Last Updated on 28 Novembre 2018 by Maestra Sara
Parte di un’ideale “trilogia del bosco” che comprende anche Sono io il più bello! e Sono io il più forte!, Il più furbo è sicuramente l’opera più complessa delle tre e, probabilmente, la più divertente e appassionata.
Mario Ramos da qui vita, infatti, ad un piccolo capolavoro narrativo che porta dapprima il lettore a ripercorrere gli archetipi letterari legati alla fiaba classica, per poi giungere in direzione di una meta-fiaba che ribalta il senso della narrazione originaria e che trova il suo punto di forza proprio nella capacità di decostruire la proverbiale astuzia del Lupo Cattivo.
A differenza di altri testi dedicati da Mario Ramos alla ridicolizzazione della feroce fiera fiabesca, Il più furbo sceglie volutamente di comporre una narrazione autonoma sullo scheletro della nota vicenda di Cappuccetto Rosso, senza limitarsi a calare i personaggi in un contesto nuovo.
Mentre, cioè, gli altri due sopraccitati testi di Ramos sfruttano l’immaginario della fiaba per dare vita a narrazioni completamente avulse dal loro contesto originario, Il più furbo tenta quasi di illudere il lettore, come in un gioco di specchi, dando l’impressione (almeno all’inizio) di cimentarsi con un’ennesima variante della fiaba classica.
Fulcro della splendida vicenda è qui un gioco di apparenze che, come in un contrappasso dantesco, porta il tremendo lupo a divenire vittima del suo stesso inganno, perdendo, dapprima la sua dignità di predatore e, in seguito, i suoi attributi venatori, rappresentati da una dentatura lasciata incautamente sul campo.
Ideale da leggersi nel corso di un’età in cui apparenza e essenza vengono spesso confuse (se non addirittura legate a doppio filo), Il più furbo mostra ai bambini non solo la vacuità della furbizia (intesa come arte di irretire gli sprovveduti), ma come ciò che appare può sembrare mostruoso solo in virtù di determinate manifestazioni esteriori.
Se ogni bambino fuggirebbe a gambe levate di fronte al manifestarsi di un crudele lupo dal manto nero, la stessa fiera, agghindata in abiti da vecchia signora, andrebbe a perdere il suo potere sull’immaginario infantile e porterebbe il bimbo a deridere ciò che temeva fino a poco prima.
Il più furbo si prefigge esattamente questo obiettivo, trasponendo sul piano del ridicolo tutto ciò che ci sembra mostruoso, mediante una caratterizzazione estetica differente e palesemente in contrasto con la reale natura dell’oggetto che ci terrorizza, di modo da mostrare al piccolo lettore come il confine tra paura e ridicolo non sia poi così saldo.
La sottile inversione di ruoli in chiave ironica rende dunque Il più furbo, non solo funzionale a lenire le prime paure dei bambini nei confronti di un immaginario spesso percepito come troppo serio o gravoso, ma anche a mettere a nudo la vacuità della prepotenza e della furbizia, presentate entrambe come armi a doppio taglio e come potenziali boomerang morali.
Il più furbo, un’ironica variazione sul tema
Il più furbo è la storia di Cappuccetto Rosso che si addentra nel bosco per andare a fare visita alla sua nonnina, imbattendosi nel grande Lupo Cattivo, pronto a sfoderare tutta la sua retorica e la sua furbizia per irretire l’ingenua bambina, con l’intento di avere in omaggio una doppia cena.
Come premesso, l’incipit volutamente ancorato allo schema della fiaba classica non è qui che il pretesto per dar vita ad un’avventura profondamente ironica e dissacratoria, già palesata dalle prime battute, in cui il lupo cerca di avvertire Cappuccetto Rosso circa la presenza di squali feroci nel bosco.
Divagazioni letterarie a parte, la trama di Il più furbo subisce una netta deviazione dalla narrazione originale quando il lupo giunge a casa della nonna e la trova inesorabilmente deserta, a differenza di quanto accade nella fiaba classica.
Data l’assenza della progenitrice, il lupo decide di indossare la camicia da notte della vecchietta e di attendere l’avvento di Cappuccetto Rosso e della stessa nonna.
A causa della sua sbadataggine, il lupo resta tuttavia chiuso fuori di casa (dopo essere andato a cancellare le impronte delle sue zampe davanti alla porta) con indosso la vestaglia dell’anziana signora, venendo effettivamente scambiato per la nonne da tutti gli improbabili avventori della foresta.
Poco dopo essersi trovato fuori dall’uscio, il lupo incontra, in rapida sequenza: il cacciatore della fiaba privo di occhiali; un tenero orsetto; i tre porcellini; i sette nani e persino il Marchese Filippo Umberto Ettore di Tesorobello (Servelloni Mazzanti Viendalmare) intento a cercare la Bella Addormentata.
Quando tutti i bizzarri personaggi scambiano il lupo per la nonna di Cappuccetto Rosso, la feroce fiera comprende di essere rimasto vittima del suo stesso piano e cerca disperatamente di togliersi la funesta camicia di notte, senza tuttavia riuscirci.
Infine, il lupo incontra Cappuccetto Rosso, anch’essa persuasa che il suo interlocutore sia la nonnina provvista di maschera da lupo, fino al momento in cui il predatore convince la bambina della sua vera natura e tenta di sbranarla.
Il più furbo si conclude con il lupo che inciampa nella sua camicia da notte, cade al suolo e perde tutti i denti e con Cappuccetto Rosso, mossa a compassione, che aiuta l’acerrimo nemico sconsolato a levarsi di dosso la camicia.
Il più furbo, un libro per tutte le età
Superbamente orchestrato e disegnato, Il più furbo è davvero un libro per tutte le età, che aiuta i bambini più piccoli a giocare con il loro immaginario legato alla paura e quelli più grandicelli a fruire pienamente del messaggio morale dell’opera.
Ricco di intenti didattici e didascalici, Il più furbo rappresenta ad oggi una delle opere più riuscite del compianto Mario Ramos e un libro in grado di mantenere il suo fascino inalterato, di fronte al passare degli anni, proprio in virtù di una commistione tra l’elemento fiabesco e la narrazione “moderna” che non stanca mai il lettore.
Da leggere come opera prima dell’ideale trilogia del bosco, Il più furbo è vivamente consigliato a tutti coloro che amano le storie dense di ironia e avventura e che sanno ridere allegramente di quella furbizia che tende troppo spesso a contagiarci tutti, rendendoci sovente ridicoli agli occhi del mondo.