Il regalo più grande, la differenza tra forma e sostanza

Il regalo più grande

Last Updated on 10 Dicembre 2018 by Maestra Sara

Opera a tema natalizio, Il regalo più grande è una divertente avventura che mostra al bambino la differenza tra forma e sostanza, portando il piccolo lettore a comprendere il valore dei sentimenti, a dispetto delle loro manifestazioni esteriori.

Giocando apertamente su tutto quanto risulta misurabile e quantificabile, in contrapposizione a quanto invece non lo è, Il regalo più grande traccia una sottile parabola che inizia dal desiderio di un possesso sempre più grande, per poi terminare col rimpianto di ciò che appare perduto proprio a causa di un anelito impossibile da soddisfare.

Nel corso di un’età in cui i bambini tentano di quantificare ogni cosa (la celebre espressione “quanto bene mi vuoi?” è la spia più evidente), Il regalo più grande mostra dunque il vero valore degli affetti, in contrapposizione alla sfera semantica legata alla grandezza e ai suoi illusori attributi.

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Vicenda che porta in dote una pluralità di significati, in grado di esulare ampiamente dall’atmosfera festiva in cui è stata ideata, Il regalo più grande pone dunque al giovane lettore alcuni preziosi interrogativi riguardanti la natura delle cose e di quella stessa felicità che consiste, quasi per antonomasia, nel desiderare ciò che abbiamo già, a prescindere dalla sua effettiva grandezza.

Come un icaro in miniatura, il piccolo protagonista dell’albo anela infatti a qualcosa di sempre più grande, fino a raggiungere profondità siderali che lo faranno ricredere sulla natura dei suoi desideri, portandolo a rimpiangere tutto ciò che, dalla sua nuova prospettiva, gli appare ora come infinitamente piccolo e distante.

Opera piuttosto originale e a tratti imprevedibile, il libro di Peter H. Reynolds si adatta alla perfezione alle esigenze intellettuali ed emotive di quei bambini di età compresa tra i 4 e i 5 anni che iniziano a provare una smisurata (quanto naturale, intendiamoci) affezione per gli oggetti fisici e che iniziano a stabilire metri di paragone proprio sulla base del possesso materiale.

Proprio quando il bambino inizia a desiderare sempre più oggetti, cioè, e a misurare i suoi coetanei sulla base del numero di giocattoli posseduti, letture come Il regalo più grande possono ampiamente far comprendere al piccolo la natura illusoria dei suoi aneliti, mostrandogli un drammatico scenario in cui l’affetto di mamma e papà risulta perduto, sulla base di una bramosia che tende a separarci dalle “cose” davvero importanti.

 

Il regalo più grande, storia di una ricerca senza fine

La mattina di Natale il piccolo Roland si sveglia e corre forsennatamente in salotto per vedere quale dono troverà sotto l’albero, spinto da un afflato comune a tutta l’infanzia.

L’entusiasmo del bambino viene rapidamente smorzato, tuttavia, dalla presenza di un pacchetto piuttosto minuto, decisamente non in linea con le misure auspicate dal piccolo Roland al momento del risveglio.

Anziché aprire il suo pacchetto e scoprirne così il contenuto, Roland decide a priori di non volere il regalo in questione e inizia ardentemente a desiderare un regalo più grande, mettendoci tanta enfasi dal riuscire davvero a trasformare il suo minuscolo pacchetto in uno nuovo, dotato di dimensioni maggiori.

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Tuttavia, anche il nuovo regalo non soddisfa le aspettative del bambino, che inizia a nuovamente a lamentarsi della grandezza relativa del pacchetto apparso sotto i suoi occhi.

Lo stessa schema si ripete nuovamente e Roland inizia a desiderare in modo sempre più intenso, fino a vedere comparire nuovi regali, mai abbastanza grandi da soddisfare la sua brama di doni.

Nemmeno quando il pacchetto ha ormai quasi raggiunto le dimensioni della sua dimora, il piccolo Roland appare soddisfatto e la sua delusione si è fatta ormai tanto cocente da spingerlo ad incamminarsi da solo nella neve, alla ricerca del fatidico regalo più grande.

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Dato che nessuno dei regali presenti sulla faccia del Pianeta Terra sembra in grado di saziare il suo metaforico appetito, il bambino decide di estendere il suo campo di ricerca, sale su un razzo e vola nello spazio alla ricerca di un nuovo dono.

Dopo aver vagato invano nell’universo, Roland lancia un’occhiata dal telescopio di bordo e vede, come per incanto, un minuscolo puntino disperso nello spazio, destinato a rimpicciolirsi ulteriormente man mano che il bambino si allontana.

Proprio la visione della Terra da lontano, porta Roland a cambiare completamente prospettiva e a desiderare intensamente di poter raggiungere quel minuscolo puntino dove si trova la sua casa.

Una volta che i suoi desideri sono stati esauditi, Roland capisce infine che il regalo più grande era proprio sotto i suoi occhi e che nessun dono può competere con l’affetto di mamma e papà.

 

Il regalo più grande, una parabola sulla cupidigia

Interamente incentrato sulla dicotomia tra forma e sostanza (il fatidico pacchetto non viene mai aperto), Il regalo più grande è una sottile parabola su quella cupidigia che ci porta spesso ad inseguire i nostri desideri, senza curarci di ciò che ci stiamo lasciando alle spalle.

La cupidigia rappresenta, nel corso della storia, una sorta di demone che si impossessa del bambino e che lo spinge a vagare perennemente alla ricerca di qualcosa di indefinito, senza mai voltarsi a guardare cosa sta effettivamente trascurando e quale fosse la sua fortuna iniziale.

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Ben presente anche negli adulti, il funesto sentimento si trova estremamente radicato nell’animo dei bambini piuttosto piccoli, dato che i bimbi vivono in un universo semantico in cui il possesso è spesso confuso con l’essere.

Ottima lettura, tanto per promuovere l’autentico “spirito del Natale”, quanto per far riflettere il bambino sull’importanza degli affetti, Il regalo più grande è un libro dal significato tanto smisurato da poter tranquillamente venire rinchiuso in un minuscolo pacchetto.

Il regalo più grande
  • Reynolds, Peter H. (Author)

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