Last Updated on 23 Maggio 2022 by Maestra Sara
Se le opere rivolte ad insegnare ai bambini la tolleranza certo non mancano, Il Litigio rappresenta una sorta di eccezione nel nutrito panorama letterario, in virtù di una capacità, non comune, di astrarsi da situazioni specifiche e specifici moventi per delineare un tratto universale della natura umana.
La maggior parte delle (per lo più bellissime) storie sulla tolleranza per bambini si basano infatti su uno schema che prevede l’introduzione in un determinato nucleo sociale di un “diverso”; inizialmente rigettato o temuto dal gruppo di riferimento e infine accolto con gioia, non appena i protagonisti si rendono conto di essere stati giocati dai loro stessi pregiudizi.
Il Litigio è un’opera del tutto differente, che mostra quanto risulti ardua la convivenza con un altro essere umano (a prescindere dal colore della pelle, delle tradizioni, della fede o del credo politico), ogniqualvolta decidiamo di non armarci di pazienza e di vedere nel prossimo nostro la metaforica pagliuzza nell’occhio.
Per quanto tutti noi siamo, chi più o chi meno, portati a nutrire una certa diffidenza verso tutto ciò che non conosciamo e ad associare il diverso al pericolo, la difficoltà di costruire relazioni umane solide annovera anche i rapporti tra coloro che, in realtà, si conoscono alla perfezione e che trovano tra di loro più affinità e differenze.
Divertentissima storia di due conigli, uno grigio e uno marrone, che passano rapidamente da una condizione di buon vicinato ad una sorta di guerra totale (come talvolta accade davvero), il Litigio non vuole cioè far riflettere il bimbo sul tema dell’accettazione del “diverso” (i due protagonisti sono entrambi diversi tra loro ed entrambi uguali), ma su quanto poco tolleriamo negli altri alcuni difetti che invece vorremmo venissero tollerati a noi stessi.
Il Litigio mostra infatti ai giovani lettori l’idea di una tolleranza assoluta, fondata sul fatto che quando iniziamo a vedere gli altri come se fossero l’Inferno (giusto per citare Sartre), la stessa cosa potrà rapidamente accadere anche a noi, portandoci a perdere di vista quelle che dovrebbero essere le finalità del vivere comune.
In modo sottile e leggero, Il Litigio spiega infatti come le continue diatribe e le guerre fratricide non risultino funzionali al benessere dei loro attori protagonisti, ma a quelle “terze parti” che si approfittano delle divisioni e dell’inimicizia per avere la meglio sui litiganti.
Secondo l’opera di Claude Boujon, ogni conflittualità portata all’eccesso non fa altro che avvantaggiare tutti coloro che in quel medesimo conflitto vedono una possibilità di prevaricazione sui litiganti, esattamente come accade ai celeberrimi capponi di Renzo Tramaglino, vittime sacrificali (Renzo li stava portando in dono all’Azzeccarbugli) che trascorrono il loro ultimo viaggio a beccarsi tra di loro, per affermare chissà quali ragioni.
Passo ora a chiarire i dettagli relativi alla trama de Il Litigio, in ordine di dare un senso più compiuto e un filo logico coerente a tutto ciò che si agita nella mia mente dall’inizio di questo post.
Il Litigio, una parabola sul vicinato
Il Litigio narra di due conigli, uno marrone e uno grigio, che vivono in due tane adiacenti e che intrattengono tra loro ottimi rapporti, salutandosi ogni mattina e porgendosi i migliori auspici per le giornate a venire.
L’armonia tra i due si incrina tuttavia quando il signor Bruno (il coniglio marrone) si accorge che, per imprecisate ragioni, il signor Bigio ha lasciato un mucchio di spazzatura nello spazio in comune che divide le due tane.
In una sorta di escalation senza fine, i due cominciano a notare e a rimarcarsi vicendevolmente i reciproci difetti ed accade così che il signor Bigio vada su tutte le furie per via di una radio ascoltata a volume troppo alto, che il signor Bruno perda la pazienza per una fila di panni stesi che gli nasconde l’orizzonte, fino al punto in cui i due iniziano ad insultarsi, costruire ed abbattere muri e ad ingaggiare una vera e propria zuffa.
Mentre Bruno e Bigio sono intenti a suonarsele di santa ragione, una volpe, capitata nel frattempo nei paraggi, comprende che quella rissa potrebbe consentirle di mangiare entrambi i conigli senza distinzioni cromatiche, dato che ai suoi occhi, i conigli marroni e quelli grigi hanno identico sapore.
Fortunatamente, i due contendenti si accorgono all’ultimo istante delle intenzioni della volpe, si gettano entrambi nella tana di Bruno, dalla quale scavano un tunnel sotterraneo che consente loro di fuoriuscire dalla tana di Bigio e di prendere il largo, ingannando il predatore, intento a mettere le zampe all’interno della prima tana.
Da quel giorno, Bruno e Bigio decidono di ricomporre le loro fratture, ritornano amici e decidono di litigare solo quando è strettamente necessario, mantenendo inoltre attivo il tunnel tra le due tane, palese metafora della comunicazione reciproca e della volontà di comprendersi a fondo.
Il Litigio, favola sul valore della convivenza serena
La mia lunga introduzione era interamente protesa a mostrare come Il Litigio non fosse un’opera finalizzata a spiegare il razzismo ai più piccoli, ma un libro sul valore della convivenza serena tra gli esseri umani e sull’accettazione degli altrui difetti.
Benché di colore differente, i due conigli non litigano infatti a causa di diversità etniche e nessuno dei due sostiene la supremazia della sua specie sull’altra; i protagonisti giungono alle mani solo perché nessuno dei due è in grado di tollerare i difetti dell’altro o di discutere civilmente.
Né Bruno né Bigio fanno mai lo sforzo di chiedere all’altro, con tutta la gentilezza del caso, di limare comportamenti fastidiosi, ma si limitano ad innescare una spirale di ripicche per vedere chi, tra i due, riuscirà a portare l’altro oltre il limite e, magari, spingerlo all’abbandono della tana.
L’arrivo della volpe (metafora di un destino superiore, della natura, dei potenti o di tutto quello che volete trovarci) fa comprendere ai due quanto le loro differenze siano minime di fronte ai problemi reali e come, talvolta, sia sufficiente provare ad assumere un’angolatura diversa per vedere scomparire muri che sembravano insormontabili.
La lettura guidata de Il Litigio ai bambini potrà dunque instillare in loro il germe nella tolleranza verso il prossimo e ridurre i piccoli litigi con gli amichetti al loro status naturale di inezia, se rapportati ai veri problemi del mondo.
Molto divertente e ben illustrato, Il Litigio è senza dubbio un’opera imprescindibile e una delle poche in grado di rappresentare una situazione piuttosto comune come una lite tra vicini con tutto il senso del grottesco che la situazione impone.
Dedicato a bambini poco tolleranti e a genitori che si legano al dito per anni i piccoli sgarbi condominiali, Il Litigio fornirà dunque un affidabile specchio della natura umana e di quello strano meccanismo che ci porta spesso a cercare le pagliuzze nello sguardo altrui, senza renderci conto della trave che ci oscura la vista.
Per saperne di più….