Last Updated on 19 Gennaio 2021 by Maestra Sara
Il libro arrabbiato è uno di quegli infiniti testi che sfrutta l’artificio cromatico per definire uno stato emotivo (oggi piuttosto di moda), ma che, a differenza di molti omologhi, non limita l’equazione tra colore e sensazione ad una mera sfera contemplativa.
Se numerosi libri tentano cioè di definire le emozioni che scandiscono l’universo infantile tentando di “materializzarle” attraverso l’attribuzione di uno specifico colore (rosso per la rabbia, blu per la tristezza), Il libro arrabbiato va oltre la semplice dimensione evocativa e impiega l’artificio per chiarire ai bambini i reali meccanismi della rabbia.
Dedicato ad una fascia anagrafica (all’incirca di tre anni) in cui i bambini vivono le loro eruzioni emotive come una sorta di condanna e con un certo carico di passività, Il libro arrabbiato tenta di chiarire, da un lato, la natura di quegli strani sentimenti e, dall’altro, di mostrare ai giovani lettori la natura di un processo che parte con una solenne arrabbiatura e si conclude in modo autonomo con il ritorno della calma.
Più che voler descrivere la rabbia in quanto tale e cercare di associarla ad una specifica causa, Il libro arrabbiato tenta cioè di tracciare un percorso emotivo volto a mostrare la rabbia come un’esperienza comune, destinata ad esaurirsi non appena la spinta emotiva che l’aveva generata inizia a scemare.
Nel libro realizzato da Cedric Ramadier, la corrispondenza tra la rabbia e il colore rosso non è infatti il fine ultimo dell’opera, come spesso accade, ma un semplice artificio per avvicinare i bambini alla breve vicenda narrata e un mezzo per semplificare una narrazione che risulta in realtà rivolta alla ricerca della serenità e al recupero del buonumore.
A dispetto del titolo e del movente della narrazione, il vero protagonista de Il libro arrabbiato è infatti la ricerca della serenità e la capacità di recuperare l’armonia perduta semplicemente facendo leva su quella forza interiore che risulta ben presente in tutti i bambini e rispetto alla quale i piccoli devono solo acquisire una maggior consapevolezza.
Proprio la consapevolezza della reiterazione dei processi emotivi e della loro transitorietà rappresenta infatti la chiave d’accesso ad una dimensione nuova, all’interno della quale la rabbia non è più percepita come un mostro spaventoso che si impossessa dei bambini, ma come qualcosa di effimero e fugace, da poter controllare in attesa che se ne vada, così come era venuta.
Il libro arrabbiato, storia di un testo rosso e corrucciato
Il libro arrabbiato è strutturato secondo uno schema che divide le tavole in coppie, mostrando alla destra del lettore una faccina (che rappresenta il libro stesso) e alla sinistra un piccolo topolino, fermamente intenzionato ad aiutare, per quanto possibile, il libro a recuperare il suo buonumore.
Narrato da una sorta di “terza persona” (le didascalie non esprimono infatti i pensieri del topolino, né quelli del libro), Il libro arrabbiato si apre con il rosa topolino che si accorge dell’accesso di ira che ha colpito il suo amico libro.
Non appena il topolino si avvicina al libro per chiedergli cosa non vada, su suggerimento dell’”io narrante”, il testo furioso risponde malamente, intimando al topolino di lasciarlo stare.
Sempre seguendo i saggi consigli della voce guida, il topolino accetta la situazione e si siede in poltrona ad aspettare che il libro si calmi, dato che stuzzicarlo ulteriormente risulterebbe funzionale solo a gettare metaforica benzina sul fuoco.
Man mano che gli attimi passano, il libro si mostra un pochino meno furente, ma il topolino preferisce comunque contare fino a 10 prima di approcciarsi nuovamente al suo amico, realizzando che il tempo trascorso non è ancora sufficiente al completo smaltimento della rabbia.
Dopo aver nuovamente atteso, il topolino rompe il ghiaccio, dicendo al libro che assomiglia ad un grosso pomodoro, per via del suo insolito colore, per poi trovare il coraggio di chiedere al libro arrabbiato quali ragioni si trovino alla base di una furia tanto persistente.
Il libro arrabbiato rivela all’orecchio del topolino i motivi della sua rabbia (senza che l’autore li sveli mai ai lettori) e da lì parte il vero processo di pacificazione interiore, con il libro ormai divenuto dapprima arancione e poi giallo che accetta di ricevere un bacio e di scherzare allegramente sulla sua nuova gamma cromatica, gialla come un limone.
Il libro arrabbiato, un insegnamento per adulti e piccini
Se Il libro arrabbiato spiega magnificamente ai bambini la transitorietà e la naturalezza del processo che regola la rabbia, il testo si addice anche a tutti quei genitori che tormentano i loro bimbi per farsi spiegare le ragioni dell’arrabbiatura e che non comprendono come tutti, adulti e bambini, necessitino di tempo e di calma per recuperare la serenità.
Un bambino arrabbiato è infatti spesso un bambino che ha bisogno di stare solo a combattere la sua rabbia, che vuole sentirsi sopraffatto dalle sue emozioni negative per poi assistere vittorioso alla loro regressione e al ritorno di quella calma che si trova dentro di sé e che solo lui può ritrovare.
Lasciare da solo un bambino arrabbiato (salvo in caso chieda di essere consolato) non significa ignorarlo, ma aiutarlo a conoscere meglio se stesso e a prendere il sopravvento su quella parte di lui che ancora lo spaventa e che ancora non è del tutto in grado di dominare.
Molto meno semplice di quanto potrebbe apparire, Il libro arrabbiato rappresenta dunque un ottimo strumento per insegnare ai bambini a superare la burrasca e per fornire agli adulti un prontuario su un processo talmente naturale da non poter essere davvero preoccupante.