Last Updated on 20 Giugno 2018 by Maestra Sara
Opera freschissima di stampa, C’è un tricheco nel mio letto! di Ciara Flood è senza dubbio una delle novità più interessanti dell’anno letterario in corso e uno dei pochi libri in grado di proporre una valida satira incentrata su quelle dinamiche familiari che si snodano tra fantasia, supposte bugie e sottointesi.
Se tutti noi cerchiamo di educare i nostri figli a dire sempre la verità e ad evitare menzogne di ogni sorta, esiste una sorta di zona di confine in cui le bugie vengono pienamente tollerate, per via del loro carattere talmente iperbolico e fantastico da non poter venire credute.
Prendiamo ad esempio un bambino che desidera mangiare altri dolcetti, in barba ai divieti parentali: per raggiungere il suo obiettivo l’ipotetico bambino potrà cercare di mentire apertamente, oppure tentare di giustificare la sua pretesa attraverso l’ideazione di una storiella tanto improbabile, quanto divertente, in grado di conquistare la benemerenza di mamma e papà.
Tradotto in parole poverissime, per ottenere i suddetti dolcetti, il bimbo potrà negare l’evidenza (sostenendo ad esempio di non aver consumato per intero la sua “razione quotidiana”), oppure sostenere che gli servono ulteriori biscotti per nutrire un amico immaginario, un fantasma o un improbabile animale domestico.
Se la prima strategia ci manda generalmente su tutte le furie, portando in dote non solo la menzogna, ma anche un’implicita accusa di disonestà nei nostri confronti, la seconda strada ci fa generalmente sorridere e potrebbe anche raggiungere il suo scopo, dato che l’implausibile scusa ci porta spesso a premiare il goliardico tentativo.
Ora, provate ad immaginare un universo fantastico, in cui le iperboliche bugie infantili corrispondono ad un’altrettanto improbabile realtà e avrete colto il punto focale di C’è un tricheco nel mio letto!, opera quasi surrealistica che si snoda attorno ad un malinteso di dimensioni colossali.
Animato da un’ironia in linea con i parametri fissati dai maestri di settore (Oliver Jeffers su tutti), C’è un tricheco nel mio letto! non nutre particolari velleità pedagogiche o didascaliche, ma mira semplicemente a divertire il piccolo lettore e a trasporre su un piano comico una dinamica familiare a lui nota.
C’è un tricheco nel mio letto! Quando la realtà supera la fantasia
C’è un tricheco nel mio letto! inizia con un bambino che osserva contento due addetti della fantomatica ditta “Letti Trick & Co.” intenti a trasportare in casa il suo nuovissimo letto, in una sorta di preambolo che si rivelerà cruciale per la comprensione e per il proseguimento della vicenda.
All’ora di andare a letto, Timmy scopre con stupore che nel suo letto nuovo si trova adagiato un gigantesco tricheco che, oltre ad incutergli timore, impedisce al bimbo l’accesso al suo giaciglio.
Scendendo le scale di corsa, Timmy narra l’accaduto a mamma e papà, i quali non credono ovviamente alla sua palese bugia e lo invitano a tornare in camera sua.
Da qui in poi, si sviluppa una sorta di duplice gioco che coinvolge, da un lato, il rapporto tra il bambino e il tricheco e, dall’altro, la dinamica familiare incentrata sulla presunta bugia.
Dopo essere tornato in camera sua, aver familiarizzato con Tricheco e aver intuito che l’animale è affamato (nonostante il tricheco si esprima sempre con un laconico “Arunf”), Timmy scende in cucina a rifornirsi di dolci per il suo nuovo ospite, incontrando l’inaspettata benemerenza della mamma.
I genitori di Timmy si mostrano infatti indulgenti verso l’iperbolica bugia, ritenendo che il bimbo sia traumatizzato dalla presenza del letto nuovo e che usi la novità come scusa per spingersi oltre i limiti abituali.
Tornato nuovamente in cameretta, Timmy scopre che ora Tricheco è raffreddato e scende nuovamente in salotto a procurarsi una pila di coperte, sotto lo sguardo attento del papà che ormai lo lascia fare, pensando di aver compreso a fondo la situazione.
Le cose non cambiano quando Timmy scende nuovamente in cucina per prendere del latte, destinato al tricheco, e quando si chiude in bagno con l’animale, dato che i genitori procedono lungo un percorso di inferenze che parte dalla presunta scorpacciata di dolci e si conclude con la necessità di digerire e con un lieve malessere.
Giunta l’ora in cui anche i genitori decidono di coricarsi, Timmy si ritrova solo con Tricheco e tenta di farlo addormentare per garantirsi una notte serena, dapprima accendendo e spegnendo la luce, poi grattandogli la schiena e infine offrendogli un abbraccio che scioglie le tensioni emotive del bestione e gli consente di prendere finalmente sonno.
Addormentato il tricheco, resta un problema, dato che il letto nuovo non è sufficientemente grande per ospitare entrambi, per cui Timmy chiede ai genitori se Tricheco può dormire nel loro lettore.
In prossimità del finale la lunga serie di inferenze e fraintendimenti giunge alla sua conclusione, con i genitori che credono di aver smascherato il gioco del figlio e lo invitano nel lettone (con il fatidico “solo per questa notte!”), supponendo che la catena di piccole bugie nascondesse l’ansia del bambino per il letto nuovo.
Ovviamente C’è un tricheco nel mio letto! si chiude invece con Timmy che dorme sereno nel suo letto e con i genitori che trovano il lettone occupato dal gigantesco tricheco, rimanendo troppo sorpresi per ideare una reazione di qualunque natura.
Nella sezione finale, quasi una postfazione, C’è un tricheco nel mio letto! mostra altri due lavoratori, facenti capo alla ditta “Vasche Balneari”, che portano in casa una nuova vasca da bagno, sotto la compiaciuta supervisione di Timmy e di Tricheco.
C’è un tricheco nel mio letto! Una brillante satira sulle dinamiche familiari
Davvero ben disegnato, con uno stile personalissimo e un uso del colore sapiente, C’è un tricheco nel mio letto! rappresenta, come premesso, un ottimo esempio di letteratura di infanzia interamente votata all’umorismo e al paradosso.
Prendendo spunto da una serie di presunte “bugie bianche” e dalla naturale incredulità di mamma e papà, il libro vuole rappresentare in modo goliardico quelle tradizionali dinamiche domestiche incentrate sulla benemerenza di fronte all’ingegno del bambino.
Supponendo che Timmy si trovasse a disagio per il letto nuovo e che non volesse manifestare apertamente le sue sensazioni negative, mamma e papà accettano sapientemente di stare al gioco e di svelare le carte sul finale, mostrando il volto benevolo tipico di chi crede di saper leggere i propri figli come se fossero libri aperti.
Giocati dalla loro stessa incredulità, mamma e papà pagano la loro serie di inferenze con una notte in bianco, mentre Timmy può dormire sereno nel suo adorato lettino nuovo.
Dedicato a tutti coloro che desiderano far ridere di gusto i loro bimbi e ironizzare segretamente su loro stessi, C’è un tricheco nel mio letto! è davvero un bel libro, semplice, scorrevole e animato da un incedere narrativo snello e veloce.
In caso poi, alla fine della lettura, vostro figlio decida di inventarsi improbabili motivazioni per ottenere un altro biscotto, forse è meglio che facciate un salto in camera sua per constatare che nel locale non si annidino davvero fantasmini, amici invisibili o addirittura trichechi in carne e ossa.