Last Updated on 18 Luglio 2018 by Maestra Sara
Davvero spiritoso e molto curato, I cani non sono ballerine è un albo che mostra il rapporto tra il bambino e il suo animale domestico da un punto di vista inedito e che realizza tutte quelle pretese antropomorfiche da sempre fanno da sfondo all’immaginario infantile.
I bambini tendono infatti molto spesso (in qualche caso limite anche agli adulti) a relazionarsi ai loro animali di compagnia secondo un approccio di confine, che prevede il cane o il gatto di casa alla stregua di un’entità sospesa tra l’animale tout court e l’amico immaginario.
Se si interroga un bambino piuttosto piccolo circa le qualità, supposte o reali, del suo amato amico quadrupede, il piccolo non esiterà a descrivere il suo animale domestico attribuendogli connotazioni quasi umane e collocandolo in una sfera comportamentale piuttosto simile a quella che definisce l’infanzia.
Il bambino tende infatti a riverberare sul mondo circostante (compresi gli oggetti inanimati, come i peluche) quell’immenso carico di desideri e aspirazioni che denotano la sua interiorità e nulla come gli animali domestici stimola nei bimbi la creatività riguardo all’attribuzione di qualità interiori proiettate all’esterno.
Trovandosi un cane o un gatto ad essere un creatura viva, capace di amore e di affetto e munita di un carattere che ne definisce in modo univoco la singolarità, viene facile cioè ai bambini trasferire sul loro animale domestico la proiezione dei loro desideri e trasformare i quadrupedi in amici nel vero senso della parola.
I cani non sono ballerine è una simpatica storia che affronta il tema dell’antropomorfizzazione “dalla parte dei bambini”, mostrando come i più piccoli siano in grado di scorgere nei loro animali una serie di caratteristiche che gli adulti non riescono a vedere, in virtù di un loro difetto e non della loro intrinseca non esistenza.
Il messaggio principale di I cani non sono ballerine riguarda infatti la capacità dei bambini di vedere cose invisibili agli adulti, ma non per questo meno reali, come se al bimbo fosse concessa in dono una sorta di magia che trasforma davvero il mondo esterno e che non si limita mai ad una mera proiezione di desideri inappagati.
Dedicato a tutti coloro che amano gli animali, ma anche a coloro che hanno smesso di guardare il mondo attraverso i proverbiali “occhi da bambino”, I cani non sono ballerine è una storia catartica che pacifica il mondo adulto all’universo infantile e che spinge grandi e piccini ad amare ancora più intensamente i loro cani o i loro gatti.
I cani non sono ballerine, quando il cane diventa un’etoile
I cani non sono ballerine si apre con una bambina che inizia a spiegare al lettore come il suo cane, di nome Biff, non sia un comune quadrupede e come l’universo iconografico e attitudinale che denota i cani si adatti ben poco al suo status speciale.
Biff, infatti, non fa la pipì sui lampioni, non si gratta le orecchie, non beve l’acqua del water e soprattutto rimane immobile quando gli viene lanciato un bastoncino.
Biff non è infatti consapevole, secondo l’io narrante, di essere un cane, ma crede in cuor suo di essere una ballerina e, per tanto, predilige l’ascolto della musica ai giochi all’aperto e sogna un giorno di poter esibirsi in tutù come la sua padroncina.
Ogni volta in cui la bambina espone la sua tesi al papà, con l’intento di convincerlo a lasciar venire Biff a lezione di danza, il genitore le ricorda che “I cani non sono ballerine” e che, dunque, la presenza del quadrupede sarebbe assolutamente immotivata e fuori contesto.
Poco contento di vedersi escludere da quella che è la sua attività preferita, Biff non si rassegna all’idea di non poter fare la ballerina e finisce inevitabilmente per seguire di soppiatto la sua padroncina fino alla scuola di danza, venendo puntualmente espulso dall’insegnante, anch’essa convinta della natura univoca e assoluta dei cani.
Per il suo compleanno, la bambina riceve in dono due biglietti per il balletto e chiede la padre se può andarci con Biff, ottenendo la solita risposta piccata e il solito rifiuto.
Mentre la bambina assiste allo spettacolo in compagnia di suo papà, accade qualcosa di inaspettato: la prima ballerina cade vittima di un bizzarro incidente e il balletto si avvia così verso una sospensione anticipata.
Proprio quando tutto sembra perduto, sul palco si presenta Biff, vestito col tutù della bimba, e inizia ballare talmente bene da riscuotere successo presso un pubblico ancora sconcerato dallo strano spettacolo e dall’idea imperante legata al fatto che i cani non sono ballerine.
I cani non sono ballerine, una fiaba in rosa
Storia palesemente rivolta ad un pubblico femminile, anche se tranquillamente adattabile anche alle esigenze dei maschietti, I cani non sono ballerine è una fiaba in rosa che mostra al lettore la capacità da parte dei più piccoli di guardare oltre la realtà dei fatti, così come viene comunemente data per scontata da un mondo che ha smesso di sognare ad occhi aperti.
La presenza di un animale è qui logicamente centrale, ma al tempo stesso, è un movente che invita gli adulti a guardare come se fosse speciale tutto ciò che reputiamo ordinario e che stimola gli stessi bambini a non sottomettere la loro libertà emotiva regole troppo fisse.
“I cani non sono ballerine” è infatti una considerazione generale piuttosto rigida (per quanto vera) che cozza apertamente con il desiderio dei bambini di vedere lo straordinario nell’ordinario e di riempire di magia tutto ciò che è a loro caro.
Adatto ad un pubblico di bambine e bambini dai 4 anni in su, I cani non sono ballerine è dunque un ottimo esempio per chiarire la natura magica del rapporto che lega i più piccoli agli animali domestici e per introdurre quella benemerenza intellettuale che fortifica il bimbo e lo lascia sognare ancora un po’ ad occhi aperti.
- Kemp, Anna (Author)