Fiabe giapponesi: La strana storia del pettine d’oro

Last Updated on 14 Febbraio 2023 by Maestra Sara

Nei tempi antichi, due samurai abitavano nel Sendai del Nord. Erano amici e compagni d’armi. Uno si chiamava Hasunuma, l’altro Saito.

Quasi per un capriccio del destino, accadde che la moglie di Hasunuma diede alla luce una bambina nello stesso giorno, alla stessa ora e nello stesso minuto in cui la moglie di Saito partorì un bambino. Il bimbo venne chiamato Konojo, mentre alla bimba diedero il nome Aiko, che significa “Figlia dell’Amore”.

Non era trascorso nemmeno un anno, quando i genitori decisero che i loro figli si sarebbero, un giorno, sposati l’uno con l’altra. Come dote nuziale, la moglie di Saito diede un pettine d’oro alla moglie di Hasunuma, dicendo: “Per i capelli di tua figlia, quando sarà abbastanza grande.”

La madre di Aiko avvolse il pettine in un fazzoletto di seta e lo ripose in una cassa. Era un pettine pregiato, laccato d’oro, finemente lavorato e adornato con splendide immagini di draghi.

Tutto questo accadeva prima che il fato si accanisse su Saito e sulla sua famiglia. Per una serie di sfortunate circostanze, il Samurai cadde in disgrazia, suscitò le ire del suo signore feudale e fu costretto a fuggire da Sendai nottetempo, portando con sé moglie e figlio.

In pochi sapevano dove Saito si fosse trasferito e le notizie che giungevano erano poche e contrastanti; per cui, Hasunuma non seppe più nulla del suo vecchio amico e compagno d’armi.

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Col passare degli anni, Aiko crebbe e divenne la fanciulla più incantevole di tutto il Sendai. Aveva capelli più folti e più lunghi di tutte le altre ragazze in città ed era la miglior ballerina che si fosse mai vista danzare. Si muoveva con la grazia tipica delle onde del mare, delle nuvole nel cielo o delle canne di bambù scosse dal vento. Aiko aveva una sorella, di tredici lune più giovane di lei, che si chiamava Aiyamé ed era la seconda fanciulla più incantevole del Sendai. Aiko aveva una carnagione chiarissima, mentre quella di Aiyamé era più olivastra; quando camminavano insieme, ai passanti pareva di scorgere la luna e il vento del sud. Per questa ragione, le due fanciulle venivano chiamate “Signora della Luna” e “Signora del Vento del Sud.”

Nel corso di una pigra giornata d’estate, mentre l’aria era languida e le cicale cantavano senza sosta, le due fanciulle si riposavano sul pavimento fresco del pergolato davanti casa. I loro riccioli neri erano sciolti e i loro piedi nudi. Tra i loro corpi accaldati si trovava una cesta di legno laccata di rosso: era la scatola da sposa che apparteneva alla loro madre e che conteneva le doti nuziali destinate alle figlie.

Prese da curiosità, le sorelle aprirono la cesta e iniziarono a rovistare, in cerca di qualche prezioso tesoro o di un oggetto grazioso.

“Guarda, sorella!” Disse Aiyamé, “Ci sono dei sandali rossi…e questo cos’è? Una coroncina di cristallo! Come è bella!”

Aiko, rivolgendosi alla madre, disse: “Ti prego di darmi questo nastro di seta viola, starebbe benissimo sul mio vestito grigio. Lascia che prenda anche questo cremisi per la mia sottoveste. Sono sicura, mamma, che non ti serva questo broccato, vero?”

“E guarda che abito!” Gridò Aiyamé, intenta a rovistare nella cesta: “Verde come il prato e argentato come la luna!” Aprendo delicatamente l’abito, la fanciulla si accorse subito che si adattava alla perfezione alle esili forme del suo corpo. “Guardatemi!” Esclamò: “Non sembro forse la dama più elegante di Sendai? Molta invidia proverà la figlia del ricco Hachiman, quando mi vedrà indossare quest’abito, ma io resterò calma e serena, mostrandomi umile e indifferente alla sua collera. Oh, mamma, lascia che lo prenda!”

“Ah, mie piccole piratesse!” Disse ridendo la madre.

A furia di rovistare, Aiko era ormai giunta al fondo della cesta. “C’è qualcosa di duro!” Esclamò: “Un piccolo oggetto, avvolto in un fazzoletto di seta. Profuma di iris e di antiche spezie. Cosa potrà mai essere?” Dopo aver estratto l’oggetto dal fazzoletto che lo avvolgeva, Aiko trovò così il pettine d’oro.

“Lascialo dove lo hai trovato!” Esclamò la madre: “Non è opportuno che tu lo veda!”

La fanciulla, tuttavia, non riusciva più a staccare lo sguardo dal quel meraviglioso pettine d’oro, finemente lavorato e adornato con splendide immagini di draghi.

Per qualche istante, Aiko non disse una parola e nemmeno sua madre o sua sorella; le tre donne rimasero in silenzio a rimirare il pettine d’oro.

“Mamma, cosa sai dirmi su questo pettine d’oro?” Chiese Aiko alla fine.

“Mia cara, questo è il pegno d’amore tra te e Konojo, il figlio di Saito, poiché voi due siete stati promessi in sposi l’uno all’altra quando eravate ancora nelle vostre culle. Ma ora sono passati sedici anni dalla notte in cui Saito se n’è andato da Sendai e nessuno ha più avuto notizie sue o della sua famiglia.”

“Il mio promesso sposo è dunque morto?” Chiese la fanciulla.

“Che io sappia, no.” Rispose la madre: “Ma non credo che farà mai ritorno. Ti consiglio di non pensare a lui. Ora prendi il tuo ventaglio e danza per me e per tua sorella.”

Aiko si mise il pettine d’oro tra i capelli, aprì il suo ventaglio e iniziò a ballare. Si muoveva dolcemente come un’onda del mare, una nuvola nel cielo o una canna di bambù sospinta dal vento. Aveva da poco iniziato a ballare, quandò lasciò cadere a terra il ventaglio, emise un forte urlo e precipitò a terra. Da quel momento, le sue condizioni non fecero che peggiorare: Saiko rimase a letto piangendo e sospirando per molto tempo. Non riusciva più né a mangiare, né a dormire e non trovava alcun piacere nel vivere. Il sole che splendeva alto nel cielo e il dolce scrosciare della pioggia di notte le erano diventati del tutto indifferenti. Nessuno riusciva a offrirle conforto: né sua madre, né suo padre, né la sua incantevole sorella.

Tutto ad un tratto, voltò la faccia verso il muro. “È più di quanto io possa sopportare!”….

 

la fiaba continua su…