Last Updated on 5 Aprile 2022 by Maestra Sara
Superata la convulsa fase della crescita legata all’età dei “mezzani”, le letture per bambini di 5 anni acquistano un senso nuovo e portano in dote il compimento di quel lungo percorso che appare ormai completo e, al tempo stesso, propedeutico per le prime letture autonome (per il mio post sul tema, clicca qui).
Se il bambino di quattro anni anelava al raggiungimento della maturità intellettuale (sempre relativa, si intende) e alla piena autonomia (vedi post), ecco che il quinto anno d’età porta in dote quell’ulteriore sviluppo esponenziale della sue capacità in grado di fargli salire, senza troppi sforzi, l’ultimo gradino mancante.
Ovviamente impossibile da paragonare ad un adulto o ad un bambino che frequenta la scuola primaria, il bimbo di cinque anni è comunque “grande” in un’accezione ampia, che esula dalla semplice etichettatura che definisce le fasce anagrafiche, all’interno delle scuole dell’infanzia e che, per tanto, tenderà a votarsi in direzione letture per bambini di 5 anni tout-court e non di semplici surrogati semantici.
Un bambino di cinque anni è pienamente autonomo da un punto di vista fisico: ricorda a fatica l’epoca in cui i genitori dovevano vestirlo e cambiarlo; cammina per lunghi tratti senza stancarsi; inizia a manipolare alla perfezione strumenti in grado di fargli trasformare la realtà circostante; si arrampica dove vuole; non ha bisogno di essere ripreso mentre cammina per strada; sa come comportarsi nei luoghi pubblici e conosce alla perfezioni le basilari regole del vivere condiviso.
Anche a livello intellettuale, il bambino si sente (e spesso lo è) pienamente autonomo, partecipando alle conversazioni degli adulti, esprimendo un punto di vista proprio sulle questioni che lo interessano, prendendosi cura e trasferendo competenze ai bambini più piccoli della scuola materna, rifiutando di accettare acriticamente tutto quanto gli viene propinato e avendo ormai preso coscienza di quei limiti intrinseci che lo portano a non compiere una determinata azione, in caso il bimbo scorga un pericolo in agguato.
Il raggiungimento del traguardo verso il quale tendeva in maniera marcata fino a poco prima, porta il bambino in direzione dell’ennesimo cambio di inclinazioni, abitudini, aspirazioni e gusti; dal momento che ormai si sente al termine di un percorso ed inizia a chiedere sempre di più al suo intelletto e al suo rinnovato senso morale.
Letture per bambini di cinque anni, una rinnovata moralità
Già, senso morale; proprio intorno a quest’età, il bambini cominciano a sviluppare un senso empatico reale, in grado di portarli a distinguere il “bene” dal “male” in modo autentico, grazie alla capacità di immedesimarsi negli altri e di provare, figuratamente, lo stesso dolore e lo stesso piacere che provano i loro simili.
Se prima della soglia anagrafica in questione, il bambino distingue il “buono” dal “cattivo” sulla base di nozioni imposte dall’alto, a cinque anni i piccoli cominciano a distinguere in modo autonomo ciò che può procurare gioia negli altri, da ciò che, invece, genera solo dolore.
Quando un bambino di cinque anni dice: “Questo non si fa!”, non sta ripetendo un mantra che mamma e papà gli hanno trasmesso, ma sta affermando una sua personale convinzione etica sul mondo; convinzione basata su ciò che egli crede giusto, in base alla sua capacità di provare empatia col destinatario di una determinata azione.
Salvo scatti di ira dovuti a liti furibonde, ora il bambino non spintona più i suoi coetanei per paura che la maestra lo riprenda e lo metta in castigo, ma perché sa cosa possono provocare gli spintoni e non prova piacere alcuno nel ferire un suo simile, né tanto meno vuole vedere cosa accade spingendo qualcuno in terra per il gusto di farlo.
Ovviamente, i confini sono sempre labili, soggettivi e soggetti al temperamento di ogni individuo: esistono bambini di tre anni che non spintonerebbero mai qualcuno e adulti di quaranta che invece, sotto sotto, morirebbero dalla voglia di ribaltare dalla sedia un loro collega per fargli uno scherzo di pessimo gusto.
Il punto della questione non sta tanto in ciò che il bambino fa o non fa, ma nella consapevolezza che quello che sta facendo può tranquillamente venire inserito nelle macro-categorie legate al Bene e al Male e che dunque, il senso morale ha davvero fatto capolino nel suo animo.
Da tutto questo consegue, logicamente, che le letture per bambini di 5 anni più adatte a guidare il piccolo lettore sono libri in cui la moralità non viene più esplicitata in modo didascalico, ma che, al contrario, danno per acquisito quel bagaglio etico che guida la comprensione delle specifiche trame.
Letture per bambini di 5 anni, l’impiego allusivo del linguaggio
La completezza fisico-organica legata allo sviluppo fisico, l’autonomia intellettuale e lo sviluppo di un’embrionale moralità portano dunque il bambino a poter uscire dai confini letterari che erano stati tracciati per lui e a spingerlo in direzione di storie nuove; non solo più complesse, ma anche vagamente allusive.
Il piccolo si trova ormai a proprio agio con i concetti astratti e può dunque cimentarsi con letture per bambini di 5 anni che impiegano il linguaggio, non in semplice veste di denotazione, ma anche come forma di gioco per riferirsi a qualcos’altro.
Un bambino di tre o quattro anni a cui viene letta, per esempio, l’espressione “Muoio di sonno” necessita di spiegazioni continue per comprendere che: il personaggio in questione non sta realmente morendo; che è (quasi) impossibile morire di sonno e che la breve espressione “muoio di” può essere applicata a numerose condizioni in veste accrescitiva.
Con una certa fatica e con un notevole sforzo intellettuale, il bimbo giungerà a comprendere come “morire di sonno” sia l’equivalente linguistico di “avere molto sonno”, con suo sommo stupore, dato che le corrispondenze istituite nel linguaggio naturale di riferimento erano, fino a quel momento, semplicemente univoche.
Il bimbo di tre o quattro anni è fermamente convinto che parole e frasi significhino una e una sola cosa, per cui prende tutto alla lettera e fa fatica a comprendere giochi di parole, espressioni figurate e doppi sensi.
Al compimento del quinto anno, questa abilità è invece ormai acquisita e si può tranquillamente scegliere letture per bambini di 5 anni che impieghino il linguaggio in modo giocoso e che non risultino troppo strettamente legate allo schema che conduce dalla parola al referente.
Stesso discorso vale per i concetti astratti: un bambino di tre anni e mezzo, ad esempio, sa cosa vuol dire “essere buono”, ma non comprende cosa sia la “bontà”, perché l’espressione non si riferisce in modo diretto a nulla che possa prevedere una forma mentale sulla quale fare affidamento.
Dopo il compimento dei cinque anni, questo scoglio risulta superato e si può tranquillamente parlare al bambino facendo riferimento ad espressioni astratte e a concetti impalpabili.
Tutto questo non significa, logicamente, che il bambino è ormai pronto per leggere “Guerra e pace” in piena autonomia, prima di andare a letto, ma che risulta possibile staccarsi da trame troppo esili e da un impiego del linguaggio troppo limitante, al momento della scelta delle migliori letture per bambini di 5 anni .
Via libera dunque a letture per bambini di 5 anni che, oltre a prevedere una parte “narrata” sempre più lunga e fitta, portino in dote un linguaggio più da “grandi” e concetti un po’ più complessi di quanto osservato fino ad ora.
Letture per bambini di 5 anni, la scelta delle tematiche
A livello di tematiche, le storie di avventura continueranno ad andare ancora a lungo per la maggiore, con alcune variazioni rispetto alle vicende destinate ad un pubblico di bambini di quattro anni o poco più, a cominciare dal variopinto immaginario legato ai pirati.
I pirati (per il mio post sul tema, clicca qui) rappresentano infatti, agli occhi dei bambini di cinque anni, la natura stessa del confine che li separa dalla loro primissima infanzia e un modo per affermare la loro rapida crescita emotiva ed intellettuale.
Non soltanto il pirata è per sua stessa natura un esploratore di primissimo ordine, in grado di dominare i Sette Mari, ma porta sul volto e sul corpo gli evidenti segni di una vita vissuta a pieno, in relazione alla sua completa maturità anagrafica.
Bende sugli occhi, arti di legno, cicatrici, pappagalli sulle spalle e barbe incolte simboleggiano, agli occhi del bambino di cinque anni, un modo per dire al mondo degli adulti: “io sono cresciuto e, facendolo, ho sacrificato il mio corpo alla mia infinita ansia di avventura. Non ho più paura del dolore e di perdere la mia fanciullezza, perché ormai sono grande a tutti gli effetti”.
Inoltre, i pirati a differenza dei supereroi, trasgrediscono le regole e infrangono la legge e questo porta il bambino a vedere nelle loro gesta un atto di ribellione verso l’apprensione genitoriale e verso un complesso di norme che ora percepiscono alla stregua di una costrizione.
Tutte queste pulsioni, ovviamente (e per fortuna!) non producono alcun riverbero nella vita reale e non vi è traccia di bambini che si cavino un occhio o assaltino galeoni spagnoli per dimostrare a mamma e papà che ormai sono cresciuti.
La funzione delle numerose storie di pirati per bambini non è infatti quella di dare adito a pessimi esempi o a pericolose emulazioni, ma quella di trasferire su carta un complesso di tensioni e pulsioni che si trovano ben presenti nell’inconscio infantile, sublimandole.
I pirati sono logicamente solo un esempio di un universo immaginario che va via via riempiendosi di nuovi simboli e di nuovi protagonisti, fino a trasformare i primi viaggi di avventura letterari in autentiche epopee, da vivere davanti ad un libro di discreto spessore.
Dal punto di vista dei grandi interrogativi che attanagliano la mente di un bambino di età compresa tra i cinque e i sei anni, il raggiungimento di una prima maturità porta in dote un transito dall’autocoscienza all’universalità e un carico di domande che non coinvolgono più solo la natura dello specifico bimbo, ma quella dell’intero genere umano.
Se fino a poco fa il bambino si chiedeva con una certa insistenza “Chi sono io?” (continuerà a chiederselo per il resto della vita, ma non è quello il punto), ora il pargolo si domanda “Chi siamo noi?” riferendosi all’intero genere umano e al suo lungo viaggio, destinato a terminare laddove tutti sappiamo.
A fianco delle risposte che ogni genitore si sente di dare ai propri bimbi sulla base delle sue convinzioni personali, relative all’esistenza del Paradiso, all’eterno oblio, alla reincarnazione, al Valhalla o alla metempsicosi, è compito di ogni genitore cercare di far fronte alle domande relative alla vita e alla morte andando a cogliere l’universalità della condizione umana, senza cercare di turbare troppo la coscienza dei piccoli.
Per quanto spinosa possa essere la tematica, accade sempre che il bambino, in seguito ad un lutto familiare, alla perdita di un animale o per semplice sentito, dire si interroghi sulla natura della morte, scoperchiando un Vaso di Pandora che avremmo voluto tenere chiuso ancora un po’ per non turbare la sua innocenza.
L’ultima grande tematica da affrontare intorno ai cinque anni è sicuramente l’amore, non perché i bambini che frequentano l’ultimo anno delle scuole di infanzia si trovino ad essere realmente innamorati (anche se la cosa può accadere), ma perché a quest’età il bambino comincia a comprendere la natura di un sentimento che si discosta tanto dall’amore materno, quanto da quel sentimento di amicizia ormai divenuto saldo in lui.
Per un bambino di età inferiore ai tre anni, l’amore è essenzialmente quello strano sentimento che lo lega in modo privilegiato ai suoi genitori, che lo porta a desiderarne il ritorno, a soffrirne l’assenza e bramare un contatto di tipo fisico che si esplica in coccole, carezze e bacini.
Una volta introdotto nella micro-società rappresentata dalla scuola materna, il bimbo (soprattutto se figlio unico) inizia ben presto a provare una forma di affetto differente, rivolta verso i suoi coetanei, non più possessiva, nel senso esclusivo del termine, ma aperta a differenti soluzioni.
Il bambino vuole ora bene anche i suoi amici, desidera vederli spesso, giocare con loro e trascorrere ore serene in loro compagnia, anche se non risulta più “divorato” da quella passione totalizzante e accentratrice che lo legava alla mamma o al papà nelle fasi relative alla primissima infanzia.
Intorno ai cinque anni, quasi in una sorta di dialettica hegeliana, il piccolo comincia a comprendere la natura di quel nuovo rapporto affettivo che rappresenta il collante dell’esistenza adulta e che risulta radicato ed esclusivo quanto l’amore genitoriale, del quale conserva viva memoria.
Pur non avendone esperienza diretta, il bambino sa ora che due persone possono innamorarsi, desiderarsi e formare un legame saldissimo, dal quale scaturiscono emozioni simili a quelle che avevano agitato la sua interiorità prima del compimento del terzo anno di età, o poco dopo.
Anche in questo caso, non vi è nulla di meglio delle letture per bambini di 5 anni a tema per dare forma a quel complesso di sensazioni che si agita nella mente del piccolo e che vuole solo trovare una rappresentazione chiara e avvincente, per venire alla luce ed offrire un quadro d’insieme puntuale e coerente.
I libri incentrati sull’amore sono numerosi, ma (esattamente come accade per la morte), i titoli realmente validi si contano sulla punta delle dita di una mezza mano, dato che autori e illustratori rischiano spesso di banalizzare il concetto o di renderlo, al contrario, inaccessibile alla mente di un bambino di età compresa tra i cinque e i sei anni, privo del vissuto necessario ad interiorizzare il messaggio tramandato.
Onde evitare di creare confusione relativa ad amore e morte, è dunque necessario domandarsi se le letture per bambini di 5 anni che ci troviamo in procinto di acquistare trasmettano davvero il messaggio nel modo corretto e, per far questo occorre un’attenta disamina della sensibilità del singolo bambino, prima ancora che delle opere stesse.