Last Updated on 4 Aprile 2022 by Maestra Sara
Potremmo trascorrere ore a discutere su cosa sia esattamente la globalizzazione e su quale sia il suo reale significato dal punto di vista storico e sociale, senza cavarne un ragno dal proverbiale buco.
Se le distanze annullate dalla delocalizzazione dei processi produttivi e dalla genesi di nuovi mezzi di comunicazione ci hanno portato a contatto con realtà fantastiche, esotiche e un tempo ignote, permane il rischio concreto che l’ansia di inseguire la dimensione globale ci faccia perdere di vista la meraviglia di ciò che è locale.
La conoscenza di culture lontane e affascinanti è sicuramente fonte di progresso per le relazioni tra gli esseri umani, ma diventa paradossale, nel momento stesso in cui ci porta ad ignorare la storia della nostra città o del piccolo ecosistema in cui siamo cresciuti.
La comprensione dell’altro si realizza, infatti, solo se assumiamo come pre-condizione la comprensione e la conoscenza di noi stessi.
Relazionarsi ad un’identità esterna non deve mai comportare la perdita della nostra, tanto come singolarità, quanto come comunità più ampia e sedimentata.
In quest’ottica, la bravissima guida turistica e scrittrice Silvana Perno ha composto uno splendido testo per ragazzi che mira proprio a recuperare e valorizzare la storia di Napoli, portando il lettore al centro di un emozionante viaggio in cui passato e presente si intersecano e si fondono in un tutt’uno armonico.
Innamorata della sua città d’origine, l’autrice crea un affresco a tutto tondo che accosta sapientemente i colori derivanti dalla religione e quelli mutuati dalla superstizione, per fornire un ritratto squisitamente visivo di una delle città più dicotomiche e affascinanti del mondo.
La Napoli esplorata dai tre scugnizzi protagonisti del libro è infatti un luogo fatato, dove santi, profeti, madonne, vecchie guaritrice, re borbonici, diseredati e vittime di calamità naturali coesistono nell’immaginario collettivo, tracciando un unico chiaro-scuro dove ogni tassello è conseguenza del precedente, anche se ad esso contrapposto.
Immenso urlo d’amore per Napoli e la sua storia, il libro mira a staccare per un attimo i giovani dal loro telefonino e a portarli a contatto con una realtà tanto intima, quanto ignota, popolata da incredibili vicende che si sono svolte (e continuano a svolgersi) sulle stesse strade che percorriamo ogni giorno, spesso ignari della storia che le ha generate.
Scritto in un misto tra Italiano e Napoletano, comunque perfettamente comprensibile ai non nativi della città (io sono di Bergamo e non ho avuto alcun problema con il lessico), I tre scugnizzi-il giorno dopo è un’avventura ricca di colpi di scena, da leggersi col fiato sospeso e con quella meraviglia tipica di scopre un tesoro sepolto proprio all’interno del proprio giardino.
I tre scugnizzi, Napoli tra passato e futuro
Edito da Officina Milena, I tre scugnizzi-il giorno dopo, è la storia di tre quattordicenni di Napoli, Sabrina, Diego, Christian, che si imbattono accidentalmente in un passaggio sotterraneo che congiunge la città attuale alla Napoli storica.
Nel tentativo di raccogliere una chiave, caduta dalle mani di una statua di San Pietro, i tre protagonisti del libro scoprono infatti l’esistenza di un passaggio sotterraneo che conduce in direzione di una città parallela, dove storia, tradizione e magia coesistono e sopravvivono al passare del tempo.
Nel loro lungo viaggio sotterraneo, Sabrina, Diego e Christian, si troveranno così ad interagire con la celebre Bella ‘Mbriana (spirito protettore delle mura domestiche), con ‘O Munaciello, con San Gennaro in persona (o meglio, in spirito) e con tutti quei personaggi storici che hanno contribuito allo splendore e alla grazia di Napoli.
Accade così che i tre scugnizzi si ritrovino a consolare il “Re Lazzarone” Ferdinando di Borbone, amabile sovrano, poco convinto di voler sposare Maria Carolina d’Austria e di convolare a nozze con una ragazza a lui sconosciuta.
Ai tre ragazzi, basta aprire una piccola porticina sotto terra per viaggiare di nuovo nel tempo e ritrovarsi nel gigantesco teatro voluto da Carlo di Borbone e divenuto il fiore all’occhiello di una città votata alla magnificenza assoluta nel panorama europeo.
Un altro cunicolo attraversato e i ragazzi scoprono l’esistenza delle anime pezzentelle, vittime, nel 1635, di una devastante epidemia che le strappò alle loro spoglie mortali per renderle, tutt’ora, oggetto di culto e devozione.
Al termine del viaggio, culminato con la conoscenza della “Santerella” e delle sue stigmate, i tre scugnizzi fanno ritorno nella Napoli odierna, non così diversa da quella storica, con le sue superstizioni, la sua magia bianca, il suo incanto e il forte amore che lega i suoi abitanti ad una terra incantata.
Ideato e scritto come atto d’amore per Napoli, I tre scugnizzi è un’opera gradevolissima, divertente ed istruttiva che potrebbe agevolmente rappresentare un antidoto alla perdita della memoria storica da parte dei più giovani.
Leggendo il libro si ha a più riprese la sensazione di scoprire una meraviglia infinita, lontana dagli stimoli offerti dai nostri telefoni e pienamente in linea con quel processo culturale, sociale ed emotivo che consolida la nostra identità, rafforzando al contempo, quella altrui.