Last Updated on 24 Marzo 2022 by Maestra Sara
Nonostante lo abbia letto più o meno dal giorno stesso della sua uscita, ho atteso un attimo a recensire Il buco di Anna Llenas, non perché non sia un’opera formidabile, ma perché, forse, tenta di veicolare un messaggio morale che solo gli adulti possono comprendere fino in fondo.
Premettendo da subito che non intendo sciogliere la domanda del titolo e che ogni lettore si farà le proprie impressioni sulla reale natura de Il buco e sulla sua possibilità di venire letto ai bambini, non posso comunque esimermi dal tessere le lodi di un’opera che risulta superba e innovativa, tanto a livello visivo, quanto in base alla narrazione.
Il buco di Anna Llenas è infatti un’opera che si basa sulla dicotomia tra appartenenza e vuoto interiore e che mostra al giovane lettore la natura illusoria di tutti quei palliativi e surrogati attraverso i quali tentiamo di riempire un metaforico buco che ci divora dall’interno.
Il buco del titolo non è altro che quella sensazione di smarrimento esistenziale, pienamente assimilabile alla depressione, che sopraggiunge a seguito della rottura di un equilibrio, di una grave perdita o di quella metaforica “caduta dal Paradiso” che trascina con sé tutte le nostre certezze e i nostri riferimenti.
Risulta evidente dalle prime battute del libro, che i concetti espressi si riferiscano ad argomenti solitamente alieni dal vissuto e dalla dimensione emotiva di bambini molto piccoli, dato che i bimbi possono senza dubbio sentirsi tristi, ma che difficilmente l’origine della loro malinconia sarà generata a partire da una condizione esistenziale o da riflessioni degne di Sartre.
Anche attraverso le differenti letture proposte dalla critica di settore, che consiglia di leggere l’opera a bambini adottati o in seguito ad un grave lutto, l’universo semantico resta difficilmente sovrapponibile, dato che la desolazione descritta ne Il buco non è assimilabile ad una contingenza specifica (per quanto tragica) e che non può venire superata secondo schemi simili.
Il buco è infatti, ribadisco, uno stupendo libro che parla di depressione in modo aspecifico e che mostra al lettore la futilità di ricondursi ad un senso di appartenenza attraverso oggetti e distrazioni dal carattere effimero e temporaneo.
Tutto questo non comporta, ovviamente, l’impossibilità di leggere Il buco ai bambini, visto che la storia è comunque molto bella e avvincente, ma solo la necessità di comprendere quanto il messaggio del libro sia in parte destinato a scivolare verso il subconscio del bambino, anche a fronte di tutte le spiegazioni del caso.
Il buco di Anna Llenas, storia di un vuoto esistenziale.
Il libro si apre con la raffigurazione di un contesto urbano sereno e ordinato, all’interno del quale la protagonista de Il buco si sente serenamente “a casa”, senza particolari ansie e turbamenti.
In base ad una ragione imprecisata, il mondo di Giulia si trova ad un tratto a crollare, lasciando solo macerie e provocando la genesi di un gigantesco buco nella pancia della bambina.
Il metaforico buco esistenziale di Giulia inizia ben presto a diventare una sorta di megafono emotivo di tutte le sensazioni peggiori, amplificando la sensazione (altrettanto metaforica) legata al freddo e producendo la genesi di mostri che tormentano la piccola con una certa assiduità.
Per quanto Giulia si sforzi di tappare il buco attraverso espedienti di varia natura, soprattutto legati all’ingestione di dolci, la voragine cresce a dismisura e convince la piccola che è necessario cercare un tappo adatto a tamponare la situazione.
Numerosi “tappi” vengono offerti alla piccola, alcuni dei quali “buoni” (legati all’innamoramento e alla ricerca di sensazioni positive) e altri “cattivi” (corrispondenti ad oggetti fisici e distrazioni), ma nessuno di essi riesce a colmare il vacuum venutosi a creare.
Colta dalla disperazione più profonda, la bimba inizia a piangere, finché il suo lamento viene interrotto da una vocina che la invita a rivolgere lo sguardo dentro di sé, anziché continuare a cercare di tappare il buco attraverso palliativi esterni.
Come d’incanto, Giulia scopre il potere della sua interiorità e si immerge nei mondi magici generati dal suo “io” fino a sentirsi finalmente a casa.
Dopo aver riacquistato la serenità, la bimba trova ora ulteriore conforto nei suoi simili, scoprendo che tutti i suoi simili sono in grado di generare medesimi mondi fatati a partire da un identico buco dell’anima.
La storia si conclude con il buco che non scompare mai, ma si rimpicciolisce fino a venire relegato al ruolo di tramite tra il mondo esterno e gli universi magici prodotti dalla fantasia e dalle sensazioni di Giulia.
Il buco, una storia stupenda, ma molto poco “infantile”
Dopo una prima lettura risulta subito evidente che Il buco di Anna Llenas è una storia stupenda, profondamente metaforica e intrisa di significati morali ed esistenziali altissimi.
Tuttavia, risulta al contempo evidente che la Llenas sta dipingendo al bambino un universo alieno dalla sua vera natura, dato che tutte le dinamiche presentate nel libro (dalla “fame nervosa” alla tecno-dipendenza, passando per l’amore come alternativa alla depressione) possono essere riferite a pieno titolo solo ad un universo adulto e che di bimbi di 4 o 5 anni che cercano conforto esistenziale nei piaceri edonistici non vi è traccia nelle cronache umane dalla notte dei tempi.
Questo non significa, come premesso, che il libro non possa venire letto ad un bambino piccolo o che i giovani lettori non si divertano di fronte all’incedere della narrazione, ma semplicemente che il nocciolo morale dell’opera è inaccessibile a bimbi troppo piccoli per una serie sterminata di ragioni, legate al vissuto del bimbo e a dinamiche neurologiche del tutto assenti durante gli anni della scuola di infanzia.
Non mi sento, dunque, né di consigliare, né di sconsigliare un libro che è di per sé davvero splendido, ma al tempo stesso difficilmente ascrivibile all’ambito della letteratura per l’infanzia comunemente intesa.
Ai genitori la scelta relativa all’acquisto (o al mancato acquisto) del libro e la decisione di armarsi di eventuale pazienza, per spiegare le sottigliezze di un’opera che coglie il senso della natura umana di fronte al dolore, ma molto probabilmente non quello dei bambini.
- Editore: Gribaudo
- Autore: Anna Llenas , Daniela Gamba
- Collana: Raggi di sole
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2016