I bambini piuttosto piccoli risultano, per loro stessa natura, incatenati ad uno schema mentale che fonde la forma e la sostanza in un unico processo neurale.
Per un bimbo, cioè, ogni cosa di cui si compone il mondo è tale solo in quanto munita di una forma invariabile; il regno delle metamorfosi e dei concetti astratti poco collima con delle capacità mentali abituate ad identificare un oggetto solo su base sensoriale.
Un po’ per reazione di fronte ad un mondo sempre più deumanizzato dalla sovrabbondanza di relazioni digitali, un po’ per sincero interesse, l’ultimo decennio ha assistito ad una sorta di riscoperta globale della Natura, declinata in diversi ambiti e in diversi settori.
Il filosofo tedesco Max Stirner, nel suo capolavoro (“L’unico e la sua proprietà”), suddivide la storia umana in due fasi, caratterizzate rispettivamente, dalle categorie di “mondo” e di “spirito”.
Avete presente la Storia, quella con la “S” maiuscola che definiva il nostro sentirci parte di una linea temporale unica e che portava la nostra infinitesimale esistenza al centro di battaglie, intrighi di palazzo e tradimenti?
Tutte le lingue comunemente in uso svolgono una funzione prevalentemente denotativa.
Impariamo un linguaggio, cioè, per riuscire ad esprimere i nostri sentimenti, per comunicare qualcosa e per fare in modo di venire compresi alla perfezione dall’interlocutore.
Regina indiscussa della primissima infanzia (per la monografia, clicca qui), Nicoletta Costa non ha mai smesso, nel corso della sua ormai quarantennale carriera, di sognare e di continuare ad arricchire la sua infinita galleria di storie e personaggi con nuove icone e nuove idee.
Se sensibilizzare un adulto di fronte ai problemi ambientali appare spesso alla stregua di un’impresa piuttosto ardua (alzi la mano chi oggi ha preso la macchina per percorrere 200 metri), figuriamoci un bambino di pochi anni.
Vi ricordate il classico di Jules Verne “Il giro del mondo in 80 giorni” e la relativa serie animata, piuttosto popolare verso la metà degli anni’80, tanto da venire trasmessa dalla televisione generalista, infilata tra un “Holly e Benji” e una “Memole” a metà pomeriggio?
Se spiegare l’origine della vita sul Pianeta Terra ad un bambino può apparire alla stregua di un’impresa piuttosto ardua, figuratevi l’idea di far comprendere ai piccoli quel concetto di evoluzione che sfugge spesso persino agli adulti.
Provate a chiedere ad un bambino dove vive una determinata specie animale e quale è il suo habitat di riferimento: in caso il piccolo abbia già acquisito una certa confidenza con le meraviglie del pianeta Terra, non esiterà a collocare i suoi animali preferiti nel loro luogo d’origine.