Gatto nero, gatta bianca: quando gli opposti si attraggono

Gatto nero, gatta bianca

Last Updated on 10 Ottobre 2018 by Maestra Sara

Gatto nero, gatta bianca di Silvia Borando è uno di quei classici libri che farebbero, a primo acchito, supporre una destinazione rivolta verso la primissima infanzia, ma che, una volta letti dall’inizio alla fine, rivelano oceani simbolici quasi sterminati, in barba all’apparente semplicità di titolo e copertina.

Ben lungi dall’essere la semplice trasposizione cartacea di qualche filastrocca o della nota canzoncina per bambini, Gatto nero, gatta bianca è infatti un’opera molto astuta ed intelligente che parla di conoscenza, scoperta e complementarità e che si discosta palesemente dai canoni interpretativi della primissima infanzia.

gatto nero gatta bianca

Intendiamoci, il libro può agevolmente venire letto anche ad un bambino di 2 o 3 anni, ma sarà molto difficile che il giovanissimo lettore superi la soglia delle immagini per entrare in quello strano universo semantico in cui non solo gli opposti si attraggono, come copione impone, ma decidono persino di riprodursi.

Scevra di qualunque elemento di natura realistica, la piccola fiaba di Silvia Borando è infatti la storia di due gatti complementari ed antitetici che avranno modo di incontrarsi e congiungersi proprio sulla base del reciproco desiderio di scoperta e di confronto con una dimensione opposta a quella in cui vivono.

gatto nero minibombo

Prima di addentrarmi nella selva simbolica e semantica di Gatto nero, gatta bianca è forse meglio chiarire subito la natura dell’originalissima trama, prima di gettare benzina sul fuoco e di dare vita ad un metaforico incendio interpretativo.

 

Gatto nero, gatta bianca: due mondi complementari

Gatto nero, gatta bianca si apre con la presentazione di Gatto nero, piccolo micetto interamente oscuro che trova il suo “negativo” fotografico in Gatta bianca, micetta interamente dipinta di bianco dalla punta della coda alle orecchie.

Quasi come in una sorta di contrappasso dantesco, Gatto nero può uscire di casa (o vuole uscire, la cosa non è specificata) solo di giorno, mentre Gatta bianca trascorre le sue ore in libertà solo di notte, con la palese conseguenza che Gatto nero non conosce la notte e Gatta bianca non conosce le ore di luce.

gatto nero e gatta bianca

Oltre a non essersi mai incontrati, in quanto confinati in due dimensioni temporali antitetiche (avete presente il film cult degli anni’80 Ladyhawke?); Gatto nero e Gatta bianca dispongono di una cerchia di frequentazioni del tutto non sovrapponibile, dato che Gatto nero socializza con i merli e le altre creature diurne, mentre Gatta bianca trascorre il suo tempo in compagnia di civette e affini.

Dopo aver dato per assodato il loro modus vivendi per un lasso di tempo indefinito, sia Gatto nero che Gatta bianca vengono colti dal desiderio di scoprire cosa si cela al di là del loro confine temporale ed iniziano ad interrogare i loro rispettivi amici sulla natura della notte e del giorno.

Dato che merli e gufi condividono con i due gattini un’identica condizione, trovandosi confinati nel giorno e nella notte, Gatto nero e Gatta bianca decidono di andare a vedere di persona l’altra metà del cielo, avvicinandosi in modo inconsapevole (i due ignoravano la loro rispettiva esistenza) ed incontrandosi al confine che divide il giorno dalla notte.

Nel corso di una sequenza totalmente speculare, tanto Gatto nero quanto Gatta bianca spiegano le motivazioni della loro “visita” e invitano l’altro alla scoperta del buio e della luce.

gatto nero libro bambini

Inizialmente, Gatto nero segue Gatta bianca nei meandri delle notte, per poi venire ricambiato, con il gattino scuro che fa da Cicerone alla gattina chiara all’interno del giorno.

Entrambi i gatti restano piacevolmente sorpresi dalla scoperta della notte e del giorno, tanto da decidere di proseguire la loro frequentazione e da dare origine ad una cucciolata di sei gattini, di colore arancione.

 

Gatto nero, gatta bianca: alla scoperta degli opposti

Davvero difficile da riassumere, come la maggior parte delle opere di Silvia Borando (ricordate il nuovissimo Gabbiano più gabbiano meno?), Gatto nero, gatta bianca è un’opera profondamente simbolica che impiega l’artificio della tinta cromatica per porre in risalto qualità e caratteristiche tipicamente umane e infantili.

I due micini altro non sono che l’emblema di una conoscenza parziale, rinchiusa dentro angusti confini da una volontà non precisata, che decidono un giorno di evadere dallo status quo per avvicinarsi al loro opposto.

A differenza di quanto accadeva al gabbiano dell’opera sopracitata, la volontà di evasione è qui premiata, dato che il desiderio di calarsi in un mondo ignoto e antitetico porta i due gattini infatti ad apprezzare le caratteristiche migliori dell’altrui universo semantico e ad innamorarsi fino a fondersi metaforicamente l’uno nell’altra.

gatto nero finale

Più che il messaggio veicolato, legato alla necessaria integrazione dei complementari e alla capacità di eludere i propri stereotipi, a rendere Gatto nero, gatta bianca è il modo in cui la storia viene presentata e la capacità di lasciare che siano i colori a parlare, senza troppe didascalie o spiegazioni di sorta.

La potenza del messaggio affidato al negativo fotografico virtuale introduce infatti il lettore in una dimensione in cui il contrasto e l’opposizione sono palesemente complementari e dunque destinati a completarsi a vicenda.

Il simpatico finale e la nascita dei gattini arancioni apre inoltre le porte ad una serie di imprevisti piacevoli, dato che, dopo essersi amati e dopo aver amato i rispettivi mondi, i due gatti tutto avrebbero immaginato, fuorché di dar vita ad una genia provvista di tinte cromatiche tanto aliene dalla loro natura.

Molto curato e davvero intelligente, Gatto nero, gatta bianca non è, come premesso, una filastrocca per bambini troppo piccoli, ma un’audace narrazione per immagini che farà riflettere i bimbi su ciò che amano e sulla natura dei loro opposti.

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Gatto nero, gatta bianca
  • Borando, Silvia (Author)

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