Il mostro peloso, l’infinito coraggio dei bambini

il mostro peloso

Last Updated on 16 Novembre 2018 by Maestra Sara

Ad oltre trent’anni dalla sua prima pubblicazione, Il mostro peloso continua a rappresentare una lettura quasi imprescindibile per l’infanzia, in virtù della sua capacità di giocare con gli archetipi della fiaba classica, dando vita ad una nuova fiaba che potrebbe venire agevolmente annoverata, anch’essa, tra i classici.

Frutto della fervida e prolifica immaginazione di Henriette Bichonnier (recentemente scomparsa), Il mostro peloso nasce infatti come una parodia de “la Bella e la Bestia”, risultando al contempo tanto azzeccato e vivo da divenire esso stesso una fiaba a se stante, pienamente godibile anche agli occhi di chi non conosce (o non ama particolarmente) la “versione originale”.

Grazie ad una componente ironica davvero marcata e ad un ribaltamento di ruoli che rende la piccola protagonista perfettamente autosufficiente di fronte alle aggressioni del mostro, la storia assume da subito connotazioni differenti da quelle gravose e sentimentali connesse con l’universo semantico de La Bella e la Bestia, facendo comprendere al lettore come il libro non miri a riscrivere un classico, ma a generarne un altro.

Frutto di un’epoca storica che ha cominciato a guardare con una certa diffidenza alle fanciulle indifese in attesa di redenzione e che ha portato la donna al centro della scena politica, economica e sociologica mondiale, Il mostro peloso rappresenta a tutti gli effetti uno specchio fedele per una generazione di fanciulle difficile da irretire o da ridurre ad un ruolo di subalternità.

il mostro peloso

Molto prima dello sdoganamento “femminista” della letteratura per l’infanzia (si pensi al best-seller “Favole della buonanotte per bambine ribelli”), Il mostro peloso ha saputo infrangere un archetipo letterario antico quanto il mondo stesso, per traghettare la letteratura per bambini in una nuova dimensione; una dimensione in cui il bambino (o, meglio, ancora, la bambina) è artefice del suo destino, a prescindere da aiuti esterni e dalla subalternità rispetto al mondo degli adulti.

Il mostro peloso presenta infatti una netta dicotomia tra il mondo degli adulti e quello dei bambini, in cui tutte le virtù (coraggio, autostima e infine amore) sono appannaggio del secondo, mentre il primo si trova confinato nell’iprocrisia e nella paura.

Il re della fiaba è infatti archetipo di un mondo adulto che è ben disposto a sacrificare l’infanzia pur di aver salva la pelle e di un universo oppresso dal terrore per la propria futile sopravvivenza.

Lucilla appare subito, al contrario, spavalda, determinata e astuta, tanto da non cadere vittima di quelle stesse paure che portano l’adulto a tradire se stesso in vista di un effimero bene momentaneo.

 

Il mostro peloso, storia di un sacrificio mancato

Nel bel mezzo di una foresta, all’interno di una caverna, viveva un ripugnante mostro peloso che, a causa di una sorta di deformità agli arti inferiori si trovava impossibilitato a deambulare e a cercare di procurarsi prede in maniera autonoma.

Per colpa di piedini minuscoli, Il mostro peloso rimaneva spesso confinato all’interno del suo antro, limitandosi a sognare di poter mettere le zampe su qualche sprovveduto avventore di passaggio per poterselo mangiare.

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Un bel giorno, i desideri del mostro vengono esauditi e un re capita proprio di fronte all’ingresso della sua caverna, presentandosi come facile preda e come pasto certo.

Preso dalla paura e dallo sgomento, il re propone allora un accordo alla belva: se il mostro lo avrebbe lasciato andare, il sovrano gli avrebbe procurato un bambino da mangiare in cambio.

Per non essere irretito e per non vedere il patto violato, il mostro libera il re, ma lo ancora ad una lunghissima corda, legata ad una gamba, che gli impedisce una fuga definitiva.

Dopo aver tentato, invano, di liberarsi dal giogo, il re giunge in prossimità del suo castello, dove vede una bambina intenta a giocare e medita di rapirla per realizzare il suo funesto scambio.

il mostro peloso henriette bichonnier

Con somma sorpresa del re, la bambina non è altri che la sua adorata figlia Lucilla, uscita di nascosto dal castello per comprare dei lecca-lecca.

Dopo aver spiegato la situazione alla bimba, sotto la sorveglianza del mostro peloso che ascoltava tutto grazie ad una specie di telefono, il re scopre attonito che Lucilla non teme affatto di sacrificarsi alla creatura e che, anzi, risulta ben lieta di sbrogliare la matassa andando dal mostro.

Così, la moderna Ifigenia si reca nell’altro del mostro peloso, dando subito prova di coraggio e astuzia, dato che la bimba irride apertamente la bestia mediante una serie di giochi di parole in rima, tutti logicamente incentrati sulla eccessiva villosità del mostro.

Preda di una rabbia senza pari, il mostro peloso esplode e al suo posto compare un avvenente giovane che racconta alla bimba di essere stato vittima di un maleficio, infranto proprio dal coraggio di Lucilla.

Inutile dire che la storia si conclude con una promessa di matrimonio tra i due neo-innamorati e con la perenne scomparsa del terribile mostro peloso.

 

Il mostro peloso, una fiaba classica in veste moderna

In virtù di una struttura narrativa appassionante e avventurosa, delle stupende illustrazioni realizzate dal maestro francese Pef,  di un impiego del linguaggio assolutamente geniale e di un contenuto didascalico di primissimo livello, Il mostro peloso rappresenta uno dei maggiori capolavori della letteratura per l’infanzia del ‘900 e un solenne punto di svolta nel modo di leggere storie ai bambini.

Il mostro peloso pone infatti il bambino al centro della narrazione in un modo nuovo, mostrando al lettore come i disvalori morali risultino esclusivo appannaggio del mondo adulto e come, per converso, i più piccoli rifuggano gli artifici e gli inganni dettati dal terrore.

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Dalla lettura de Il mostro peloso, il mondo degli adulti ne esce malconcio, non soltanto a causa dell’orribile scambio proposto dal sovrano, ma anche in virtù di una sorta di ipocrisia di fondo che avrebbe portato il re a sacrificare senza problemi qualunque bambino avesse incontrato sul suo cammino, ad eccezione della sua adorata bimba.

Se anche l’antecedente letteratura fiabesca (si pensi ad Hansel e Gretel o alla stessa La Bella e la Bestia) regalava spesso un’immagine dell’infanzia ammantata di coraggio e virtù, qui la prospettiva muta radicalmente, dato che i pregi della bimba appaiono come lo specchio esatto dei vizi del padre, creando una frattura narrativa del tutto inedita.

A partire da Il mostro peloso si sono susseguite decine (per non dire centinaia) di storie per bambini che hanno saputo cogliere alla perfezione il nuovo clima letterario, riportando tanto il bambino, quanto la figura femminile al centro di trame in cui la subordinazione rispetto al mondo maschile e a quello adulto è progressivamente venuta meno.

Se tutti noi apprezziamo le divertenti storie incentrare su giovane eroine che sfidano senza timori i pregiudizi di una società patriarcale e adulto-centrica (passatemi il termine), lo dobbiamo anche a quel piccolo capolavoro di ingegno che è stato Il mostro peloso; rilettura ironica di una fiaba, talmente bella da essere essa stessa una fiaba moderna da tramandare ai nostri figli.

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Il mostro peloso. Ediz. illustrata
  • Bichonnier, Henriette (Author)

 

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