La letteratura per l’infanzia: breve storia dei libri per bambini

la letteratura per l'infanzia

Last Updated on 4 Aprile 2022 by Maestra Sara

Esattamente come accade per la letteratura “adulta”, l’espressione “letteratura per l’infanzia” è in realtà un gigantesco contenitore aspecifico, all’interno del quale si possono trovare milioni di opere che spaziano tra tematiche e livelli qualitativi differenti, lungo un arco pressoché infinito.

Gusti a parte, nessuno al mondo potrebbe avere dubbi sul fatto che autori diversissimi tra di loro, come Fabio Volo, Murakami Haruki e Tolstoj, facciano parte di un medesimo filone umano, che porta le loro opere a venire incluse nell’etichetta comune definita dalla “letteratura”.

Salvo il caso di lettori profondamente eclettici, è tuttavia molto improbabile che gli amanti dei tre autori sopraccitati rappresentino un universo sovrapponibile, data l’incolmabile differenza di stili, tematiche e messaggi veicolati che separa le produzioni artistiche dei tre scrittori in questione.

Seppur logicamente meno vasto, il mondo della letteratura per l’infanzia presenta al suo interno le stesse distinzioni e le stesse differenze, racchiudendo tipologie di opere assolutamente non paragonabili tra loro, tanto nella forma, quanto  rispetto al contenuto.

libri per bambini

Pur essendo tutte opere letterarie dedicate ai bambini, un libro che invita i piccoli lettori all’utilizzo consapevole del vasino e un albo illustrato di Britta Teckentrup, ad esempio, condividono solo il fatto di essere stampati su carta e di presentare illustrazioni al loro interno, data la nettissima discrasia che vige tra le opere.

Senza nulla voler togliere alle infinite opere che nascono e muoiono sulla base di specifiche esigenze, il mio intento è quello di voler tratteggiare, a grandi linee, una breve storia della letteratura per l’infanzia, andando a separare le opere letterarie vere e proprie dai tanti pamphlet anti-pannolino e anti-ciuccio che affollano gli scaffali delle librerie in modo caotico e disordinato.

Nel tracciare una breve storia dei libri per bambini, mi concentrerò dunque solo sull’accezione ristretta che definisce i parametri e i confini della letteratura per l’infanzia, analizzando storie  provviste di trama e messaggio morale, e tralasciando tutte quelle tipologie narrative che, pur rientrando a pieno titolo nella macro-categoria, nascono e muoiono sulla base di una specifica contingenza.

Questa lunga premessa serve per manifestare da subito l’intenzione di escludere dal novero (questa volta in senso ristretto) della “letteratura per l’infanzia” tutti quei testi che non si trovano animati da velleità letterarie nel senso nobile del termine.

letteratura bambini

Intendiamoci, non ho nulla contro i libretti “di scopo” (talvolta, anche se raramente, “funzionano” pure); solo che non hanno nulla a che vedere con il percorso che ho tracciato per questo articolo; un percorso che pone la sfera emotiva e intellettuale del bambino al centro della narrazione e che mira ad offrirne una sorta di archetipo letterario universale, mediante l’impiego di simboli e metafore.

Una volta raschiata via la patina dell’ambiguità semantica e dei confini troppo estesi, per “letteratura per l’infanzia” intenderò dunque, d’ora in poi, qual vasto complesso di opere che mira apertamente a stimolare la fantasia, l’intuito e la creatività dei bambini, attraverso narrazioni coerenti, personali ed emotivamente significative.

In questo senso, sono libri per bambini a tutti gli effetti tutte quelle produzioni letterarie che impiegano l’elemento narrativo per favorire l’immedesimazione del piccolo lettore con i personaggi creati, per affinità o per differenza, e che intendono veicolare messaggi di natura morale o didattica, ricorrendo all’artificio dell’intreccio, esattamente come accade per la “letteratura adulta” dalla quale eravamo partiti.

Proprio la centralità del messaggio morale e didattico rappresenta lo stimolo narrativo alla base della nascita della letteratura per l’infanzia e dello sviluppo del primo genere letterario per bambini, vale a dire la favola.

 

La letteratura per l’infanzia dal XII secolo a.c. ad oggi

 

Per quanto le origini della favola si trovino ad essere, in parte, controverse, non vi è dubbio che la declinazione verso un pubblico molto giovane rappresenti la naturale collocazione dei primi racconti morali, generalmente a tema animalesco, che vennero codificati nell’era precristiana.

Nata in Egitto nel XII secolo a.c. e portata al massimo splendore da Esopo e Fedro, la favola non è altro che un breve racconto morale, in cui agli animali viene delegato il compito di incarnare vizi e virtù umane, lungo un balletto di opposti che vede contrapposto tutto ciò che viene reputato “bello e buono”, con ciò che invece è, per sua stessa natura, portatore di disvalore.

A differenza dei celebri componimenti greci legati all’epica (a loro modo precursori della successiva fiaba) e alla tragedia, la favola ha rappresentato, fin dall’origine, la chiave d’accesso privilegiata alla mente e al cuore dei bambini, basandosi su narrazioni tanto brevi e stilizzate da risultare immediatamente comprensibili, anche ad un pubblico ben lontano dal raggiungere la piena maturità intellettuale.

letteratura per l'infanzia favole

Grazie alla natura dicotomica (e spesso estremamente manichea) dei componimenti, attraverso il racconto di favole si insegnavano ai bambini i segreti relativi alla natura umana, laddove la filosofia non avrebbe mai potuto cogliere nel segno, e si trasferiva un bagaglio emotivo da tramandare generazione dopo generazione.

Il fatto che noi, a distanza di secoli e millenni, continuiamo a reputare racconti come “il corvo e la volpe” o “la cicala e la formica” alla stregua di capisaldi della letteratura per l’infanzia, denota in modo immediato come la tradizione antica mirasse ad offrire ai bambini una sorta di distillato umano assoluto, in grado di resistere agli assalti del tempo e al variare dei costumi morali.

A prescindere dalla morale imperante in una data epoca storica, l’avarizia, la cupidigia o la vanagloria sono e continueranno ad essere dei disvalori assoluti, da spiegare ai bambini attraverso quella metafora animalesca che consente di astrarre il messaggio didascalico dal contesto in cui è stato generato.

Al tramonto dell’epopea legata alla favola, andò via via ad affermarsi la fiaba come forma di intrattenimento prediletta da declinare all’infanzia.

Spesso confusa con la favola nel linguaggio comune, la fiaba è in realtà il prodotto di antichissime tradizioni popolari e si compone di caratteristiche semantiche, narrative e morali del tutto differenti da quelle che caratterizzano la favola.

Le fiabe sono infatti racconti piuttosto lunghi e strutturati, in cui l’elemento magico risulta centrale e in cui il messaggio morale che si intende veicolare è molto meno lampante rispetto a quello delle favole, dato che la narrazione riveste un ruolo di spicco rispetto al narrato.

In sostanza, mentre le favole sono per lo più brevi racconti che nascono e muoiono in funzione del messaggio didascalico che intendono tramandare, le fiabe rappresentano una forma di intrattenimento molto più complessa ed emotivamente forte.

fiaba

 

Se la lettura, ad esempio, de “La volpe e l’uva” stimolerà nel bambino un’immediata riflessione sul senso di quanto appena udito, “Cappuccetto rosso” trasporterà invece i più piccoli in un universo emotivo in cui la paura, le speranza e la redenzione si faranno largo nel loro animo, portandoli a vivere la narrazione con un approccio del tutto diverso.

Pur presentando un messaggio di tipo morale al suo interno, generalmente riconducibile allo schema che parte dall’errore e si conclude con la redenzione successiva all’inevitabile castigo, la fiaba vive in funzione delle emozioni che riesce a suscitare nel bambino e della capacità di riuscire ad attirare la sua attenzione, facendolo appassionare alla storia.

Per quanto anche le origini della fiaba si trovino ad essere incerte e oggetto di discussione da parte di due distinte correnti accademiche (che prevedono, rispettivamente, il genere letterario come “letteratura per l’infanzia” tout court o come frutto di tradizioni non necessariamente destinate ai bambini), non vi è dubbio alcuno che, fin dalla sua prima comparsa, la fiaba sia riuscita a farsi breccia nell’immaginario infantile, in virtù di figure archetipiche in grado di incarnare alla perfezione l’immaginario dei più piccoli.

Lupi, draghi, streghe e orchi rappresentano da sempre una sorta di concretizzazione delle paure primordiali dei bambini, legate alla deformazione del corpo e all’assunzione di tratti mostruosi, necessariamente associati dai più piccoli ad una cattiveria dell’animo, generata a partire da un rancore per la propria condizione.

Una strega, ad esempio, deve per forza essere malvagia, agli occhi di un bimbo, proprio perché il tempo le ha sottratto gioventù e bellezza, facendole crescere nel petto una qualche forma di rancore verso tutti coloro che godono ancora di tali attributi, bambini stessi in primis.

Lungamente rimaste confinate nel novero della tradizione orale, al pari di buona parte della favole, le fiabe hanno trovato una loro codificazione letteraria a cavallo tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, quando i primi afflati romantici spinsero numerosi autori a raccogliere e rielaborare quei racconti tanto intrisi di emotività da non poter lasciare indifferenti.

Il successo delle fiabe raccolte da Perrault, dai fratelli Grimm o da Andersen, fu tale da dare il “la” ad una produzione di fiabe scritte “ex-nihilo”, non necessariamente basate sugli archetipi tradizionali e su quei medesimi racconti di origine medievale ai quali la fiaba classica aveva fino ad ora attinto.

Se la breve spinta verso la fiaba si esaurì, tutto sommato, rapidamente e senza esiti di rilievo, è da notare come proprio il rinnovato interesse per la letteratura per l’infanzia portò Oscar Wilde a comporre alcune delle fiabe più belle di sempre.

wilde libri bambini

Forse l’atto ultimo della fiaba classica e il suo canto del cigno, “Il principe felice e altri racconti” rappresenta tuttora un patrimonio letterario ineludibile e uno dei più mirabili esempi di quanto i concetti astratti, come la Bellezza e la Generosità, possano venire riferiti ad un versante legato all’infanzia in modo puro, autentico ed entusiasmante.

Fatta eccezione per un ultimo disperato tentativo di far sopravvivere gli schemi narrativi della fiaba dando loro una nuova connotazione estetica e figurativa (si pensi alle avanguardie russe e a componimenti musicali come “Pierino e il lupo”), il “secolo breve” assistette ad un lento crepuscolo della fiaba classica (e dei moventi romantici che l’avevano generata) e alla nascita di una vera e propria letteratura per l’infanzia moderna, resa possibile dai mutamenti estetici che avevano sconvolto il mondo dell’arte e dalla nascita di un mercato editoriale sempre più attento alle esigenze dei bambini.

Lo stravolgimento dei canoni estetici che avevano regnato sovrani fino al termine dell’800 e la nascita di avanguardie sempre più variegate e socialmente “impegnate”, si sono posti come terreno fertile per lo sviluppo di figure estetiche e professionali, come l’illustratore per l’infanzia, in grado di dare un metaforico volto alle storie per bambini e, sovente, di idearne di nuove, proprio a partire da moventi di natura estetica.

Eminenti personalità come Leo Lionni, Bruno Munari o Eric Carle nascono nell’alveo delle avanguardie estetiche novecentesche, per poi reinventarsi in qualità di autori e illustratori per l’infanzia, una volta cessato l’afflato estetico che aveva caratterizzato l’inizio della loro carriera.

Facendo tesoro delle competenze artistiche maturate durante il periodo di militanza nella corrente futurista, Leo Lionni e Bruno Munari, ad esempio, scoprono un intero universo da esplorare; un universo che si rivolge ai bambini parlando il linguaggio della modernità e mandando in soffitta tutti gli stereotipi letterari considerati ormai logori e passati.

A contribuire al successo della letteratura per l’infanzia vi è anche (e forse soprattutto) una sorta di mutamento di prospettive sociali che è andato via via affermandosi dagli anni’60 del secolo scorso e che ha posto la genitorialità al centro del nascente mercato libero globale.

Se, un tempo, “fare i genitori” era un’attività piuttosto approssimativa e nessuno al mondo si sognava di dare consigli agli altri su come educare i propri figli, a partire dal secondo Dopoguerra comincia a serpeggiare l’idea nel tessuto sociale che “fare la mamma (o il papà)” sia una vera e propria professione (se non addirittura un’arte) e che il modo in cui educhiamo i nostri figli possa essere messo in stretta correlazione con la loro futura felicità e con il loro ipotetico successo.

lionni libri per bambini

Ecco dunque che, al pari di giocattoli sempre più sofisticati, il mercato comincia a venire invaso da prodotti editoriali rivolti ai più piccoli, attraverso i quali i genitori avrebbero potuto porre rimedio alle loro lacune educative e trovare un valido supporto nelle variopinte voci rappresentate da scrittori più o meno autorevoli.

Tutta questa spinta ha avuto il merito di porre il bambino al centro del tessuto sociale e di dare vita ad un’intera generazione di autori e illustratori che si rivolgevano direttamente ai più piccoli, trasformando la letteratura per l’infanzia in un’autentica missione professionale, artistica ed esistenziale.

Data la volontà di narrare e illustrare tutto lo scibile umano, la spinta bambino-centrica finì dunque per tradursi nella genesi di storie nuove e attuali e per ridare, per converso, nuovo slancio vitale a quei generi letterari, come la favola e la fiaba, che parevano ormai destinati ad un ruolo minoritario.

Man mano che gli anni passavano e che i nuovi professionisti affinavano la loro tecnica e la loro creatività, i libri per bambini sono diventati gradualmente sempre più curati, vari e puntuali, tanto che oggi non fatichiamo a riconoscere la reale valenza artistica degli albi più belli e che consideriamo i grandi autori per l’infanzia al pari dei romanzieri o dei compositori di racconti “adulti”.

Tutte le opere per l’infanzia, dalla favola alla modernissima storia illustrata dotata di inserti pop-up, si trovano tuttavia ad essere congiunte lungo un sottile filo che ne definisce gli scopi, ponendo l’educazione e la crescita morale del lettore al centro della narrazione.

Al mutare delle vesti e delle confezioni, la letteratura per l’infanzia rimane sempre uno dei modi per educare i nostri figli, facendo leva su quel valore del buonsenso e dell’empatia che si pongono come tappe complementari alla regola nel percorso di crescita intellettuale, emotiva e morale dei più piccoli.

Per saperne di più..