Last Updated on 7 Giugno 2018 by Maestra Sara
Veramente ironico, divertente e anticonvenzionale Di che colore è un bacio? è una simpatica riflessione sull’infanzia e sui suoi cliché (molti dei quali imposti da noi), in grado di strappare risate a grandi e piccini e di far riflettere sulla natura dei preconcetti e delle nozioni acquisite fino ad ora.
Acquistato quasi per sbaglio, con l’intento di far fare un po’ di “ripasso” sul tema colori al mio bimbo più piccolo, Di che colore è un bacio? si è rivelato essere in realtà l’opposto di quello mi aspettavo, dato che il libricino ironizza e decostruisce l’immaginario iconografico infantile, anziché rafforzarlo.
Buona parte delle opere rivolte alla primissima infanzia e incentrate sul tema dell’emotività tendono cioè a proporre il bambino una serie di assonanze che porta ad associare ad ogni specifica emozione un singolo colore, di modo che il bambino molto piccolo possa riconoscere e nominare il suo stato emotivo sulla base dell’assonanza cromatica.
Se la strategia è sicuramente vincente, dato che i bambini piccoli associano davvero le emozioni ad un singolo colore, alla lunga rischia di diventare fuorviante, andando a generare un legame mentale che prevede determinati colori come “sgradevoli in senso assoluto.
Insegnare ad un bambino, ad esempio, che la rabbia è rossa può rivelarsi alla stregua di un abile espediente per definire la natura della rabbia, ma rischia di produrre un’associazione mentale in base alla quale il bambino tenderà a diffidare delle cose rosse, in quanto immediatamente riconnesse ad una serie di pulsioni negative.
Bene, Di che colore è un bacio? va esattamente nella direzione opposta, lanciando il rivoluzionario messaggio che mostra ai bambini come i colori di per sé non siano “buoni” o “cattivi”, ma è la loro applicazione a presentarceli più o meno attraenti, a seconda dello specifico oggetto.
Utile per sciogliere gli ultimi legami mentali rimasti, per farsi due risate in famiglia e per far riflettere i bambini sulle nozioni di “concetto astratto” e “immaterialità”, Di che colore è un bacio? è un’opera che mi ha stupito al punto di volerla trattare nel dettaglio e di volerla diffondere in ogni angolo del pianeta Terra, o quasi.
Di che colore è un bacio? il dilemma amletico di Minimoni
Di che colore è un bacio? è la storia di una simpaticissima bambina di nome Monica, ma tutti la chiamano Minimoni, che ama le rondini, andare in bicicletta, annaffiare le piante, ascoltare le storie che le racconta la mamma, mangiare torte, ma soprattutto, ama colorare.
Minimoni dipinge milioni di cose (le iperboli sono scritte nel testo in corsivo minuscolo) e, ad ognuna di esse, associa un singolo colore, così da poter ritrarre coccinelle rosse, cieli blu, banane gialle e così via, finché non le sorge un dubbio.
Desiderosa di dipingere un bacio, Minimoni inizia infatti ad interrogarsi sul quale possa essere l’esatta gamma cromatica da impiegare per poter colorare qualcosa di tanto piacevole, senza che esista una minima ombra o una minima velatura in grado di inficiare la positività del messaggio che intende tramandare attraverso la pittura.
Allora, la piccola Monica, decide di passare al vaglio l’intero spettro dei colori per stabilire se ne esista uno che risulti positivo in senso assoluto e, dunque, adatto al suo scopo pittorico.
iniziando ad analizzare la natura del rosso, Minimoni constata immediatamente che la suddetta tinta è associata alla pasta al pomodoro, che ama molto, ma che il rosso è anche il colore che denota la rabbia (geniale la dicitura “dicono che sia”) e che dunque non può adattarsi a definire un bacio, dato che il bacio non porta in dote elementi vagamente assimilabili allo stato emotivo della rabbia.
Dopo il rosso, è la volta del verde; anch’esso inizialmente percepito come positivo quando Minimoni lo associa ai coccodrilli, ma subito scartato in virtù del suo richiamare alla mente le verdure.
Dopo aver passato in rassegna identiche dicotomie legate alla natura del giallo (girasoli contro api), del marrone (magia del bosco in autunno contro…beh, avete capito!), del bianco (luna contro freddo), del rosa (dolci contro principesse), del blu e aver scartato a priori nero e grigio, Minimoni si rassegna e decide di chiedere aiuto alla mamma.
Interrogata sulla natura dei baci, la mamma risponde a Minimoni che un bacio è di tutti i colori del mondo e, per dimostrare la tesi, gliene dà uno sulla guancia che fa scaturire una serie di cuoricini dalle tinte variopinte.
Di che colore è un bacio? la decostruzione dei preconcetti
Attraverso questa divertentissima avventura, la geniale autrice Rocio Bonilla, riesce a decostruire rapidamente tutti quegli schemi e preconcetti che si erano annidati nella mente del bambino fin dalla primissima infanzia e a mostrare come identiche tinte cromatiche possano assumere valori estetici opposti in base all’utilizzo.
Di che colore è un bacio? spiazza così il bambino e lo accompagna dolcemente verso un’era in cui le corrispondenze univoche dei primissimi anni di vita lasciano il posto ad una relatività molto più profonda e in cui i colori smettono di definire i sentimenti per trasformarsi in validi aiutanti al servizio dell’immaginazione.
Comprendere che la rabbia non è realmente rossa spinge il bambino a capire che il rosso può prestarsi ai più disparati utilizzi, senza che per questo perda la sua natura o porti in dote un giudizio estetico e morale fisso.
Sono rosse le fragole, così come è rosso il sangue, ma non è la colorazione delle due cose a definirne il livello di gradimento, così come nessun oggetto può venire intrinsecamente ricondotto alla sua colorazione.
Dopo aver distrutto passo per passo le ultime macerie della primissima infanzia, Di che colore è un bacio? inizia a costruire un mondo semantico nuovo dove i concetti astratti cessano di venire (fortunatamente) materializzati e diventano quello che sono davvero.
Se il bambino, ad esempio, ha trattato per anni la rabbia alla stregua di un oggetto fisico, dotato di un suo colore, Di che colore è un bacio? gli mostra come la rabbia non possieda in realtà alcun colore e come i concetti astratti non possano essere ricondotti alle categorie interpretative che impieghiamo per definire gli oggetti fisici, se non a livello meramente metaforico.
Già animata di dubbi di suo, Minimoni si accorge infatti di quanto l’equazione che lega il rosso alla rabbia e il blu alla malinconia sia una mera convenzione e di quanto non esista ragione alcuna, una volta usciti dal tracciato delle metafore, per sostenere teorie simili.
Di che colore è un bacio? sancisce così l’ingresso del bimbo in un mondo nuovo, nel quale i fardelli della primissima infanzia possono tranquillamente venire deposti per lasciare spazio ad un sistema di pensiero più maturo, in grado di comprendere concetti astratti e principi immateriali.
Bellissimo libro, veramente intelligente e controcorrente, Di che colore è un bacio? è dedicato a tutti quei bimbi rimasti impigliati nelle maglie dei preconcetti che noi stessi abbiamo contribuito a creare, sulla base delle nostre esigenze pedagogiche del momento, e che ora ci appaiono come scogli verso il naturale processo di crescita.