici” che caratterizzano lo stile di Britta Teckentrup, Albero è dunque letteralmente un libro per tutte le stagioni ed un’opera che difficilmente lascia indifferenti bambini di diverse età e dotati di diverse esigenze conoscitive.
- Teckentrup, Britta (Author)