Last Updated on 20 Novembre 2018 by Maestra Sara
Il mio palloncino è una di quelle classiche opere in “stile Ramos” che incrocia sapientemente elementi fiabeschi di tipo classico lungo il corso di una narrazione palesemente ironica e avventurosa.
Uno dei grandi meriti del compianto Mario Ramos consiste infatti nel aver saputo attingere a piene mani dall’iconografia infantile classica, con l’intento di reinventarla e di mostrarne il lato paradossale, nel corso di un intero ciclo di storie ambientate nel proverbiale bosco di Cappuccetto Rosso.
Al pari di quanto accade nella ormai celebre “trilogia della prepotenza” (Sono io il più forte! Il più furbo! e Sono io il più bello!), anche Il mio palloncino gioca allegramente con la fiaba, portando il piccolo lettore a ridere di gusto di un immaginario che risulta serio e spaventoso solo se fruito con eccessivo timore.
La capacità di sdrammatizzare le tinte cupe di un immaginario collettivo, inizialmente creato proprio per spaventare i più piccoli, rappresenta il tratto distintivo di Il mio palloncino e ne cela, in parte, i consueti contenuti didascalici, sapientemente occultati sotto le spire di un enorme carico di buonumore e ilarità.
Oltre le consuete finalità goliardiche, Il mio palloncino è infatti una storia che mostra al bambino il suo infinito potere nei confronti di tutto ciò che lo terrorizza e che invita i piccoli a non cedere sotto le lusinghe della paura, dato che, in un ipotetico scontro tra mostri fittizi e bambini reali, non vi è dubbio alcuno su chi avrebbe la meglio.
In particolare, Il mio palloncino mostra in modo apertamente sarcastico e dissacratorio la veridicità di quell’antico detto che invita a non fare mai arrabbiare le persone di buon carattere, dato che la perdita di staffe da parte di una persona mite è spesso paragonabile ad un autentico terremoto emotivo.
Abbinando la decostruzione dell’immaginario classico legato alle primordiali paure infantili (il bosco, l’ignoto e il terribile lupo, mangiatore di piccoli indifesi) ad una linea narrativa orientata verso l’infinito potere che il bambino possiede nei confronti del suo stesso immaginario (costruibile e decostruibile sulla base delle specifiche esigenze emotive del momento), Ramos confeziona una piccola perla in grado di parlare ai bimbi di differenti età secondo toni e accenti diversi.
Il mio palloncino, Cappuccetto Rossa e un’insolita passeggiata
Il mio palloncino è la storia di Cappuccetto Rosso (sì, proprio lei) che si sta allegramente beando del suo nuovo palloncino rosso, quando la mamma le suggerisce, con scarsa arguzia, di andare a mostrarlo alla nonna.
Cogliendo la palla al balzo, Cappuccetto Rosso inizia così un’altra traversata del bosco, cantando una canzoncina che viene immediatamente interrotta da un animale che si avvicina a rapidi passi, portando la bimba ad interrogarsi sulla sua ipotetica natura.
Entro breve l’arcano viene svelato e si scopre che quel movimento improvviso era provocato da un leone, intento a praticare jogging, che chiede a Cappuccetto di spostarsi con garbo.
Passato il piccolo spavento, la bambina ricomincia a canticchiare e a passeggiare, subito interrotta da un nuovo misterioso avvistamento, questa volta legato ad un elefante, intento a raccogliere fiori per la sua topolina (l’autocitazione relativa a Romeo & Giulietta è qui manifesta).
Il mio palloncino ripercorre l’identico schema, aggiungendo via via nuove strofe alla canzoncina di Cappuccetto Rosso, ormai palesemente incentrata sulla volontà della bambina di poter passeggiare serena in assenza del Lupo Cattivo, sicuramente volenteroso di mangiarla, nello sciagurato caso in cui dovesse manifestarsi.
Dopo aver incontrato, nell’ordine: una giraffa in incognito; un rinoceronte nascosto e un gruppo di fenicotteri rosa a caccia di gamberetti, Cappuccetto Rosso scorge una bocca piena di denti ed inizia a pensare che il pericolo si trovi realmente in agguato.
Anche questa volta, tuttavia, la minaccia era solo simulata, dato che le terribili fauci intraviste dalla bimba appartenevano in realtà ad un simpatico coccodrillo, pronto per andare in spiaggia e ben lungi dal volere spaventare la malcapitata.
Quasi giunta al termine della passeggiata e della sua canzoncina (che si conclude proprio con l’espressione “Lupo, lupo, dove sei?”) ecco tuttavia che il feroce predatore si manifesta con tutto il suo carico di fame e orrore, saltando addosso a Cappuccetto Rosso con le fauci spalancate.
Anziché addentare la bimba, il Lupo Cattivo riduce tuttavia a brandelli il palloncino rosso, mandando su tutte le furie Cappuccetto Rosso, talmente adirata da mettere in fuga il lupo con quel carico di frustrazione di fronte alla prepotenza che solo i bambini sanno sprigionare davvero.
Il mio palloncino, un libro per tutte le età
Opera adatta ad esigenze di diversa natura, Il mio palloncino è un libro dai molteplici “utilizzi” (ammesso che i libri si “usino”) e dalle molteplici sfaccettature; adatto a differenti gradi di lettura e a diverse fasce anagrafiche.
Al pari di molte opere di Ramos, Il mio palloncino risulta adattissimo tanto ad un pubblico di bambini molto piccoli (circa tre anni), volenterosi di vedere bonariamente dissacrato un intero immaginario iconografico abitualmente percepito come “grave”; quanto a quei bambini più grandicelli che desiderano cogliere a fondo l’ironia della vicenda e ridere di gusto di fronte ai numerosi paradossi iconografici e geografici disseminati per la trama.
Da leggere in totale allegria e senza intenti didascalici troppo marcati (esclusi quelli che sono espliciti nel testo), Il mio palloncino è dunque un’ottima avventura da proporre ai bambini, a patto che non danneggiate accidentalmente il libro durante la lettura, scatenando così quella forza magica che solo i bimbi possiedono.