Last Updated on 4 Agosto 2023 by Maestra Sara
L’India rappresenta, da sempre, una terra incantata, i cui usi e costumi solleticano l’immaginario del mondo intero in virtù di un folclore che si ammanta di misticismo.
Probabilmente in virtù di un anelito perenne alla serenità e alla “lotta al dolore”, le religioni indiane sono diventate, nell’ultimo secolo, un oggetto sempre più frequente di interesse e studio da parte di un grande pubblico europeo, spesso in cerca di un’alternativa allo stile di vita frenetico imposto dalla società del grande consumo.
Tanto le divinità, quanto le filosofie di vita indiane sono dunque diventate parte integrante della nostra cultura e del nostro vissuto, seppur sovente in modo sincretico o superficiale. Difficilmente, infatti il neofita arriva ad approfondire quella serie di concetti e immagini che lo affascinano in prima battuta e che lo spingono ad interessarsi ad un complesso mistico, filosofico e morale così distante dai canoni proposti dalle tre grandi religioni abramitiche e dalle filosofie da esse derivate.
Se, agli occhi del grande pubblico, l’India rimane più che altro una sorta di concetto astratto, in cui convivono, in modi spesso improbabili, la “Maha Kalì, il “karma” e lo “Yoga”, una volta varcata la soglia di una simbologia immediatamente fruibile, si schiudono le porte di mondi nuovi da esplorare e di tradizioni antichissime da cui abbeverarsi, quando la sete di conoscenza ci impone di andare oltre l’immagine da cartolina che abbiamo scorto sulla nostra bacheca di Facebook.
Seppur molto meno nota della dimensione mistico-religiosa, la tradizione fiabesca indiana rappresenta un ottimo punto dal quale partire per avvicinarsi a costrutti etici e narrativi che esprimono la saggezza vedica.
Popolate da barbieri, bramini, sciacalli parlanti, fachiri, principesse coraggiose e saggi rajah, le fiabe indiane rappresentano un ottimo spaccato su quel complesso di percezioni che definisce l’India ai nostri occhi.
Animate da un incedere narrativo piuttosto simile a quello occidentale, le fiabe indiane trovano infatti il loro elemento distintivo nella capacità di creare una serie di archetipi universali che amano le infinite avventure di cui si compongono le storie.
Dotate di un’origine antichissima, le fiabe proposte in questo volume sono il frutto della canonizzazione in forma scritta operata da molti scrittori anglofoni tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, quando il dominio inglese si insediò nel Paese, portando il vecchio continente ad interessarsi a narrazioni e avventure da riscoprire e tramandare.
Tutte le fiabe presenti in questo libro sono state, come di consueto, selezionate, tradotte e riscritte da me, con l’intento di offrire al lettore una serie di narrazioni assolutamente inedita e di facile fruizioni.
Nel tradurre le fiabe che compongono questo volume ho riadattato alle esigenze del lettore italiano una serie di concetti e termini dalla difficile spiegazione, di modo da rendere la fruizione del testo immediata e adatta a tutte le età. Mantenendo inalterato lo spirito della tradizione letteraria, le fiabe di questo libro possono dunque venire lette anche in totale assenza di un bagaglio linguistico e concettuale tipico della cultura indiana e fruite anche da un pubblico di bambini.
Le figure caratteristiche che animano i racconti (il fachiro, il rajah o il bramino) sono state rese in modo auto-esplicativo nel testo per favorire, come premesso, il piacere della lettura, senza continui rimandi a note e postille di varia natura.
Adatte a tutti coloro che vogliono cimentarsi con una serie di racconti estremamente avventurosa e divertente, le fiabe indiane rappresentano dunque un ottimo punto di partenza per comprendere la natura di un luogo tanto incantato da fare irruzione nelle nostre sature menti, ogni volta in cui ci sentiamo stanchi o afflitti.
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