Last Updated on 29 Ottobre 2018 by Maestra Sara
A mio avviso, una delle storie di paura per bambini più belle mai scritte , Cane Nero di Levi Pinfold è un lungo viaggio dai toni onirici nella mente del bambino che coglie appieno il senso di inquietudine generato a partire dall’ignoto e la necessaria redenzione operata a partire dalla conoscenza.
Metafora stessa di quel’angoscia di fronte al concetto di possibilità che Kierkegaard avrebbe definito come “paura di aver paura”, il cane nero della storia non è infatti altro che una mera minaccia potenziale, un qualcosa di indefinito che potrebbe accadere, una spada di Damocle che non si manifesta mai e, proprio per questo, incute un timore insostenibile.
Se noi adulti siamo spesso più spaventati dall’idea di quello che potrebbe succedere che non dalla sua effettiva concretizzazione, nei bambini il processo mentale si trova a dismisura ampliato; un bimbo piccolo teme ciò che può turbare il suo equilibrio a livello potenziale e struttura il suo piccolo mondo secondo una catena di “e se…” pressoché infinita.
Cane Nero porta il piccolo lettore a diretto contatto con le sue paure e con la sua tendenza ad ingigantirle all’infinito, facendogli infine comprendere quanto la conoscenza di ciò che ci turba e la manifestazione della tremenda possibilità non siano poi tanto spaventose quanto avevamo postulato in precedenza.
Dato il complesso simbolismo che pervade l’opera, Cane Nero è stato, fin dalla sua prima pubblicazione, oggetto delle più disparate letture e interpretazioni: buona parte della critica di settore ha voluto dare una lettura di tipo “sociale” del libro; altri ancora hanno voluto scandagliare il testo alla ricerca di una componente psicologica marcata.
Sia che decidiate di aderire all’una o all’altra corrente di pensiero e che vediate cioè il fatidico Cane Nero alla stregua del “diverso” o dell primordiale inconscio infantile, il lato saliente dell’opera risiede proprio nella sua capacità di sottrarsi ad entrambe le interpretazioni per collocarsi su un livello più alto e ideale.
Sicuramente, cioè, risulta possibile aderire alle due chiavi di lettura e interpretare il testo partendo dal punto di vista che il cane nero sia la rappresentazione del diverso, dell’emarginato o dell’inconscio infantile, ma, una volta sottratta alle due letture, la vicenda composta da Levi Pinfold rappresenta un mirabile esempio filosofico di come tendiamo ad approcciarci al concetto di ignoto, a prescindere dalla specifica forma dell’oggetto che aveva scatenato il nostro terrore.
Per questa (ed altre ragioni), Cane Nero rappresenta un piccolo capolavoro dalla valenza universale che risulta adatto tanto per lenire una specifica paura del bambino, quanto per incanalare lungo un corretto alveo emotivo la Paura stessa, a prescindere dalla contingenza che l’aveva generata.
Il libro può cioè essere letto tanto per mostrare ai bambini l’inconsistenza delle loro specifiche paure, quanto per portare i piccoli lettori in una dimensione più “alta” e astratta, in cui la Paura rappresenta qualcosa di immutabile e, al tempo stesso, dalle mille facce.
Proprio la capacità di racchiudere concetti invariabili e universali nel corso di poche tavole illustrate ha trasformato Cane Nero in una delle più belle opere per l’infanzia degli ultimi anni e in un valido supporto per tutti quei genitori che tentano di far comprendere ai loro figli come esista una speranza (non a caso il nome della famiglia è Hope) di fronte all’incedere della paura, qualunque forma essa decida di assumere nella nostra mente.
Cane Nero, storia di una segregazione volontaria
Una mattina, mentre il signor Hope si trova intento a prepararsi la colazione, scorge fuori dalla sua dimora la sagoma di un Cane Nero che subito percepisce delle dimensioni di un tigre.
Allarmato, telefona alla polizia, suscitando l’ilarità dell’agente, che gli consiglia di non uscire di casa, dato che un intervento delle forze dell’ordine era del tutto da escludersi in casi analoghi.
Poco dopo, anche la signora Hope si sveglia e, sconcertata dalla visione dell’identico Cane Nero, che ora le appare grosso come un elefante, si consulta col marito, col quale decide di spegnere tutte le luci di casa, di modo che la bestia non si accorga della loro presenza.
Dopo i genitori, ora è la volta della figlia più grande Adeline, suggestionata al punto di percepire il Cane Nero alla stregua di un tirannosauro e di chiedere che vengano chiuse tutte le imposte e le tende di casa, affinché il mostro non possa guardare all’interno.
Maurice Hope, figlio secondogenito, resta talmente sconvolto dalla visione da non riuscire addirittura ad impiegare un metro di paragone coerente e decide di nascondersi sotto le coperte in attesa che la bestia se ne vada.
Solo la piccola Small, piccola la punto di non lasciarsi ancora suggestionare dalla percezione altrui, decide di andare in perlustrazione ed esce di casa per vedere in prima persona l’entità di quella minaccia che ha paralizzato la sua famiglia al completo.
Entro breve Small si trova faccia a faccia con l’enorme Cane Nero e inizia ad interrogarlo sulla sua natura e sul perché le sue peregrinazioni lo abbiano condotto proprio fuori dalla loro dimora.
Non ottenendo risposta (ovviamente: si tratta di un cane!) la piccola Small sfida la bestia, dicendole che se proprio la vuole mangiare, la deve prima raggiungere ed inizia così a correre felice nella neve con il Cane Nero che la insegue.
Man mano che il giocondo inseguimento va avanti, il Cane Nero decresce gradualmente, fino ad essere ormai abbastanza piccolo da poter passare attraverso l’apertura nella porta della famiglia Hope a poter così fare il suo ingresso in casa.
Trovando la bimba perfettamente sana e salva, senza alcun segno di morso o lesione, i membri della famiglia Hope comprendono così la vera natura del cane che, inutile dirlo, si trasformerà in poco tempo nel loro nuovo fidato animale domestico.
Cane Nero, un piccolo capolavoro emotivo in salsa “horror”
Superbamente disegnato e dipinto con colori tenui che rimandano alla grande scuola pittorica olandese, Cane Nero è davvero un piccolo capolavoro per l’infanzia che cela, sotto le spoglie di una storia di paura, un’infinità di moventi e spunti di riflessioni.
La frase con cui si chiude il libro vede Small intenta a spiegare che lei non è stata davvero coraggiosa, come ritengono gli altri membri della sua famiglia, perché non c’era nulla di cui aver paura lì fuori ed è essa stessa il manifesto programmatico dell’opera, oltre che un invito rivolto a tutti i bambini a non farsi condizionare da qualcosa che può apparire spaventoso solo se visto da lontano.
Cane Nero urla a gran voce al piccolo lettore il suo messaggio salvifico e lo invita ad osservare da vicino il concretizzarsi di una possibilità, a lungo temuta ,con l’intento di ricongiungere ciò che esiste solo a livello potenziale da ciò che è invece reale.
Ideale da leggere intorno all’età i cui (tra i 4 e i 5 anni) i bambini iniziano a farsi condizionare dalle immagini che la loro mente crea, Cane Nero offre ai giovani lettori quella Piccola Speranza (Small Hope) che non cessa mai di esistere anche di fronte alle più grandi paure.