Last Updated on 2 Luglio 2018 by Maestra Sara
Opera davvero originale e volutamente meta-artistica, Il punto di Peter H. Reynolds è uno dei pochi in libri per bambini in grado di trattare il tema dell’arte e della creatività da una prospettiva originale e squisitamente legata alla percezione dei due concetti che l’infanzia porta in dote.
Con la caduta di un sistema artistico quasi interamente incentrato sul figurativismo, l’arte si è infatti trovata (spesso suo malgrado) soggetta ad un relativismo perenne che ha dato vita ad una revisione, prossima allo stravolgimento, dei criteri comunemente accettati.
Se, prima del ‘900, veniva definito “arte” tutto ciò che tendeva al “bello”, raggiungendo lo scopo prefisso, i rapidi mutamenti dei sistemi di pensiero, della struttura sociale e dell’approccio alla cultura, hanno fatto in modo che la bellezza cessasse di essere il fulcro dell’arte per diventare una qualità quasi accessoria.
Arrestando qui il breve excursus sulle avanguardie perenni che hanno stravolto il volto dell’arte nel “Secolo breve” (per quello, in caso possa interessare, vi suggerisco la mirabile opera di Władysław Tatarkiewicz “Storia di sei idee”), è evidente che i bambini si siano trovati ad essere le “vittime” predilette del relativismo estetico imperante e che molti bimbi siano confusi circa la natura della produzione artistica e della creatività.
Se, infatti, persino noi adulti fatichiamo a capire le ragioni che portano l’orinatoio presente negli Autogrill ad essere un mero strumento per la minzione, mentre quello di Duchamp è a tutti gli effetti un’opera d’arte, provate ad immaginare quale confusione di agita nella mente dei bimbi.
La tendenza a definire artistico ciò che è palesemente brutto o sgradevole può infatti venire compresa e assimilata solo mediante l’analisi delle spinte che hanno prodotto una determinata opera ed è evidente che i bambini non dispongano delle facoltà intellettuali o del bagaglio culturale necessario a comprendere quanto risulta, di fatto, pienamente controintuitivo.
Il punto prende proprio spunto (scusate l’accostamento di termini) dal modo in cui i bambini si approcciano all’arte, per ironizzare allegramente sui canoni imperanti e per mostrarci come tutti i bambini del mondo possano essere degli artisti, proprio in qualità di bambini.
Il punto, storia di un’opera d’arte imprevista
Al termine della lezione di disegno, la piccola Vashti appare furiosa e inconsolabile, dato che, a differenza di tutti gli altri bambini, non è riuscita a disegnare nulla ed è caduta vittima del proverbiale terrore del “foglio bianco” e della convinzione di non saper disegnare niente.
Dopo aver ironizzato sul suddetto foglio bianco, definendolo come “un orso polare in una tempesta di neve”, l’insegnante supera le resistenze della bimba e la invita ad apporre un punto sul suo foglio.
Una volta realizzato il punto che dà il titolo al libro, la maestra invita Vashti a firmare la sua opera e la saluta.
Quando torna a scuola, la bambina nota che il punto è stato incorniciato ed esposto in modo da renderlo visibile a tutti.
Fiera di sé, Vashti stabilisce senza ombra di dubbio che, se è riuscita a “disegnare” quel punto, potrà senz’altro farne di più belli, più grandi e più colorati.
Quasi posseduta da un inaspettato afflato artistico, Vashti inizia dunque a dipingere punti di differenti colorazioni, gradazioni e dimensioni, giungendo infine a dare vita ad un originalissimo punto ottenuto “per sottrazione”, vale a dire colorando lo spazio circostante alla forma geometrica.
I quadri di Vashti ottengono un enorme successo, tanto da venire tutti esposti in una sorta di galleria scolastica e da attirare l’ammirazione degli altri bambini.
Proprio un bimbo, complimentandosi con la piccola “artista”, rivela a Vashti di non sapere disegnare alcunché e di non poter dunque diventare bravo come lei.
Memore della lezione, la bambina invita il suo nuovo amico a tracciare una riga su un foglio e, nonostante la suddetta riga sia tutta sbilenca, a firmare la sua prima opera d’arte.
Il punto, come spiegare l’arte con ironia
Oltre all’originalissima riflessione sull’arte contemporanea e all’estrema relatività che ha di recente investito l’estetica, Il punto porta in dote una serie di riflessioni, tra il serio e il faceto, sul rapporto che lega i bambini alla loro creatività.
Nell’opera di Reynolds, l’espressione creativa è totalmente avulsa dal possesso delle tecniche di riferimento (come è naturale che sia durante l’infanzia), di modo da invitare i piccoli lettori a creare senza limiti e a scoprire il proprio talento artistico, a prescindere dagli esiti finali.
Se nel mondo adulto un certo bagaglio tecnico continua, nonostante tutto, ad essere la precondizione necessaria per dar vita ad opere di qualità, il bambino è pura creazione e, come tale, tutto ciò che realizza giova alla sua stessa natura e all’immagine che il piccolo vuole tramandare di sé.
incoraggiare i bambini a dipingere, a disegnare o a scrivere, significa dare voce ad un’interiorità che cerca nella creazione e nella creatività il mezzo per emergere e per acquisire confidenza in loro stessi.
Esattamente come la maestra de Il punto, il libro ci spinge a stimolare i bambini, a rispettare il loro potere creativo e ad incentivarli perché facciano sempre meglio, senza che il suddetto incentivo si trasformi in una costrizione o in una forzatura.
Il punto contiene al suo interno una rappresentazione fondamentale dell’infanzia e stimola noi stessi, in qualità di genitori e insegnanti, a rispettare quello spazio sacro in cui la creatività trova modi espressivi non necessariamente “belli”, ma non per questo meno interessanti o artistici.