Last Updated on 2 Dicembre 2019 by Maestra Sara
Un po’ a causa del naturale esaurimento dei filoni narrativi, un po’ per via della naturale curiosità umana, il Ventunesimo secolo ha assistito al fiorire di quel genere, letterario e narrativo, definito come “prequel”.
I prequel consentono agli affezionati di una data saga (o di una singola storia) di conoscere le precise dinamiche che hanno portato alla genesi dello status quo dal quale la stessa storia partiva e di ricevere un surplus di spiegazioni, spesso impreviste al momento del primo impatto con la narrazione.
Se fate parte di coloro che si sono sorbiti nove ore di film vari solo per capire esattamente come Anakin Skywalker abbia abbracciato il “Lato oscuro” della forza e sia diventato Darth Vader (io l’ho fatto, confesso!), amerete sicuramente Il piccolo B e la sua simpatica rilettura dell’infanzia di Babbo Natale.
Anche senza fare ricorso a guerre di cloni, intrighi politici galattici e genocidi di Jedi, il piccolo albo riesce infatti a offrire un ritratto immaginario dell’infanzia di Babbo Natale al Polo, comprensiva di tutti quegli incontri che avrebbero, in seguito, segnato il suo destino e quello di milioni di bambini.
Strutturato esattamente come un prequel, Il piccolo B introduce infatti tutti gli elementi che contribuiscono alla creazione dell’iconografia narrativa classica all’interno di una vicenda coerente, bizzarra e piuttosto divertente, in barba al finale scontato.
Tra i libri natalizi più originali degli ultimi anni, l’opera di Jon Agee riesce infatti, da un lato, ad appassionare il piccolo lettore di fronte alle numerose peripezie compiute da Babbo Natale per salvare la sua famiglia dalla neve e, dall’altro, ad avvicinare ulteriormente il bambino al suo eroe natalizio, presentandoglielo come un suo simile e facendogli vivere un’avventura nella quale il bimbo può agevolmente immedesimarsi.
Dando per scontato che ogni bambino sappia esattamente chi è Babbo Natale, cosa fa e dove vive, Il piccolo B tenta infatti di costruire un ritratto del simpatico vecchietto nel quale ogni elemento, ormai dato per assodato, risulta il frutto di una serie di eventi ben precisi e non il prodotto di una realtà granitica o del caso.
Prendendosi gioco dello stesso immaginario del bambino, il libro incastona tutto ciò che il piccolo lettore conosce già (renne, elfi, camini e passione per la neve) in una trama coerente, tale da far comprendere le origini di un filone narrativo privo di genesi.
Essendo infatti la moderna figura di Babbo Natale il frutto di esigenze commerciali (i celeberrimi spot della Coca-Cola) e il retaggio di diverse figure di stampo religioso (San Nicola e il Re Venceslao) al tempo stesso, a nessuno era mai venuta la brillante idea di costruire una sorta di antefatto letterario che chiarisse lo sviluppo di un’iconografia in gran parte ambigua dal punto di vista semantico.
Il piccolo B, storia di un bambino intraprendente
Al Polo Nord (qui i riferimenti alla Lapponia vengono omessi, con buona pace dei Finlandesi), vive una numerosa famiglia, comprensiva di ben sette figli, il più piccolo dei quali si chiamava Piccolo B, o quantomeno, così veniva chiamato dagli altri.
Date le condizioni climatiche, non esattamente favorevoli all’agricoltura e al prosperare dell’economia, la famiglia Natale si districa tra mille espedienti per cercare di sopravvivere, cimentandosi con attività tanto faticose, quanto poco redditizie.
Accade così che, tra legna da tagliare, pesci da pescare e neve da spalare, i membri della famiglia Natale si ritrovino a sognare una vita diversa, lontana da tutto quel gelo e dalle condizioni perennemente avverse.
Tutti, tranne il piccolo B, innamorato perdutamente e perennemente, della neve, dei camini caldi e degli alberi da decorare, tanto da rimanere profondamente deluso quando il padre gli comunica la sua intenzione di migrare verso sud.
Ormai rassegnato all’idea dell’imminente trasloco, il piccolo B si risveglia una mattina ritrovando la sua dimora interamente ricoperta di neve e totalmente inagibile.
Sfruttando la sua passione per i camini, il piccolo B riesce ad uscire passando per la canna fumaria e si mette in viaggio in cerca di aiuto, incontrano, dopo pochi passi, una renna sepolta nella neve.
Inutile dire che la suddetta renna, salvata dal piccolo B dalla minaccia del congelamento, è in realtà una renna magica, in grado di volare sopra i tetti della piccola cittadina e di condurre il protagonista del libro presso la dimora fatata degli elfi.
Facendo leva sul loro ingegno e su un pizzico di magia, gli elfi costruiscono una slitta per il giovane Babbo Natale, che viene prontamente attaccata alla renna volante e impiegata per garantire il ritorno a casa del piccolo.
Una volta tornato dai suoi familiari, il piccolo B riesce a liberare mamma, papà e fratelli dalla prigione di neve grazie ad un tunnel scavato dagli elfi e a porre così fine ad un’emergenza che rischiava di mettere in pericolo la vita della famiglia Natale.
Quando genitori e fratelli decidono di partire verso sud, il piccolo B non segue la sua famiglia nel lungo viaggio, preferendo rimanere al Polo in compagnia degli elfi e delle renne, iniziando una storia ormai nota ad ogni latitudine.
Molto divertente e avvincente, Il piccolo B rappresenta un’ottima lettura natalizia per tutti quei bambini che hanno ormai ampiamente metabolizzato l’immaginario classico legato al Natale e che vogliono ora cimentarsi con un gustoso prequel; talmente esaustivo da permettere al piccolo lettore di entusiasmarsi anche di fronte ad un finale scontato.
- Agee, Jon (Author)