Last Updated on 24 Marzo 2022 by Maestra Sara
Appena acquistato sull’onda delle curiosità (seppur con qualche perplessità), L’albero dei ricordi è rapidamente diventata una lettura dalla quale non riuscirò a prescindere facilmente e sicuramente la più bella sorpresa letteraria di questa stagione.
Inizialmente intimorita da una storia illustrata per bambini incentrata sulla morte, sul lutto e sulla sofferenza, ho dovuto abbandonare remore e pregiudizi già dopo poche pagine, quando la maestria narrativa di Britta Teckentrup è riuscita a trasfigurare una vicenda inizialmente piuttosto cupa in una fiaba moderna, soave e pienamente consolatoria.
Rappresentata in modo sublime, L’albero dei ricordi travalica infatti gli angusti confini della “storia illustrata per bambini” per trasformarsi rapidamente in una fiaba senza tempo, in cui una dolcezza commovente riesce ad introdurre una tematica centrale nell’universo infantile e a dipanare una matassa spinosa, andando a conferire una dimensione quasi tangibile alle numerose metafore che vengono impiegate per spiegare la dicotomia morte-ricordo.
Lontanissimo dai cliché di settore, incentrati su risposte parziali o su narrazioni che angosciano il bambino più di quanto non lo fosse in precedenza, L’albero dei ricordi riesce infatti a contrapporre alla naturalezza della morte, una sorta di “vita eterna” (virgolettatissimo) ideale, eppur terrena, che chiarisce appieno al bambino la natura di ciò che è contingente, da quanto è invece destinato a perdurare a dispetto della sua natura cagionevole.
L’albero dei ricordi, perché parlare della morte ai bambini?
Quando i bambini cominciano ad acquisire coscienza di sé e del ciclo vitale che origina ogni cosa, tutti i genitori del mondo cominciano a temere le tremende domande di rito legate a nascita e morte che prima o poi verranno loro rivolte.
Per quanto tutti noi vorremmo preservare il più a lungo possibile il piccolo di fronte alla sofferenza e lasciare che viva tutta la sua ingenuità in una dimensione in cui tutte le cose belle durano “per sempre” e in cui nessuno va mai via davvero (se non per brevi istante), arriva sempre (e troppo presto) il momento in cui la vita pone i nostri piccoli di fronte a contingenze dolorose e ad interrogativi esistenziali ante-litteram.
Se anche voi temete di trovarvi impreparati nel momento in cui i vostri bambini verranno a chiedervi dove vanno a finire le persone quando muoiono o perché non è possibile vivere per sempre, L’albero dei ricordi rappresenta una piccola opera d’arte, in grado di introdurre l’argomento in modo lirico e poetico, senza andare a sovrapporsi a quelle che sono le credenze religiose (o le non credenze) di mamma e papà.
A prescindere dal fatto che possiate credere o meno nell’esistenza del Paradiso, del Nirvana, della Reincarnazione, dell’Ade greco-romano o del Valhalla, nessuno al mondo può confutare il fatto che la morte porta in dote una componente di sofferenza e redenzione squisitamente terrena e contingente.
Proprio alla necessità di superare un grave lutto e di trasformarlo in un’occasione di riscatto si rivolge L’albero dei ricordi, riuscendo a distillare in poche pagine quella che De André avrebbe definito una “goccia di splendore”e a tracciare una sorta di filo conduttore che congiunge e unifica le varie credenze e i vari culti fin dall’alba dei tempi.
Ecco come è la strutturata l’opera de “L’albero dei ricordi”
L’albero dei ricordi prende il via con la desolante immagine di una volpe, ormai vecchia e stanca, che si avventura per il suo amato bosco innevato alla ricerca del suo spazio preferito, nel quale si adagia e muore, lasciando che la neve ricopra il suo corpo.
Ok, se siete riusciti a resistere alla prima tavola senza bagnare di lacrime il foglio e senza allontanare rapidamente una storia così triste, è mio dovere informarvi che, il proseguo della storia potrebbe farvi singhiozzare ancora di più ed evocarvi ricordi taglienti, ma che, giunti all’ultima pagina, un senso di dolce malinconia farà capolino nel vostro spirito, portandovi a ringraziare (metaforicamente) l’autrice del libro, il suo editore e persino la cassiera che vi ha battuto lo scontrino.
Dopo la morte di Volpe, L’albero dei ricordi a narra di una sorta di funerale silenzioso che vede tutti gli amici della povera creaturina defunta giungere alla spicciolata per rendere un silenzioso omaggio alla volpina e radunarsi intorno al corpo esanime con il cuore gonfio di mestizia.
Proprio la rottura di un silenzio che sembra ormai diventato palpabile, amplificato dalla neve che cade soffice, genera una sorta di miracolo che porta tutti gli altri animali a voler prendere la parola per ricordare i momenti felici trascorsi con Volpe e il suo animo gentile.
Non appena Gufo comincia a ricordare dell’infanzia felice trascorsa con Volpe, Sorcio a narrare la meraviglia dei tramonti osservati insieme e Orsa a raccontare della primavera in cui Volpe si prese cura dei suo cuccioli, dallo spiazzo in cui è ormai sepolta Volpe comincia infatti a crescere un ramoscello arancione.
Man mano che tutti gli animali continuano a parlare di Volpe, il ramoscello cresce fino a trasformarsi in un gigantesco albero, destinato a diventare il più alto del bosco e ad offrire futuro riparo e svago a tutte le creature che avevano amato Volpe in vita.
Proprio grazie all’albero, Volpe continua a vivere per sempre nel cuore dei suoi amici e la sua memoria viene tramandata in eterno, riportando in auge quel “per sempre” che definisce l’immaginario infantile e che appariva inevitabilmente infranto dal decesso con cui si apriva l’opera.
L’albero dei ricordi: perchè secondo me è un libro imprescindibile
A prescindere dall’opinione individuale sulla morte, sulla sofferenza e sul lutto, L’albero dei ricordi riesce ad elevarsi ad una sorta di archetipo universale, in grado di fungere da chiave d’accesso per introdurre il ciclo vitale ai bambini senza mai essere stucchevole, retorico o scontato.
A mio avviso davvero destinato a divenire un classico senza tempo (al pari di fiabe secolari) e una lettura quasi obbligata nel lungo percorso di formazione emotiva dei bambini, l’Albero dei ricordi è una piccola poesia consigliata a chiunque voglia esorcizzare tutti quei fantasmi che cominciano ad agitarsi nella nostra testa durante la prima infanzia e che invocano redenzione e sublimazione per tutto il corso della nostra vita.