Dov’è la mia mamma? Storia di una ricerca fraintesa

Dove è la mia mamma

Last Updated on 12 Ottobre 2018 by Maestra Sara

Piccolo capolavoro di inventiva realizzato da Julia Donaldson e Axel Scheffler (la coppia de “Il Gruffalò” e “Zog”, per intenderci), Dov’è la mia mamma? è una splendida avventura che abbina sapientemente una componente emotiva al suo contraltare ironico, portando il bambino a riflettere su se stesso, mentre si appassiona alla vicenda narrata.

Scritto interamente in rima, come se fosse una lunga filastrocca (al pari di tutte le opere della Donaldson e di Scheffler), Dov’è la mia mamma? mostra infatti al bambino, in modo molto simpatico, i suoi limiti nell’esporre un concetto, facendo leva al contempo su un fattore emotivo forte, rappresentato dalla perdita (temporanea) della madre.

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Intorno ai quattro anni, il bambino impara infatti ad esmprimersi in modo sempre più corretto, ad elaborare ragionamenti coerenti, a strutturare i suoi pensieri secondo un ordine chiaro, ma si dimentica spesso ancora di operare la distinzione tra ciò che essenziale e ciò che, invece, è meramente contingente.

Se provate a far vedere un film di media lunghezza ad un bimbo di quattro anni e mezzo e a chiedergli, al termine della proiezione, di raccontare con parole sue quanto ha appena osservato, noterete immediatamente che il piccolo tende a descrivere dettagli in maniera molto vivida, ma che i suo racconto fa spesso acqua da tutte le parti, perché il bimbo dà per scontate alcune componenti essenziali della storia.

Questo accade perché il bambino, che si trova alle prese con un rapido sviluppo cognitivo, si trova ancora focalizzato su una serie di dettagli che rapiscono la sua attenzione a discapito della totalità della narrazione e perché tende a dare per scontate alcune cose fondamentali della narrazione, come se l’uditore dovesse necessariamente conoscere il contesto della sua esposizione.

Solo dopo il quinto anno di età il bimbo riesce a distinguere alla perfezione gli elementi fondamentali di un racconto articolato dalla componente contingente ed inizia a riassumere le storie in modo corretto, anche se non sempre puntuale, per evidenti limiti anagrafici.

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Dov’è la mia mamma? ha dunque una duplice valenza ed un duplice possibile impiego: può venire letto a bambini piuttosto piccoli per far comprendere loro la necessità di riferire in modo puntuale, in caso di necessità, circa gli elementi essenziali del loro interesse; oppure può venire letto a bambini più grandi per portarli ad ironizzare sull’universo infantile e sui suoi limiti intrinseci.

In entrambi i casi, Dov’è la mia mamma? è destinato a sicuro successo presso i giovani lettori, per via di una struttura narrativa molto veloce ed agile, di sequenze paradossali che risultano comiche anche una volta avulse dalla trama e di un incendere linguistico cantilenoso che fa leva sulla capacità musicale del bimbo.

Per quanto riguarda la componente emotiva del testo, Dov’è la mia mamma? è sicuramente in grado di far leva su un pubblico di bambini piuttosto piccoli, alle prese con l’ansia da abbandono, mentre agli occhi di un bambino di 5 o 6 anni la vicenda verrà percepita in tutta la sua ironia, senza il rischio di una prevalenza troppo marcata della sfera legata ai sentimenti.

Mentre la lettura di Dov’è la mia mamma? ad un bimbo di 3 o 4 anni porterà il piccolo a mettere l’accento sul fatto che la mamma è scomparsa, mettendo in scena (seppur in modo assolutamente divertente ed innocuo) una delle sue paure principali, l’identica storia, narrata ad un bimbo più grande non avrà il medesimo impatto emotivo, dato che, trascorso il primo anno di scuola d’infanzia, la paura del distacco tende a svanire in modo autonomo.

Dov’è la mia mamma? Una simpatica ricerca nella foresta

Un bel giorno, una scimmietta si sveglia e si accorge di aver perso la sua mamma, per cui inizia a disperarsi a voce alta, attirando l’attenzione della farfalla Rita, ben volenterosa di aiutarlo nella difficile ricerca.

Rita inizia a chiedere al piccolo come sia fatta la sua mamma e la scimmietta risponde attraverso la denotazione dell’attributo che le sembra più rilevante, rispondendo così: “La mia mamma è grande, più grande di me!”.

mamma e scimmia donladson

In assenza di altri elementi, Rita prova allora ad indicare alla piccola scimmia un elefante, ma il cucciolo quadrumane spiega subito che non può essere lei, dato che la sua mamma non ha le zanne, né grosse zampe e fornisce così alla farfalla nuovi elementi, spiegando come la madre possa attorcigliarsi agli alberi, grazie alla lunga coda.

Dov’è la mia mamma? prosegue così con un lungo schema di errori e nuovi indizi, perennemente fraintesi da Rita, portando la simpatica coppia ad imbattersi dapprima in un serpente (per via del fraintendimento legato alla capacità di attorcigliarsi sui rami), per poi passare a prendere in analisi: un ragno; un pappagallo; una rana; un pipistrello e di nuovo un elefante, ipotesi ritenuta più probabile da Rita sulla base della descrizione proposta dalla scimmietta.

Alla fine, l’equivoco si svela, quando la scimmietta fornisce alla farfalla l’unico elemento davvero utile per completare la ricerca, spiegando a Rita come la sua mamma sia uguale a lui.

La farfalla non poteva infatti sapere che mamma scimmia fosse uguale ai suoi cuccioli, dato che i “piccoli” di farfalla non assomigliano affatto alla loro genitrice, non essendo altro che piccoli bruchi privi di ali.

A quel punto Rita conduce la scimmietta da un’altra scimmia, la quale si rivela essere il papà del protagonista, ben lieto di portarlo finalmente a ritrovare la sua amata mamma.

 

Dov’è la mia mamma? emozione ed intelletto fusi in un’unica storia

Come buona parte della produzione della splendida coppia rappresentata dalla Donaldson e da Scheffler, anche Dov’è la mia mamma? trova il suo punto di forza nel riuscire a creare un perfetto equilibrio tra ragione ed emozione, lungo un balletto in cui la comprensione delle dinamiche narrate va a braccetto con il senso di avventura che la storia trasmette.

mamma monkey donaldson

Opera “minore” rispetto ai sopracitati capolavori del geniale duo, Dov’è la mia mamma? è in realtà una storia azzeccatissima che non ha nulla da invidiare al resto della produzione della  Donaldson e di Scheffler e che gode di fama limitata solo per il fatto di non essersi posta ad un livello iconico, come invece accaduto per “Il Gruffalò”.

Come premesso, non esiste una reale età consigliata per Dov’è la mia mamma?, dato che la ricezione della storia muta in base alla specifica anagrafe del bambino e che la vicenda risulta godibile, seppur in modo diverso, dai 3 ai 6 anni; lungo un arco temporale, dunque, piuttosto ampio ed intellettualmente variegato.

Vivamente consigliato a tutti quei bambini che amano ridere di gusto dei loro limiti e delle vicende piuttosto comiche che ammantano la loro esistenza, Dov’è la mia mamma? è assolutamente un libro da non farsi sfuggire, per via di una versatilità di impiego quasi unica e della sua capacità di far riflettere mentre si ride.

 

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