Last Updated on 24 Marzo 2022 by Maestra Sara
Frutto del genio di Marcus Pfister e primo capitolo di una lunghissima saga, Arcobaleno, il pesciolino più bello di tutti i mari è una profondissima metafora sul solipsismo che pone il bambino di fronte ad una scelta drastica, chiedendogli se il suo amore per sé stesso è talmente grande da portarlo a rinunciare all’amore degli altri.
Nel corso di un’età in cui i bambini si credono il metaforico “centro del mondo”, capita spesso che ogni abilità acquisita o qualità percepita venga assolutizzata e che il bambino sviluppi una confidenza nei propri mezzi tale da portarlo a provare un sottile disprezzo verso tutti coloro che si trovano privi delle suddette qualità e abilità.
Prendiamo l’esempio di un bambino generico che impara a leggere con un certo anticipo sui suoi coetanei: se la famiglia di riferimento non tende ad indirizzarlo verso una sorta di doverosa “umiltà”, è molto probabile che il piccolo inizi presto a deridere i suoi compagni di asilo o a guardare dall’alto in basso tutti quei bambini che non hanno avuto la fortuna di ricevere in dono gli stessi strumenti.
Per quanto i piccoli tendano a sviluppare rapporti amicali spesso autentici e (quasi) disinteressati, il bambino è comunque pervaso da un amore per sé stesso smodato e impiega ogni sua qualità come metro di riferimento per il mondo esterno, dividendo i coetanei per affinità o differenze, secondo gerarchie più o meno marcate.
Arcobaleno, il pesciolino più bello di tutti i mari tira un metaforico schiaffo sul volto di quei bambini alle prese con un narcisismo senza limiti e mostra loro le conseguenze del loro solipsismo; conseguenze destinate a culminare con un’inevitabile solitudine.
Il messaggio che pervade per intero Arcobaleno, il pesciolino più bello di tutti i mari è un messaggio salvifico che invita il bimbo a condividere le sue competenze e a fare dono agli altri di ciò che gli sembra più prezioso.
Il conseguimento di abilità e lo sviluppo di autentiche qualità acquista valore solo se ci troviamo disposti a condividere le nostre competenze affinché anche gli altri assaporino il gusto dell’autostima e della libertà; in caso contrario, ad attenderci dietro l’angolo vi è un destino che prevede noi stessi rinchiusi in una torre d’avorio a rimirarci nello specchio.
Arcobaleno, storia di un pesciolino vanitoso
Arcobaleno è la storia del pesce più bello del mare, un pesce le cui scaglie erano talmente perfette da riflettere l’intera gamma cromatica del Creato (da qui il nome del pesciolino).
In virtù della sua bellezza, Arcobaleno era oggetto di un’enorme ammirazione da parte di tutti gli altri pesci del mare, volenterosi di giocare con lui e di trascorrere del tempo in amorevole compagnia.
Consapevole della propria superiorità estetica e animato da una sorta di snobbismo smodato, Arcobaleno tendeva tuttavia a rifuggire la compagnia degli altri pesci e a limitarsi a transitare tra di loro, quasi come se il resto delle creature marine fosse il pubblico di una passerella improvvisata.
Un giorno, un piccolo pesce privo di particolari qualità (era dello “stesso colore del mare”) si avvicina ad Arcobaleno chiedendogli in dono una delle sue meravigliose scaglie e ottenendo un secco rifiuto dal protagonista del libro, ripugnato di fronte alla sola idea di privarsi di una delle scaglie che componevano il suo manto.
Dopo l’episodio, l’iniziale ammirazione per Arcobaleno si tramuta in indifferenza e tutti i pesci del mare cominciano ad ignorarlo e a voltarsi dall’altra parte al suo passaggio.
A questo punto, Arcobaleno comincia a soffrire per la situazione creata, ma la sua è una sofferenza legata a motivazioni egoistiche e dovuta al fatto che nessuno lo degna più di quell’ammirazione che lui ritiene doverosa, per via della sua bellezza.
Chiedendo consiglio ad una stella marina, Arcobaleno scopra dell’esistenza di un sapiente polipo Ottopiedi, in grado di trovare soluzione ad ogni problema e di risolvere la situazione creatasi a partire dall’incidente diplomatico con l’altro pesciolino.
Il sapiente polipo, una volta consultato, invita Arcobaleno a dividere le sue scaglie con gli altri pesci: così facendo cesserà di essere la creatura più bella del mare, ma dispenserà felicità a tutti e verrà amato per le sue qualità interiori.
Assolutamente poco propenso a seguire il consiglio, Arcobaleno dubita che ci possa essere felicità nella sua vita senza le sue preziose scaglie e inizia a meditare sul da farsi.
Mentre sta ancora rimuginando sulle parole di Ottopiedi, Arcobaleno viene raggiunto dal piccolo pesce del colore del mare che trova il coraggio di chiedergli nuovamente in dono una scaglia, ottenendo, questa volta il regalo sperato.
Man mano che Arcobaleno cede le sue scaglie agli altri pesci, viene contornato da amore sincero, ben diverso dall’ammirazione iniziale, e scopre l’esistenza di una felicità che non avrebbe nemmeno potuto immaginare.
Arcobaleno e la condivisione delle nostre qualità
Sfruttando ad arte una metafora estetica, Arcobaleno, il pesciolino più bello di tutti i mari invita dunque i bambini a condividere e a creare una rete di relazioni in cui la felicità non è più un valore da osservare in un pallido specchio, ma qualcosa di vivo, che si riflette negli altri.
Esattamente come le scaglie di Arcobaleno, che fanno brillare tutto il mare nel momento in cui vengono condivise, le abilità che acquisisce il bambino devono necessariamente essere uno strumento per aiutare ed emancipare i suoi simili dalla loro condizione.
Pochi libri per l’infanzia come Arcobaleno riescono ad offrire un ritratto puntuale del solipsismo e a solleticare quella parte emotiva del bimbo che chiede solo di essere amata, anche a scapito di qualche rinuncia e di una drastica riduzione del proprio ego.
Dicotomia spesso presente anche in età adulta, l’eterna diatriba tra l’amore per sé stessi e l’amore per gli altri, trova in Arcobaleno una via d’uscita pienamente in grado di realizzare le nostre aspirazioni e di farci capire come il conflitto sia solo apparente.
Amare ed essere amati dagli altri è infatti propedeutico alla vera felicità e a quel genuino amore per sé stessi che conosce solo chi pensava di non potersi amare abbastanza a fonte di poche rinunce.
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