Last Updated on 23 Maggio 2022 by Maestra Sara
Pur ancora giovanissimo e lontano dall’aver raggiunto l’apice della sua carriera professionale, Benji Davies rappresenta comunque un saldo riferimento nel variopinto universo della letteratura per l’infanzia, in virtù di una capacità di creare uno stile iconico e di dare vita a vicende dense di emotività e sentimento.
Piuttosto lontano da tutte quelle edulcorazioni e da quelle idealizzazioni che spesso ricoprono di zucchero superfluo i libri per bambini, Benji Davies riesce infatti nell’arduo compito di portare il bambino ad assumere una posizione “matura” di fronte ad una serie di argomenti che lo coinvolgono in prima persona.
Se spiegare, ad esempio, ad un bambino piuttosto piccolo come l’amicizia e i legami sentimentali non debbano sconfinare nell’ansia di possesso esclusivo, risulta alla stregua di un’impresa titanica (probabilmente destinata al fallimento), le storie illustrate di Benji Davies riescono a fare leva su una componente puramente emotiva del bambino che lo porta ad osservare la complessa questione da una prospettiva empatica e, dunque, a comprenderla.
Prendendo ad esempio il suo capolavoro assoluto “La Balena della Tempesta”; la storia illustrata narra in modo soffice e soave di amicizia e distacco, portando il bambino ad assumere su di sé non soltanto la prospettiva tipica dell’infanzia (sei mio amico, dunque devi stare sempre con me), ma anche e soprattutto quella dell’oggetto delle nostre brame emotive, a cui spetta il diritto di cercare la sua felicità lontano da noi.
Storia di un bambino, di nome Nico, che trova una balena spiaggiata, la porta a casa, la cura e instaura con lei un profondo legame, soffrendo al momento di doverla liberare in mare, “La Balena della Tempesta” introduce cioè al bambino concetti piuttosto profondi, facendo leva su quel lato emotivo che porta il piccolo lettore a capire il dolore di Nico, ma, al contempo, anche le necessità della balena.
In un modo davvero leggero e divertente, il libro riesce a spiegare al bambino la differenza heidegerriana tra il “prendersi cura” e l”aver cura”, in cui il primo termine è connotato dal procurare oggetti e piaceri a coloro che amiamo, mentre il secondo è pervaso dal desiderio di rendere gli altri liberi e di fornire loro gli strumenti necessari ad affrontare il mondo in modo indipendente a autonomo.
Leggendo il testo di Benji Davies, il bambino viene dunque condotto verso una necessaria scissione emotiva, all’interno della quale scorge come la felicità dei suoi cari non coincida necessariamente con l’idea che si era fatto di loro e comprende, infine, come due persone possano essere amiche anche senza vivere in perenne simbiosi.
Simile al precetto buddista legato al “non attaccamento”, il messaggio veicolato ne “La Balena della Tempesta” conduce dunque il bimbo verso una fase nuova delle sua esistenza, una fase segnata dalla comprensione e dall’ascolto delle altrui esigenze; spesso in aperto conflitto con le nostre volontà e con le nostre aspirazioni.
Autore giovane e ancora all’inizio della sua (probabilmente lunga) parabola creativa, Benji Davies ha già dato vita a numerosi libri illustrati, caratterizzati da una netta prevalenza della dimensione emotiva rispetto al messaggio e da uno stile vivace e variopinto che si adatta alla perfezione alle trame narrate.
Oltre al sopracitato best seller, pare impossibile prescindere da “L’Isola del nonno”, “Il Grotlyn”, “Sulla Collina” o dallo stesso seguito della fortunata vicenda di Nico, denominato “La Balena della Tempesta in Inverno”.
Le quattro opere appena citate sono infatti pervase da identici afflati e da identiche raffigurazioni di concetti complessi in forma semplice e riescono davvero a veicolare al bambino un messaggio che riesce ad imprimersi nella sua mente e a portarlo a guardare il mondo con occhi diversi e più consapevoli.
In particolare, mi preme parlare in questa sede di “Sulla Collina”, uno dei pochissimi libri che affrontano in modo esplicito le tematiche connesse con la gelosia tra bambini senza mai scadere nel ridicolo o nel banale.
Storia di due bambini che condividono tutti i pomeriggi momenti di gioco e infinite avventure, “Sulla Collina” (scritto in collaborazione con Linda Sarah, ideatrice della storia) narra di un rapporto esclusivo e di un equilibrio perfetto che entra in crisi quando un nuovo bambino fa la sua comparsa e chiede di unirsi al piccolo nucleo ludico.
Mentre uno dei due protagonisti accetta di buon grado la novità, l’altro membro della coppia vive il mutamento con sofferenza ed inizia a cadere vittima di una gelosia morbosa che lo porterà all’isolamento e alla segregazione volontaria tra le mura di casa; lontano dalla collina che dà il titolo al libro e che rappresenta quasi l’incarnazione del concetto di amicizia.
Ovviamente destinata ad un lieto finale, la storia trova il suo punto di forza (uno dei suoi molti punti di forza, sarebbe meglio dire) nel fatto di mostrare il bambino per quello che è realmente e di aiutarlo a trovare una via d’uscita dai suoi istinti e dalle sue gelosie, facendo leva proprio sulla sua natura autentica, senza delegare l’arduo compito ad improbabili orsetti o a contenuti troppo moralizzanti.
“Sulla Collina” spiega infatti al bambino come la gelosia sia un sentimento del tutto naturale, ma piuttosto pericoloso, perché può sfociare nell’isolamento e nella repressione delle proprie pulsioni, senza cercare di intrattenere il piccolo lettore con pesantissimi discorsi sulla natura del Bene e del Male e senza ridicolizzarlo per via di tutti quei sentimenti irrazionali che si agitano nella sua coscienza.
Benji Davies e la ricerca di uno stile personale
Prima di giungere alla piena maturità artistica e all’ideazione di storie adatte ad un pubblico di bambini di età compresa tra i quattro e i sei anni, Benji Davies ha dato prova di grande maestria dedicandosi, con egual passione e abilità, al versante narrativo legato alla primissima infanzia.
L’autore e illustratore che tutti noi apprezziamo e conosciamo è infatti una sorta di erede letterario di una lunga fase di “gavetta”, durante la quale Benji Davies si è messo alla ricerca di uno stile personale attraverso la creazione di libri dedicati alla primissima infanzia, percepiti come una sorta di laboratorio sperimentale per successivi sbocchi.
A questa prima fase artistica della carriera di Benji Davies è legata la fortunata saga di Orso Bimbotto, personaggio ideato per fare leva su una platea di bambini di età inferiore ai tre anni, nel corso di una serie di albi illustrati dalle marcate valenze didascaliche.
Tutti caratterizzati da inserti pop up e da una componente interattiva, i libri di “Orso Bimbotto” (“Orso Bimbotto al lavoro” e “Orso Bimbotto alla fattoria”, giusto per citarne due tra i più riusciti) sono infatti concepiti attraverso l’impiego di un linguaggio estremamente semplice e diretto, utile a svelare ai piccoli lettori le gioie del mondo esterno e a spingerli ad interessarsi davvero a ciò che accade al di fuori della loro dimensione privata.
A livello visivo, le figure di Benji Davies sono caratterizzate da una voluta sproporzione fisica, finalizzata ad accentuarne le componenti somatiche legate all’espressività emotiva, secondo uno schema ormai collaudato che prevede teste, bocche e occhi ben più grandi del loro corrispettivo reale e portatori di condizioni sentimentali immediatamente riconoscibili.
Più che le (comunque superbe) sagome umane, quello che salta subito all’occhio osservando una tavola di Benji Davies è la cura del dettaglio che si riversa sullo scenario e la ricerca di un’ambientazione talmente ben caratterizzata da divenire essa stessa protagonista della narrazione.
L’accostamento tra figure umane semplificate e scenari spesso ricchissimi di dettagli porta infatti il lettore a percepire una sorta di movimento all’interno delle storie, generato a partire da un contrasto apparente, in cui l’ambientazione sembra spesso tanto estesa da suggerire al lettore la necessità di percorrere quei meravigliosi scenari.
In sostanza, il punto di forza della pittura di Benji Davies, risiede nella genesi di superbe tavole, in cui i protagonisti appaiono spesso minuscoli in relazione al loro universo di riferimento, di modo da dare l’idea della spazialità e del movimento simulato, come necessità di riempire quei mondi dotati di ampio respiro.
La finitudine dell’elemento umano (e infantile) rispetto allo scenario non è tuttavia solo funzionale a tramandare un messaggio che pone spesso il mondo e i suoi ritmi al centro della narrazione (si pensi a “L’isola del nonno”), ma a rendere l’incedere della storia dinamico e a costringere il lettore a navigare all’interno delle tavole come se si trovasse in mare aperto.
Essendo fondamentalmente storie d’avventura, le vicende illustrate da Benji Davies acquisiscono così quel fascino della pittura medievale e rinascimentale in cui la scena non era semplicemente lo sfondo dell’azione umana, ma diventava anch’essa un soggetto vivo, da percorrere in lungo e in largo con gli occhi, esattamente come non ci stancheremmo mai di scrutare i dettagli rappresentati alle spalle della celebre Gioconda.
Nessuno tra i moderni illustratori per bambini riesce a rendere vivo e dinamico il concetto di spazialità come Benji Davies e nessuno riesce a dar vita a trame in cui il paesaggio diventa parte integrante dell’azione.
Attualmente al lavoro su “Grandma Bird” (non ancora tradotto in Italiano), storia che ricalcherà le atmosfere marittime e avventurose de “La Balena della tempesta”, Benji Davies è dunque l’archetipo dell’autore-illustratore appassionato e umile; volenteroso di apprendere tutti i segreti del mestiere prima di cimentarsi con una poetica profonda e personale.
La sua giovane età e il già grandissimo successo lasciano presagire che i libri letti fino ad ora non siano che l’antipasto di una lunghissima carriera, probabilmente destinata a nuove evoluzioni e a cambi di rotta imprevisti.
Già vincitore di numerosi premi e riconoscimenti, Benji Davies è dunque un autore e illustratore da seguire con costante attenzione ed estremo interesse e uno dei pochi “giovani” in grado di vantare quella maturità artistica tipica dei classici.