Last Updated on 23 Maggio 2022 by Maestra Sara
Premesso che, a livello personale, ho un rapporto un po’ conflittuale con le opere di Anna Llenas, I colori delle emozioni rappresenta uno di quei casi editoriali talmente eclatanti da non poter certo lasciare indifferenti.
Ormai diffuso in tutto il mondo e impiegato alla stregua di un compendio didattico per far comprendere il mondo dei sentimenti ai più piccoli, I colori delle emozioni trova la radice del suo infinito successo nella sua capacità di fornire un affresco ai bambini di quel complesso di emozioni che rappresenta spesso fonte di angoscia, turbamento e confusione.
Splendidamente illustrato e finemente narrato, I colori delle emozioni trova forse il suo limite principale in quella troppo accentuata valenza didascalica, che rappresenta il contraltare al simbolismo dell’altro best seller della Llenas (Il Buco, per la recensione clicca qui).
Se il Buco appariva troppo complesso per un bambino di pochi anni, I colori delle emozioni si addice cioè alle esigenze conoscitive di bambini davvero piccoli, di età compresa tra i due e i tre anni, rischiando di lasciare indifferenti o perplessi i lettori più grandicelli.
Discussioni sullo stile a parte, il libro rielabora in chiave personale quella tendenza pedagogica che prevede la necessità di associare ogni emozione ad un singolo colore, con l’intento di aiutare a visualizzare ciò che risulta, per sua stessa natura, immateriale e invisibile.
Attribuendo un colore ad ogni singola emozione, il testo cerca di chiarire il marasma interiore del bambino, portandolo ad immaginare, fino quasi a vedere, gli stati emotivi in base alla loro gamma cromatica, in modo da poterli nominare e definire in modo piuttosto univoco.
Se la suddetta tendenza ha fatto storcere il naso a più di un critico e a più di un pedagogo (per via del rischio di alterare la percezione cromatica dei bambini sulla base di sensazioni che non hanno nulla a che vedere coi colori), mi preme spezzare una lancia a favore dell’artificio, ricordando ai detrattori dello stratagemma come, ad esempio, il cielo del celebre “Urlo” di Munch sia rosso sangue per ragioni ben precisi e come, sempre ad esempio, i popoli anglofoni impieghino l’espressione “feeling blue” per definire uno stato emotivo sospeso tra la tristezza e l’apatia.
Per quanto il rischio di portare il bambino a percepire come sgradevoli alcuni colori sulla base dell’associazione con altrettanti stati emotivi, a loro volta sgradevoli, sia concreto, lo stratagemma di associare colori ed emozioni possiede il vantaggio di rendere definibile ciò che di fatto non lo è e trova radice in un’associazione di idee tanto comune da risultare quasi innata.
Se dunque non temete che vostro figlio o vostra figlia smettano di voler indossare magliette rosse o blu dopo la lettura del testo, I colori delle emozioni è decisamente un buon libro per aiutare i più piccoli a comprendere la natura dei loro sentimenti, a patto, però, che lo si declini alla sua reale fascia anagrafica di riferimento e che non si tenti di convincere un bambino di 5 anni della bontà di un’associazione di idee che dovrebbe aver superato da lungo tempo.
I colori delle emozioni, storia di un mostriciattolo confuso
I colori delle emozioni basa la sua struttura su una serie di dialoghi tra un mostro variopinto e confuso e una bambina “in bianco e nero”, volenterosa di aiutare la strana creatura a mettere un po’ di ordine nel suo marasma emotivo.
La storia prende infatti il via con il simpatico mostro che combina un pasticcio con le sue emozioni, spandendo ovunque colori in modo casuale e mescolando una serie di metaforici elementi che, per funzionare, devono necessariamente trovarsi ad essere separati tra loro.
Colpita dal caos interiore del mostro, la bimba invita la creatura a riporre ogni sua emozione in uno specifico barattolo, proponendosi di offrire il suo aiuto.
Accade così che ad ogni singola emozione venga associato uno specifico colore e una breve definizione relativa all’emozione stessa.
Si comincia con l’allegria (gialla) che è contagiosa e che si trova ad essere luminosa come il sole e le stelle; in seguito, è la volta della tristezza (logicamente blu) e della sua capacità di agire sull’animo umano provocando uno stato di isolamento e riflessione malinconica.
Al rosso viene associata la rabbia; emozione che arde come la fiamma e brucia come un fuoco che non si riesce a spegnere.
Tra il grigio e il nero, la paura porta l’uomo (e il bambino) a diventare piccolo e insignificante come se si trovasse nel mezzo di un bosco oscuro, mentre la calma (verde) è lieve e serena come una foglia al vento, che compie il suo volo senza fretta e senza affanno.
Dopo aver chiarito la natura delle emozioni al piccolo mostro, la bambina le ripone finalmente nei loro barattoli, spiegando al suo amico come utilizzarle al meglio, proprio quando la creaturina si tinge di rosa perché sente di essersi innamorata della bimba.
I colori delle emozioni, un valido supporto ai “terrible twos”
Come premesso, I colori delle emozioni è un libro davvero fantastico se viene letto ad un bambino alle prese con la fase di esplosioni emotive definita coma “terrible twos” e cessa di esserlo se lo si declina ad un pubblico di bambini ormai perfettamente a loro agio con le loro emozioni.
Solamente nella fase della vita che va dai due anni ai tre e mezzo, il bambino ha un bisogno quasi spasmodico di conoscersi attraverso la comprensione di quel complesso di emozioni che sente nascere dentro di sé e verso il quale tende a provare una certa angoscia, non conoscendo a fondo le tecniche per domare tutto quanto lo disturba.
Ovviamente, la lettura di I colori delle emozioni non metterà vostro figlio al riparo da tutte quelle eruzioni colleriche e affini che rappresentano un terreno biologico comune a tutta l’infanzia, ma il libro potrebbe aiutare il piccolo ad esprimersi in modo più chiaro e a comprendere come la vita sia composta da una serie di sfaccettature che attendono solo di essere comprese per poter disinnescare il loro potenziale distruttivo.
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