Last Updated on 5 Novembre 2018 by Maestra Sara
Tanto geniale, quanto genuinamente commovente, La prima volta che sono nata è un testo dolcissimo e imprevedibile che riesce a strappare lacrime autentiche ai genitori (e talvolta persino ai bambini) senza il bisogno di dover ricoprire di miele e zucchero le sue pagine.
Priva di quelle edulcorazioni, deformazioni grottesche e caricature morali che spesso definiscono i parametri specifici della letteratura di settore, La prima volta che sono nata non è infatti che il racconto della Vita (con la V maiuscola) in tutta la sua bellezza e in tutta la sua ciclicità.
Realizzato da Vincent Cuvellier e Charles Dutertre, La prima volta che sono nata trova il suo punto di forza nel riuscire a rievocare i momenti salienti di una vita senza volerli sublimare a tutti i costi e senza presentarli per quello che non sono, lasciando che sia la vita stessa ad esprimere tutto il suo lirismo.
Se numerosi libri per bambini dal forte accento “sentimentale” ricorrono cioè ad artifici narrativi rivolti ad estremizzare e addolcire il vissuto, La prima volta che sono nata si limita ad esporre una serie di ricordi che diventano toccanti proprio perché specchio fedele della vita di ognuno di noi e per la sottile malinconia che ci rievocano ogni volta che lanciamo la mente in direzione del nostro passato.
Se proviamo per un attimo a ripensare al tenero abbraccio di nostra madre, alle carezze forti di nostro padre, al primo giorno di scuola, alla volta che siamo finiti in castigo, alle ansie prima del diploma, ai precoci innamoramenti, un sorriso agrodolce ci si stamperà sicuramente sul volto, senza alcun bisogno di traslare gli eventi su un piano poetico, perché la vita, in fondo, è già poesia essa stessa.
La prima volta che sono nata non è altro, in questo senso, di un piccolo sguardo lanciato sulle nostre singolarità e di una fotografia che coglie alla perfezione tutti quegli attimi che hanno definito la nostra natura e che continuiamo a portarci appresso lungo il nostro cammino.
Fino ad ora mi sono focalizzata sull’impatto emotivo prodotto dalla lettura di La prima volta che sono nata su un pubblico adulto, perché l’opera è interamente e pienamente comprensibile solo agli occhi di coloro che hanno raggiunto una maturità tale da poter rincorrere la propria infanzia e la propria giovinezza con sguardo sognante.
Questo non significa, tuttavia, che il libro non si trovi ad essere adattissimo anche ad un pubblico di bambini e che la sua lettura ai più piccoli non porti in dote autentici insegnamenti sul significato della vita umana.
Declinato al versante relativo all’infanzia, il testo assume infatti un’ulteriore connotazione profonda, riuscendo a chiarire al piccolo lettore i misteri e le meraviglie della vita umana, a partire dal suo profondo e sublime atto fondativo.
Leggendo (o ascoltando) La prima volta che sono nata un bambino piccolo apprende subito come la sua vita e tutte le altre vite si compongano di momenti irripetibili e speciali, contraddistinti da un’infinità di “prime volte” e da un bagaglio emotivo che cresce proprio a partire dalle primissime esperienze.
La prima volta che sono nata, la vita umana attraverso i momenti speciali
La prima volta che sono nata inizia con la frase che dà il titolo al libro e che inaugura una serie di piccole narrazioni incentrate su altrettante prime volte.
L’io narrante inizia così a “ricordare” il giorno in cui è nata, quando ha pianto, è stata sollevata da gigantesche mani e deposta sul grembo materno, dove ha avuto il suo primo nutrimento, ha smesso di piangere e ha visto gli occhi di sua madre.
La narrazione si snoda poi attraverso una serie di ricordi (inizialmente simulati) che prevedono la protagonista del libro intenta a narrare il primo incontro con suo papà, visibilmente commosso e felice; a rimembrare la prima volta che ha afferrato il suo nome (Nina) disperso in un oceano di parole a lei incomprensibili e la paura di fronte al primo bagnetto della sua vita.
Il racconto procede così attraverso i momenti salienti della vita di Nina (primi passi, prime cadute, primi sogni, prima volta di fronte al mare) in modo che il lettore abbia le percezione che la narrazione sia operata da una bambina, desiderosa di esporre le tappe della sua vita che l’hanno resa quello che è.
Man mano che i ricordi aumentano e si intensificano, si comprende tuttavia che La prima volta che sono nata non è la storia di una bambina, ma di una persona ormai adulta che ricorda la sua infanzia con toni e parole tipiche dei bambini.
La narrazione conduce infatti il lettore in direzione dei primi innamoramenti, delle prime delusioni e di quella maturità sentimentale che porta Nina a rimanere incinta di una bambina, alla quale è dedicato il commovente racconto per immagini.
La prima volta che sono nata, una poesia attraverso suoni e immagini
Molto probabilmente il mio breve riassunto di La prima volta che sono nata ha reso un’immagine distorta e imparziale del libro, non perché io fatichi a riassumere la trama di un testo scritto (almeno spero!), ma perché il testo è un’autentica poesia e come tale rischia di venire sminuita da una qualunque parafrasi.
La prima volta che sono nata è sostanzialmente un libro che chiede a gran voce di venire letto in tutta la sua dolcezza e di venire interiorizzato, senza ulteriori disamine e riassunti.
La breve trama non è qui infatti che il pretesto per gioire di quelle piccole perle emotive che il libro regala, pagina dopo pagina, rievocando un vissuto dalle tinte universali, abilmente racchiuso nella singolarità di Nina, qui in veste di arcehtipo narrativo di ogni bambina, di ogni ragazza, di ogni donna e di ogni madre presente al mondo.
Mostrando un duplice percorso emotivo che procede dal singolare all’universale per poi sciogliersi nuovamente nella singolarità del lettore, La prima volta che sono nata diviene così non la storia di una singola vita, ma la storia di tutte le vite; una storia da tramandare a coloro che verranno alla luce e che si riconosceranno, una volta cresciuti, in quel vortice di esperienze che ci accomuna oltre le differenze individuali.
Ribadisco come, pur parlando al cuore degli adulti, La prima volta che sono nata si trovi ad essere una lettura adattissima per i bambini; probabilmente lieti a loro volta di stupirsi del miracolo della vita e di tutte quelle prime volte che li hanno resi ciò che sono ora.