Il Piccolo Principe illustrato da Valeria Docampo

Il piccolo Principe

Last Updated on 5 Aprile 2022 by Maestra Sara

Avete presente quel piccolo capolavoro che è La grande fabbrica delle parole? Bene, provate a immaginare se il duo composto da autrice e illustratrice ardisse di cimentarsi con una rilettura unica de Il Piccolo Principe.

Ora che avete immaginato fino al punto di poter quasi accarezzare quelle tavole ideali colme di lirismo, è mio dovere informarvi che Agnès de Lestrade e Valeria Docampo hanno davvero dato vita ad un’edizione de Il Piccolo Principe in grado di porsi come faro letterario della narrazione per l’infanzia moderna.

Il Piccolo Principe libroPremesso che, in ambito cinematografico non ho mai amato le riletture e che non ho mai visto un solo remake all’altezza dell’originale (fatta eccezione per Il Nosferatu di Herzog e per La Mosca di Cronenberg), Il Piccolo Principe appartiene ormai ad un immaginario talmente comune e condiviso che ogni sua rivisitazione non fa altro che conferire nuovo splendore ad un’opera senza tempo.

Entrando in punta di piedi nell’universo di Saint-Exupery, come si conviene a tutti coloro che hanno amato la sua opera di un amore quasi sacrale, Agnès de Lestrade e Valeria Docampo sono riuscite a decostruire con dolcezza l’iconografia classica definita dalla storia e ad accostarne una nuova, senza per questo mancare di rispetto alla lunga tradizione di illustratori e illustratrici che ha fissato i parametri del libro fino a renderli degli archetipi.

Prima di addentrarmi nei meandri di un’edizione che, in fondo, chiede solo di essere guardata con amore, mi vorrei soffermare un attimo sull’opera originale, per cercare di spiegare le ragioni che portano Il Piccolo Principe ad infrangere i confini dello spazio e del tempo e ad affermarsi nell’immaginario comune con la stessa forza di Biancaneve o di Cappuccetto Rosso.

 

Il Piccolo Principe, l’ultima delle fiabe classiche

Quando impieghiamo il termine “fiaba” (o favola) nella sua accezione ristretta, non facciamo riferimento ad una qualunque storia per bambini (per quanto splendida possa essere), ma ad un intero mondo iconografico in grado di creare elementi simbolici immediatamente riconoscibili ad ogni latitudine.

I personaggi delle fiabe vivono fuori dal tempo e fuori dai confini geografici: ogni bambino al mondo può riconoscere Cappuccetto Rosso da una semplice raffigurazione, a prescindere dal suo luogo d’origine, perché Cappuccetto Rosso è un’icona eterna, prima ancora di essere uno specifico personaggio inserito nel contesto di una chiara narrazione.

Indipendentemente da contingenze, mode, nobili obiettivi o moventi storici che possono ispirare la genesi di storie per bambini, Cappuccetto Rosso continua ad essere la chiave d’accesso univoca all’immaginario infantile e continuerà ad esserlo ancora per secoli e secoli, perché essa distilla l’universale e lo racchiude in una dimensione simbolica immutabile.

Il Piccolo Principe è forse l’unico testo scritto nel Novecento (o comunque uno degli unici) ad uniformarsi appieno ai canoni della fiaba classica e a dare vita ad una serie di personaggi e situazioni destinati all’immortalità.

Posto di fronte all’immagine di un fanciullo gentile in completo da aviatore, ogni bambino esclamerà immediatamente “Ma quello è il Piccolo Principe!” e lo farà ancora e ancora, in altre epoche storie e in altri luoghi.

Il Piccolo Principe racchiude in sé il desiderio di avventura di ogni bambino e quel reale sentimento di amicizia pura che, forse, solo i più piccoli riescono a vedere davvero e che noi possiamo limitarci ad osservare attraverso il filtro del ricordo.

La galleria di personaggi fissata dal Piccolo Principe è il trionfo stesso di un mondo guardato con gli occhi di un bambino e di una sorta di educazione sentimentale che trova la sua ragion d’essere in un sentimento sospeso tra fiducia e serena ingenuità.

Per questa serie di ragioni (ne esisterebbero molte altre, un giorno ci tornerò, promesso, come il Principe torna alla sua Rosa) Il Piccolo Principe è parte di un sentire comune e di un immaginario condiviso che risorge ongiqualvolta qualcuno vi si accosta con la riverenza che quest’opera richiede.

 

Il Piccolo Principe in una veste nuova

Eccoci dunque alla “nostra” edizione; un’edizione che coglie lo spirito originario dell’opera risultando semplicemente “bella”, già dopo un primo sguardo, perché in fondo il libro si Saint Exupery altro non è che un inno alla bellezza incarnata nei sentimenti e nelle cose del mondo.

Senza addentrarci troppo nella trama e dando per scontato che tutti noi conosciamo alla perfezione le peregrinazioni del piccolo esploratore, preme sottolineare come l’edizione de Il Piccolo Principe illustrata si adatti alla perfezione alle esigenze di bambini piuttosto piccoli (direi dai 4 anni in su), mostrando una netta predominanza dell’immagine e non presentando la trama per esteso.

I primi viaggi del Piccolo Principe appaiono infatti quasi propedeutici al celeberrimo incontro con la Volpe; incontro che, pone un’ampissima cesura nell’albo e sposta l’attenzione dall’elemento avventuroso alla componente amicale.

A seconda degli accenti e delle età dei giovani lettori, Il Piccolo Principe può infatti venire letto come una lunga storia d’avventura o come una parabola sull’amicizia e la connotazione che vogliono dare al testo Agnès de Lestrade e Valeria Docampo propende squisitamente per la seconda.

Pur non tralasciando nessuno degli elementi salienti che compongono la trama, Il Piccolo Principe di Lestrade-Docampo raggiunge punte di lirismo infinito quando l’incontro tra il Principe e la volpe si concretizza e i due si “addomesticano” a vicenda.

A livello grafico, la Docampo mantiene intatte le caratteristiche iconografiche dei personaggi, andando tuttavia a trasfigurarle in una dimensione maggiormente orientata verso il lirismo e la fanciullezza.

Il Piccolo Principe è qui infatti rappresentato secondo forme che ne accentuano la dolcezza e l’ingenuità, a discapito delle connotazioni avventurose, quasi come se l’illustratrice volesse chiarire da subito quello che il messaggio dell’opera e l’uso che intende fare del suo simbolo.

Il Piccolo Principe è infatti essenzialmente un bambino e come tale guarda il mondo; la sottolineatura di attributi estetici concernenti l’infanzia (i capelli più spettinati del solito, gli occhioni più grande, il corpicino più esile), non fanno altro che aumentare quel senso di fragilità e pura dolcezza che pervadono il personaggio, al fine di favorirne l’identificazione con un pubblico di piccolissimi.

Rendendomi conto di aver speso fiumi di parole per descrivere un’opera che chiede solo di essere guardata (possibilmente con gli occhi di un bambino), il mio invito è quello a guardare il libro fino a lasciarsi rapire, di modo da poter volare sulle ali della fantasia verso un universo lirico, dove tutto è calma, bellezza ed eterna fanciullezza.

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