Last Updated on 29 Settembre 2021 by Maestra Sara
Non appena il test di gravidanza risulta positivo e i futuri genitori si apprestano a riempire la cameretta del nascituro con morbidi peluches e ancor più morbide buone intenzioni, gli aspiranti mamma e papà cominciano a studiare il modo per rendere il povero bimbo (ancora lungi dal vedere la luce), più sveglio, intelligente e perspicace degli altri, magari leggendogli libri in Inglese per bambini fin dal giorno del lieto avvento.
Tutti noi ci siamo ripromessi, prima di scontrarci con una realtà popolata da insonnia, occhiaie e pianti continui, di concedere fin da subito quella possibilità che a noi non era stata data e di influire sullo sviluppo della mente del piccolo, andando a rendere il bimbo un poliglotta provetto.
Alla base delle volontà legata all’apprendimento precoce di una seconda lingua vi sono generalmente due fattori, legati rispettivamente alla paura che il piccolo possa sentirsi “tagliato fuori” da un mondo in cui gli autoscatti sono diventati “selfies” e all’idea che il bilinguismo possa comportare reali vantaggi in termini di sviluppo cerebrale e apprendimento.
Per quanto riguarda il timore che il bimbo si trasformi in una sorta di Totò alle prese con il celeberrimo vigile di Milano, non vi è ragione alcuna di credere che i bambini nati dopo il Duemila si troveranno sprovvisti del bagaglio linguistico necessario, dato che (a differenza di quanto accadeva “ai nostri tempi”) la lingua inglese è ormai onnipresente e che, sebbene l’Italia lamenti ancora ritardi rispetto al Nord Europa, la diffusione dell’idioma si sta facendo sempre più capillare e accurata anche da noi.
Dal punto di vista neurolinguistico, la questione è in realtà più controversa di quanto sembra, dato che la maggioranza degli studi pare affermare che i bambini poliglotti possiedano sì una struttura cerebrale più “elastica”, ma che spesso il bilinguismo forzato si traduca in una sorta di ritardo sull’espressione orale, dando vita al singolare caso di bambini più ricettivi, ma meno propensi a proferire parola.
Premesso che i numerosi studi prendono in esame tendenze generali e si trovano ben lungi dal produrre una conclusione condivisa, vi starete ora domandando perché ho deciso di dedicare questo post ai libri per bambini in inglese, dal momento che i nostri figli cresceranno probabilmente poliglotti e svegli anche senza queste letture.
Semplice: perché, una volta spogliati i libri in Inglese per bambini della retorica fatalista che spesso ammanta il loro utilizzo, leggere libri in un’altra lingua ai bimbi resta un’esperienza divertente, stimolante e in grado di porre ai più piccoli nuove sfide, purché (sottolineo) l’esperimento venga recepito in modo positivo dal piccolo e purché non lo si trasformi in un’ossessione, come spesso accade.
Perché leggere libri in inglese per bambini?
la mia lunga introduzione non era rivolta, ovviamente, alla genesi di dubbi atavici e di un relativismo più assoluto, ma semplicemente alla volontà di entrare nel fantastico mondo dei libri in inglese per bambini in punta di piedi e con il pieno consenso del giovane lettore.
Dato che crescere non è una gara, ma il frutto di una serie di esperienze che si sedimentano nel nostro animo, proveremo dunque ad approcciarci ai libri in inglese per bambini come se fossero, appunto, altrettante esperienze piacevoli e non il mezzo idoneo a trasformare nostro figlio in una sorta di Sheldon Cooper con il ciuccio.
Se presi a piccole dosi e alternati sapientemente alla lettura di libri in lingua madre (nel nostro caso, l’Italiano), i libri in inglese per bambini possono infatti stimolare quella naturale curiosità che segna le prime fasi della vita umana, ma anche far comprendere al bimbo le prime nozioni geografiche e il novero di infinite differenze che compongono il pianeta Terra.
Provando a leggere un libro in inglese ai nostri figli, le reazioni più comuni saranno legate alla volontà di comprendere il senso delle vostre parole e di cercare di fare un attimo di ordine mentale, per capire come mai gli stessi referenti suonino in modo così differente al cambio di idioma.
Se provate a leggere un libro in inglese ad un bambino di tre anni, per esempio, riuscirete a stimolare in lui quella naturale curiosità in grado di rompere gli schemi acquisiti e di portarlo a domandarsi perché un identico oggetto possa venire chiamato “fiore” o “flower”, senza che nessuna delle due definizioni possa essere considerata erronea.
La piccola crisi delle certezze, legata ad una mente per sua natura votata all’univocità e all’idea che il proprio linguaggio di riferimento porti in dote una componente di universalità, è generalmente destinata a risolversi positivamente, con il bambino che ora impara nuovi modi di chiamare gli oggetti e che comprende quanto il suo piccolo universo privato fosse relativo, se raffrontato a contesti più ampi.
Leggere libri in inglese per bambini è sostanzialmente questo: un metodo per distruggere e poi ricomporre l’universo semantico del bimbo, in una sorta di sintesi dialettica che fornisce al bimbo non solo un nuovo vocabolario, ma anche una nuova prospettiva dalla quale guardare tutto ciò che gli è noto.
Per questa ragione consiglio sempre di leggere libri in altre lingue ai bambini e di prendere le piccole letture per quello che sono, senza ansie, timori o titaniche velleità di creare una razza umana migliore agendo sulla sfera psichica dei più piccoli.
Sempre per questo motivo consiglio la prudenza più assoluta e l’assenza di ogni forma di sconforto, in caso l’esperimento non riesca: se vostro figlio di 3 o 4 anni fatica ad imparare termini in un’altra lingua, non vuol affatto dire che sia meno sveglio o meno dotato degli altri e chiunque voglia farvelo credere è profondamente in errore o in malafede.
Via libera dunque ai libri in inglese per bambini e ad un impiego ludico, consapevole, moderato ed in piena linea con quelle che sono le reali inclinazioni del bimbo.
Quali libri in inglese per bambini scegliere?
Anche qui non esiste una risposta univoca al quesito e la scelta dei libri in inglese per bambini deve necessariamente tenere presenti infiniti fattori legati ad inclinazioni individuali, caratteristiche anagrafiche e obiettivi della lettura.
Per quanto arriverà sempre qualcuno generoso di propinarvi “l’unico metodo corretto per insegnare l’inglese ai bambini”, non esiste nessun metodo univoco e l’apprendimento può iniziare in modo profondamente differenti.
Esistono infatti bambini “più curiosi” (in senso assolutamente relativo) che si interesseranno da subito ad un piccolo glossario illustrato, cercando di imparare più parole possibile, ed altri che saranno tirati nei meandri della lingua inglese grazie ad una storia illustrata, molto accattivante, scritta proprio in inglese.
Sta a voi decidere se acquistare prima un piccolo glossario o una storia illustrata in lingua inglese: non è assolutamente detto che il percorso che va dall’apprendimento delle singole parole alla volontà di leggere una trama sia migliore di quello inverso che, invece, parte da una storia completa per concludersi con l’apprendimento dei mattoni linguistici che la compongono.
Le strade che conducono all’attenzione dei bambini sono infatti infinite (molto più di quelle che conducono a Roma!) e spesso misteriose, per cui vale ampiamente la pena tentarle entrambe, per poi procedere in direzione di quella che produce gli effetti sperati.
Dal punto di vista della realizzazione, le storie illustrate in inglese che ci apprestiamo a leggere ai nostri bambini (partendo da una “base” prossima allo zero, si intende) devono possedere un rapporto tra immagine e testo scritto decisamente pendente dalla parte del primo termine, di modo che l’illustrazione scardini eventuali resistenze del piccolo e che lo porti ad interessarsi alle parole.
A livello anagrafico, cercheremo di focalizzarci in questo post solo sulle esigenze conoscitive dei bambini dai 3 ai 6 anni, dato che estendere la questione alla sfera prelinguistica comporterebbe un altro enorme numero di variabili; che, nel corso delle scuole primarie, l’inglese diventa materia di insegnamento e che quindi l’insegnante di vostro figlio potrà orientare le vostre scelte molto meglio di me.
Passerò dunque in rassegna alcune storie illustrate in lingua inglese, studiate esplicitamente per colpire l’attenzione sulle menti dei bambini della scuola materna, tralasciando libri di filastrocche in lingua e piccoli romanzi per lettori esperti.
In questo post tralascerò inoltre, per non confondere troppo le acque, anche i libri didattici, i piccoli glossari illustrati e i vocabolari per bambini, focalizzandomi solo su vicende compiute e relegando altri tipi di opere ad un ruolo integrativo o propedeutico.
Terremo quindi in considerazione un piccolo pubblico di neofiti non bilingue e cercheremo di trasportare i piccoli all’interno di quella che è (ribadisco!) una splendida esperienza e non una corsa all’apprendimento forzato.
Libri in inglese per bambini della scuola materna
Eccoci dunque giunti al succo della questione, dopo aver deposto le solite ansie e le solite volontà sovraumane, pronti ad approcciarci al ridente mondo dei libri in inglese per bambini con tutto l’entusiasmo e la gioia che la piccola esperienza didattica merita.
Di seguito raccoglierò alcuni testi particolarmente belli, chiari e apprezzati dai bambini in virtù di una capacità esplicativa in linea con il loro vissuto e le loro competenze conoscitive.
1) Big Bear Little Chair
Elementare, eppur sublime, Big Bear Little Chair rappresenta l’entry level (oggi dovete perdonarmi) ideale per iniziare a leggere libri in inglese per bambini.
Poche parole e tante immagini (in rigoroso bianco e nero) connotano questa piccola opera d’arte, pluripremiata e universalmente inserita nel novero delle migliori storie illustrate per bambini delle ultime stagioni letterarie.
L’opera realizzata da Lizi Boyd si compone infatti di una serie di coppie di tavole illustrate (incentrate sul concetto di “grande” e “piccolo”) che possono agevolmente venire amata da un bambino molto piccolo, a digiuno di nozioni linguistiche, o venire impiegate per fornire al giovane lettore un basilare bagaglio linguistico in inglese.
Tranquillamente fruibile, in qualità di albo illustrato, a partire dai due anni di età, Big Bear Little Chair si trasforma in un vero e proprio libro in lingua straniera allo scoccare dei tre anni, quando i bimbi si trovano generalmente in grado di assimilare quelle poche parole che compongono l’opera e di renderle propedeutiche ad altre letture più complesse.
Data la qualità dell’opera, il libro sarebbe consigliabile anche in assenza di finalità linguistiche, ma la presenza di un’edizione madre in Inglese lo rende perfettamente adatto ai nostri scopi, senza il rischio di tediare o confondere troppo i piccolissimi lettori.
2) The tiger who would be king
Di livello linguistico più elevato rispetto alla precedente opera (ma neanche troppo), The tiger who would be king è un meraviglioso albo illustrato che rilegge in chiave moderna una vecchia fiaba, adattandola alle esigenze dei bambini molto piccoli e prestandosi dunque alla perfezione per introdurre una lingua diversa da quella madre.
Ricchissimo di immagini stupende, dalle velleità artistiche, The tiger who would be king presenta infatti una narrazione “ridotta all’osso” e scandita da ritmi narrativi semplicissimi, che possono risultare agevolmente accessibili anche alle orecchie di un bimbo a digiuno di lingua inglese.
Utile per introdurre un piccolo vocabolario animalesco nella mente del piccolo, l’opera realizzata da James Thurber e Johee Yoon non presenta infatti scogli linguistici troppo impervi e si presta perfettamente alla lettura effettuata da un genitore provvisto della basi della lingua inglese.
Consigliato a partire dai 2 anni nell’edizione originale, il libro può venire letto a partire dai 3 anni dai bambini non madre lingua, anche in virtù di una componente didattica che porta il libro a porsi come una sorta di inno contro le guerre e la violenza, sfruttando gli animali per rappresentare caratteristiche umane immutabili, secondo gli standard dettati dalla fiaba.
3) Time for bed, Fred
Altra storia semplicissima, finemente illustrata e piuttosto avara di parole, Time for bed, Fred si inserisce a pieno titolo nella lista dei potenziali entry level per introdurre i libri in inglese per bambini ai nostri figli.
Esile, al limite del didascalico, Time for bed, Fred narra le gesta di un simpatico cagnolino che, giunta l’ora di andare a letto (da qui, il titolo), cerca di fuggire di fronte alla sua piccola responsabilità per dedicarsi ad attività ludiche all’aperto, incurante del richiamo genitoriale.
Le numerose peripezie del simpatico Fred, arrampicatosi infine sopra un albero e incapace di scendere in modo convenzionale, sono narrate con un linguaggio semplicissimo che può venire sfruttato dai più piccoli per assorbire una primissima terminologia legata alla casa, all’esterno e ai primissimi costrutti sintattici che sorreggono la struttura della lingua inglese.
Divertentissima e mai noiosa, l’opera di Yasmin Ismail presenta inoltre il vantaggio di essere illustrata secondo i canoni che definiscono le letture per la primissima infanzia, con immagini nitide su sfondo bianco e scene mai affollate o confusionarie.
Data l’estrema semplicità del piccolo capolavoro, il consiglio è quello di sfruttarlo per introdurre le letture in lingua inglese intorno ai 3 anni e di non attendere una fase dello sviluppo in cui bambino potrebbe trovarsi votato verso altre tipologie di storia e poco attratto da una vicenda esplicitamente concepita per bimbi piccolissimi.
- Ismail, Yasmeen (Author)
4) The Pilot and the Little Prince: The Life of Antoine de Saint-Exupery
Dedicato invece a bambini più grandicelli, The Pilot and the Little Prince: The Life of Antoine de Saint-Exupery è una splendida biografia illustrata dell’autore del Piccolo Principe che rivela ai lettori numerosi dettagli a loro ignoti, pur restando ampiamente fruibile e scorrevolissima anche in lingua originale.
Nonostante l’obiettivo preposto possa sembrare complesso e articolato, Peter Sis riesce alla perfezione ad intersecare e districare la matassa rappresentata dalla vita e dall’opera dello scrittore-aviatore, tracciandone un ritratto fortemente evocativo e mai pedante o didascalico.
Pur essendo un’opera dedicata ai 4-5 anni (anche in lingua madre), la componente legata alle illustrazioni è qui talmente evocativa e predominate, rispetto al testo scritto, da trasformare l’opera in un ottimo incipit per approcciare il mondo dei libri in inglese per bambini senza restarne sicuramente delusi o traditi.
Per rendere The Pilot and the Prince ancora più appetibile alla mente dei giovani lettori, si potrebbe tentare il simpatico (ed ovvio) espediente di leggere loro prima Il Piccolo Principe e di sfruttare la sicura scia di entusiasmo per proporre loro questa rapida immersione nella gesta di colui che generato uno dei mondi fantastici più amati dai piccoli.
L’alternanza di tavole comprensive di testo scritto con altre, assolutamente “mute”, semplifica di molto la lettura e permette al bambino di interiorizzare quel piccolo vocabolario in lingua inglese che il libro gli offre in modo gentile.
5) Town is by the sea
Storia semplicissima dall’immenso potenziale lirico ed evocativo, Town is by the sea è una delle novità letterarie maggiormente celebrate dalla critica statunitense e un ottimo punto di partenza per introdurre i piccoli lettori alla lettura di libri in inglese per bambini.
Incentrato sulle vicende di un ragazzino che, in un bel giorno d’estate, viene colto dalla malinconia pensando al padre in cerca di carbone sotto il mare e ad un destino analogo che lo attende, Town is by the sea lascia che siano le stupende immagini a parlare, relegando la narrazione scritta al ruolo esplicativo ed adattandosi quindi alle esigenze linguistiche dei bambini non madre lingua.
Davvero poco parole, ma davvero significative ed in grado stimolare il lettore a volerle apprendere, per calarsi in quel mondo chiaroscurale dove la luce del sole pare offuscata (ma solo in apparenza) dal nero del carbone.
Più che per la componente linguistica (davvero semplice), la storia composta da Joanne Schwartz si adatta alla sfera emotiva dei bambini di 5 anni, per via di una struttura poetica e di una serie di significati che potrebbero non coinvolgere fino in fondo i lettori più piccoli, facendoli fuggire dal libro e dalla nostra volontà di insegnare loro l’inglese in modo divertente.
Anche qui l’alternanza tra porzioni di testo scritto e tavole quasi “mute” consente il fluire scorrevole della storia, la riflessione e amplifica la possibilità di fare tesoro dei termini appresi nel corso della narrazione.
- Schwartz, Joanne (Author)
6) The way home in the night
Ricca di tavole mute e di immagini pittoriche enormemente evocative, The way home in the night narra le gesta di un coniglietto che si ritrova all’improvviso nel suo letto, senza capire come ci sia finito e rievocando nella sua mente attività di natura del tutto differente.
Nonostante i toni cupi e apparentemente malinconici delle tavole disegnate da Akiko Miyakoshi, al storia è interamente pervasa da un senso di dolcezza e tenerezza e si compone, a livello linguistico, di quel bagaglio essenziale (“mother”, “to fall asleep”) che definisce il primo universo relazionale ed emotivo del bambino.
Qui, bisogna tuttavia tenere due fattori prima di votarsi all’acquisto: in primo luogo, l’inglese non è la lingua originale dell’opera e, in seconda istanza, il libro si inserisce appieno in una tradizione pittorica molto differente da quella europea o americana.
Se il primo fattore comporta la scelta di un linguaggio molto semplice e ideato per le numerose traduzioni (e dunque adatto a rientrare nel nostro novero di libri in inglese per bambini), bisogna tenere presente che a non tutti potrebbe piacere la tipologia delle illustrazioni e il tono “dark” dell’opera.
Personalmente, ho trovato il libro stupendo, ma mi rendo conto che quando si esce dai canoni “occidentali”, spesso ci si avventura lungo un terreno minato, dove i gusti si fanno sempre molto soggettivi.
A prescindere dal fatto che l’albo vi possa piacere o meno, non lo consiglierei prima dei 4 anni proprio per i suoi toni scuri e per una rappresentazione del mondo animale decisamente meno gioconda e rassicurante rispetto a quella considerata “canonica” dalla nostra cultura (per intenderci, il coniglietto protagonista ricorda più i topolini di Maus che non Giulio Coniglio).
- Miyakoshi, Akiko (Author)
7) The Grotlyn
In attesa che esca il terzo capitolo della stupenda saga della Balena della tempesta (si chiamerà Grandma Bird) e che qualcuno lo traduca, non poteva mancare in questa lista l’ultima fatica del geniale Benji Davies.
Anche se è appena uscita la versione italiana (che recensirò quanto prima), The Grotlyn presenta un uso del linguaggio talmente poetico ed immediato da poter orientare tranquillamente la scelta sull’edizione in lingua originale e da far sì che l’opera possa venire impiegata per introdurre i bambini alla lingua inglese.
Scritto in rima, con un incedere chiaro e con un uso della parola che, seppur limitato, risulta sempre melodioso e musicale, The Grotlyn accarezza da vicino il mondo della filastrocca e della poesia e si pone, senza ombra di dubbio, come uno dei libri per bambini in inglese da privilegiare, al momento della scelta.
Senza svelare nulla sulla trama, ci tengo a sottolineare come gli amanti dello stile di Davies non resteranno affatto delusi e come la vicenda si collochi a pieno titolo all’interno dell’universo immaginario creato dall’autore americano.
A livello linguistico, l’opera è piuttosto semplice e fruibile da un bambino di 4 o 5 anni, per via di un incedere che rimarca i vocaboli, anziché negarli, e che porterà il piccolo lettore a voler ripetere le strofe di quella che, sotto sotto, è quasi una canzone interna alla narrazione.
- Davies, Benji (Author)
Conclusione sui libri in inglese per bambini
In caso non ci si faccia cogliere fa improbabili ansie di primeggiare o da infondati timori relativi ad un futuro isolamento linguistico, leggere libri in inglese per bambini può rivelarsi un’esperienza divertente ed istruttiva.
Il mio consiglio è quello di lasciare i neruolinguisti al loro lavoro e di affrontare la questione da madri e da padri, senza la volontà di ricavarne un vantaggio immediato da sfoggiare agli amici, ma con la consapevolezza di fare qualcosa di utile per la mente del piccolo.
Senza fretta e senza affanni, si può dunque inserire un po’ di inglese alla nostra minestra letteraria e lasciare che il bambino lo digerisca con tutta la calma del mondo, dato che crescere non è mai stata una competizione e che nessuno assegna medaglie d’oro ai bimbi apparentemente più svegli.
Per saperne di più, acquista il mio libro “La letteratura per l’infanzia”