Last Updated on 3 Dicembre 2018 by Maestra Sara
Molto ironico e divertente, La cena di Natale è un superbo albo illustrato che sfata, in modo giocondo, l’assunto di Nietzsche che prevede l’impossibilità di dare vita ad un banchetto senza che la crudeltà risulti il movente per l’abbuffata.
Le velleità venatorie e sacrificali che si trovano alla base dei banchetti natalizi, fin dall’alba dei tempi, diventano qui lo spunto per dare vita ad un’insolita storia d’amicizia che prevede la preda in grado di irretire i suoi cacciatori, fino al punto di suscitare autentica affezione in coloro che avevano l’acquolina in bocca alla sola idea di poterla mangiare.
Senza mai scadere nella retorica animalista fine a se stessa, La cena di Natale dipinge così un abile quadretto morale attraverso una sorta di inversione di ruoli, che porta la vittima designata (una simpatica tacchina) ad avere una netta rivincita sui tre feroci (ma poi non tanto feroci) predatori.
Quasi a voler elogiare lo spirito del Natale in senso assoluto e quella infinità generosità che si trova alla base della ricorrenza, Magali Le Huche e Daniel Dargent dipingono cioè una splendida commedia che prevede la vittima volenterosa di compiacere i propri carnefici, fino al punto di diventare parte integrante del loro nucleo sociale e ad impedire un sacrificio che avrebbe ormai assunto i connotati del sacrilegio, trovandosi la tacchina in questione ad essere diventata quasi un “membro della famiglia” agli occhi della volpe, del lupo e della donnola che avevano intenzione di mangiare la malcapitata.
Senza mai chiarire a fondo la natura intellettuale della tacchina, perennemente sospesa tra un’autentica ingenuità e una scaltrezza di fondo, La cena di Natale mira proprio a portare il bambino a guardare le cose da una prospettiva diversa, facendogli capire come la vicinanza modifichi i rapporti e la percezione di noi stessi.
Esattamente come nessuno di noi si sognerebbe mai di mangiare il proprio animale domestico, per ragioni legate all’affetto, al buon senso e alla più basilare moralità; così i protagonisti de La cena di Natale giungono ben presto a sviluppare un senso empatico tanto forte nei confronti della tacchina da non poter più portare a termine la loro missione, dato che quello che era all’inizio “una semplice tacchina” in astratto è ora diventato “questa specifica tacchina”, dotata di una sfera di inclinazioni tanto forte da farla ormai risultare quasi una “persona” a tutti gli effetti.
La cena di Natale, storia di un banchetto mancato
In previsione della solenne cena di Natale, la volpe è stata incaricata dal lupo e dalla donnola di rubare una tacchina, da cucinare e mangiare il giorno dell’Avvento.
Decidendo di muoversi in anticipo sulla ricorrenza, la volpe porta a termine il suo compito senza troppi sforzi, rapendo la tacchina più bella che le capita a tiro e portandola nella sua tana, in previsione del Natale.
Non appena la strana coppia giunge all’interno della dimora della volpe, la Signora Tacchina, di nome Cesarina, comincia a muovere una serie di obiezioni piuttosto marcate, tutte incentrate non sul suo futuro sacrificio, ma sulle esatte modalità con cui il suddetto sacrificio dovrà avere luogo.
In base ad un’estrema ingenuità o ad una furbizia altrettanto marcata (la natura della tacchina non è mai chiarita e questo è sicuramente uno dei punti di forza de La cena di Natale), Cesarina inizia infatti a recriminare sul disordine che aleggia in casa della volpe, sostenendo che nessun banchetto si possa svolgere in condizioni igieniche tanto penose.
Accade così che la tacchina convinca la volpe a riordinare secondo i suoi dettami e che , una volta manifestatisi anche il lupo e la donnola, riesca ad applicare lo stesso schema dialettico con successo, convincendo le tre fiere del fatto che, prima di mangiarla, avrebbero dovuto metterla all’ingrasso, come tradizione impone.
Entro breve, la Signora Tacchina inizia a dettar legge in casa della volpe, cucinando i suoi piatti preferiti, obbligando gli animali a lavarsi le zanne dopo i pasti, dando disposizioni relative agli addobbi di Natale ed invitando la volpe, la donnola e il lupo a giocare a canasta con lei, senza far capire agli altri, tra l’altro, quando bara al gioco.
Dopo numerose giornate trascorse in compagnia e dopo numerosi dettami relativi alla corrette modalità per festeggiare il Natale, arriva finalmente la notte della vigilia e la tacchina, con il suo solito modo di esprimersi, riprende i tre animali per non avere ancora pensato a come cucinarla, suggerendo una cottura lenta, di tipo flambè, con del Porto.
Dopo tutto il tempo trascorso felicemente insieme, il lupo, la volpe e la donnola non se la sentono più di mangiare colei che è diventata, a tutti gli effetti, una loro amica e aspettano che la Signora Tacchina li cavi d’impaccio con una nuova proposta.
Il giorno di Natale, Cesarina comprende la situazione e invita le tre fiere a metterla nuovamente all’ingrasso, in previsione della cena di Natale dell’anno successivo.
Il libro finisce con la tacchina che prepara la fatidica cena di Natale per tutti e con un identico schema che si ripete anno, dopo anno, con i quattro animali sempre più grassi e felici ad ogni nuova ricorrenza.
La cena di Natale, un’insolita amicizia
La cena di Natale è dunque la storia di un’amicizia quasi impossibile che si sviluppa solo perché, irretiti dalla tacchina, i predatori hanno il coraggio di guardare più da vicino la loro preda, fino a riconoscervisi e a potersi specchiare in una persona (per modo di dire) tanto gradevole da non poter venire più sacrificata.
Metafora del bullismo, della prepotenza e delle idee astratte che spesso governano il nostro modo di agire, La cena di Natale è dunque un invito a cercare di conoscere a fondo le potenziali “vittime” del nostro carattere e a comprendere come andare d’accordo sia di lunga preferibile rispetto a qualunque atto di sopraffazione.
Proprio l’armonia e la convivialità della Notte Santa realizzano una sorta di miracolo, appianando i contrasti e invertendo quei ruoli che i protagonisti della storia (tacchina compresa) avevano sempre percepito alla stregua di un dato di fatto, impossibile da capovolgere.
Brillante nei dialoghi e nelle illustrazioni, La cena di Natale è un davvero un ottimo testo da leggere in previsione dell’avvento, magari per far capire ai più piccoli come possano tranquillamente esistere banchetti, anche senza crudeltà.