Last Updated on 28 Agosto 2018 by Maestra Sara
Opera di Mireille d’Allancè, l’autrice di Che Rabbia!, Ci pensa il tuo papà è un simpatico albo che affronta il tema della paternità ricalcandone appieno gli archetipi, legati a forza e protezione, senza mai risultare tuttavia banale.
Opera molto simile a Quando sarò grande di Astrid Desbordes, in termini di narrazione e struttura, Ci pensa il tuo papà consta infatti di una rappresentazione pura dell’amore paterno e di quella sorta di “eroismo dei papà” che conferisce ai bambini un senso di sicurezza infinito.
Se le mamme, quantomeno nella letteratura d’infanzia classica (la vita vera è fortunatamente più sfumata), vengono rappresentate alla stregua di un distillato vivente di dolcezza e tenerezza, i papà rappresentano la quintessenza della forza e di quell’eroismo che li vedrebbe allegramente gettarsi tra le fiamme per salvare i loro bambini in pericolo.
Puntualizzando, di nuovo, sul fatto che queste rappresentazioni siano spesso manichee e vagamente autoreferenziali, la distinzione dei due ruoli in chiave letteraria è spesso funzionale a colmare differenti esigenze emotive ed intellettuali nei più piccoli, facendoli sentire al contempo amati e protetti.
L’obiettivo dichiarato di opere come Ci pensa il tuo papà non è dunque quello di rafforzare un immaginario collettivo un po’ superato e sicuramente stilizzato, ma di mostrare al bambino come, in caso di necessità ed effettivo pericolo, potrà sempre contare sui suoi genitori.
Opera volta a lenire l’ansia da abbandono e l’insicurezza emotiva di fronte ai propri genitori, entrambe tipiche dei 3 anni (e quasi mai oltre), Ci pensa il tuo papà è una lettura che si adatta alle esigenze di quei bambini che cercano di definire appieno la natura e la solidità dell’amore paterno e che desiderano vedere rappresentate le loro più intime ansia lungo il corso di un esempio “pratico”.
A far scaturire la breve narrazione è infatti l’approccio del bambino di fronte al concetto di possibilità; un approccio che per i più piccoli risulta abissale e denso di incognite e che richiede la presenza di un genitore al suo fianco e di una guida nel buio del possibile.
Ci pensa il tuo papà, storia di un tuffo ipotetico
Ci pensa il tuo papà si apre con la rappresentazione di un orso che percorre un grosso ponte sul fiume tenendo il suo cucciolo ben saldamente sulle spalle.
Intimorito di fronte al potenziale pericolo rappresentato da un’eventuale caduta in acqua, il piccolo orso domanda a suo papà cosa farebbe in caso egli dovesse davvero precipitare nel fiume.
Senza esitare un secondo, papà gli risponde che si tufferebbe in acqua per riprenderlo, innescando così un balletto di domande e risposte rivolto a chiarire ogni possibile pericolo che potrebbe intromettersi nell’operazione di salvataggio.
In primis, il cucciolo chiede al papà se si butterebbe in acqua tutto vestito, ottenendo scontata risposta positiva, per poi domandargli cosa accadrebbe in caso il fiume sottostante si trovasse ad essere popolato da famelici coccodrilli.
Senza scomporsi troppo, il papà afferma che cercherebbe di placare la loro fame con le scarpe, per poi proseguire nel racconto, sempre stimolato dal figlio, e spiegare al bimbo che la ricerca non si arresterebbe che con il doveroso ritrovamento.
A questo punto il cucciolo di orso, che ormai ha iniziato a volare con la fantasia lungo la scia delle ipotesi, prospetta la presenza di uno scenario terrestre, popolato da scimmie e mostri, volenterosi di tenere con loro il bambino e di non restituirlo più al “legittimo genitore”.
Anche in quel caso, papà lotterebbe tenacemente con scimmie e mostri per riprendere il suo bambino, mettendo in fuga entrambi grazie all’uso di una forza quasi spropositata.
Dopo aver vagliato il possibile in ogni sfaccettatura, il cucciolo chiede allora al genitore se non esista nulla al mondo in grado di separarli, ottenendo per risposta una secca negazione accompagnata dalla frase che dà il titolo all’opera.
Ci pensa il tuo papà, tra ansie e timori
Sottolineo ancora una volta come Ci pensa il tuo papà sia un’opera che si rivolge in modo quasi esclusivo a quel pubblico di bambini collocati in una fascia anagrafica, a cavallo dei tre anni, in cui la piena autosufficienza è ancora ben lungi dal venire raggiunta e in cui l’idea di poter venire abbandonati dai genitori è tutt’ora presente.
Prima che il piccolo conquisti la sua autonomia caratteriale e funzionale, la possibilità che i suoi genitori lo abbandonino o non siano in grado di salvarlo da un’ipotetica fonte di pericolo, rappresenta l’angoscia maggiore ed è proprio a questa categoria di bambini che Ci pensa il tuo papà si rivolge, nel tentativo di rassicurarli e infondere il loro coraggio.
Pur essendo una storia illustrata a tutti gli effetti e non un libro “di scopo”, Ci pensa il tuo papà assolve il suo compito tranquillizzante sui bambini e deve venire impiegato, in modo quasi esclusivo, proprio per lenire ansie e paure tipiche dell’infanzia.
La lettura del libro si ripropone infatti di fornire conferme a tutte quelle certezze dai piedi d’argilla che il bambino nutre e di mostrargli come i suoi timori siano di carattere inferiore rispetto alla forza e all’amore del suo papà.
Libro da leggere e rileggere per dare risposta alla vocina interiore del bambino e ai suoi infiniti “per sempre?”, Ci pensa il tuo papà è molto scorrevole e accessibile anche a lettori molto piccoli, disposti felicemente a credere, al termine della lettura, che papà si getterà nel fuoco (o nel fiume) per loro.