Last Updated on 19 Novembre 2020 by Maestra Sara
Il filosofo tedesco Max Stirner, nel suo capolavoro (“L’unico e la sua proprietà”), suddivide la storia umana in due fasi, caratterizzate rispettivamente, dalle categorie di “mondo” e di “spirito”.
Mentre gli Antichi si trovavano incessantemente immersi nel mondo e in lotta con esso, i Moderni percepiscono il mondo come qualcosa di transitorio e passivo rispetto allo spirito che su di esso proiettano (sia esso inteso come spirito religioso o laico-liberale).
Se proviamo a chiudere per un attimo gli occhi e a cercare nella nostra mente tutte le nozioni relative al mondo degli Antichi, ci accorgeremo immediatamente di come tutte le civiltà pre-cristiane, pre-islamiche e pre-liberali fossero interamente proiettate al dominio del mondo fisico.
Tanto le divinità greche, quanto quelle sumere o azteche non erano, in fondo, che una personalizzazione degli elementi naturali o, comunque, una sorta di distillato del carattere umano, con il quale misurarsi costantemente in un duro confronto finalizzato all’indipendenza umana nei confronti del mondo fisico.
Anche le filosofie antiche si distinguono per il loro collocare l’uomo nel mondo e per cercare di suggerire, nei modi più disparati (si pensi ad epicureismo, stoicismo o cinismo), il giusto atteggiamento da tenere nei confronti della realtà sensoriale circostante e di tutte le pulsioni che la agitano.
Non stupisce dunque che molte delle conquiste, in ambito tecnico e scientifico, che hanno accompagnato la storia dell’umanità trovino la loro radice proprio nel mondo antico, in virtù della costante necessità di manipolare e orientare quell’immenso complesso fisico che rappresenta il più grande limite per l’umanità.
Mentre i filosofi medievali riflettevano su come andare in Cielo e quelli dell’età liberale su come servire o trasformare adeguatamente lo Stato, gli Antichi pensavano e agivano in funzione del mondo, inteso come spazio fisico, intellettuale e morale all’interno del quale l’uomo si ritrova gettato.
In caso il vasto complesso di invenzioni, usanze, costumi e principi morali che hanno animato il mondo antico dovesse suscitarvi curiosità o sincero interesse, Johnny Marx e Charlie Davis hanno appena dato alle stampe un meraviglioso volume per bambini che traccia la parabola degli Antichi nel tempo e nello spazio, con l’intento di offrirne un ritratto il più esaustivo possibile.
Noi umani, edito da Editoriale Scienza (per il link al libro, clicca qui), è infatti un monumentale albo illustrato che accompagna il lettore alla scoperta di tutte quelle civiltà che sono fiorite e prosperate prima dell’avvento del cristianesimo (o dell’Islam), a prescindere dalla loro collocazione geografica o dall’arco temporale in cui si sono evolute.
Più che essere una storia dell’umanità per bambini, Noi Umani è appunto la storia dell’antichità e delle sue civiltà, in grado di passare in rassegna tanto gli antichi Romani, quando le popolazione Mongole o le tribù dei pellerossa.
Strutturato secondo la duplice linea, spaziale e temporale, il volume accompagna passo dopo passo il lettore alla scoperta di un’infinità di curiosità, nozioni e delucidazioni, il cui eco si riverbera inesorabilmente fino ai giorni nostri.
Lo sapevate, ad esempio, che l’invenzione degli occhiali con lenti di cristallo trova la sua radice in epoca vichinga?
E che i Maya furono i primi a dar vita ad una forma di governo fortemente decentralizzata, definita come città-stato, che trova ancora oggi degli esempi nell’esistenza del Principato di Monaco o di Singapore?
In caso cerchiate un lume in grado di mostrarvi come il mondo degli Antichi risulta fondativo per lo sviluppo della società in cui viviamo, la lettura di Noi Umani potrebbe rivelarsi, appunto, davvero illuminate.
Noi Umani, alla scoperta degli Antichi
Dopo aver rapidamente tracciato la parabola relativa all’evoluzione e alla distribuzione della specie umana sul globo terrestre nel corso delle varie fasi che caratterizzarono la preistoria, Il testo si rivolge alla descrizione delle principali civiltà fiorite in epoca pre-cristiana, pre-islamica e pre-coloniale, partendo dall’analisi del continente Africano, culla dei primissimi insediamenti umani organizzati.
Nel passare in rassegna Nubiani, Egizi e Fenici, Noi Umani chiarisce da subito la sua finalità ultima: il testo non è infatti un libro di storia, nell’accezione “classica” del termine, ma un brillante compendio relativo ad usanze e costumi delle varie civiltà in esso narrate.
Trascurando il versante storico tout-court, relativo a dinastie, guerre e regnanti, Noi Umani si concentra su quegli aspetti delle tre civiltà squisitamente umani, spiegando, ad esempio, come furono i Fenici ad ideare il primo alfabeto e a lavorare per primi il vetro, in sostituzione dell’ossidiana.
Dopo aver concluso la divertente e istruttiva parabola sull’Africa, il testo rivolge ora lo sguardo in direzione dell’Oceania, per narrare le gesta degli Aborigeni Australiani, dei Micronesiani, dei Melanesiani e dei Polinesiani; tutte civiltà spesso trascurate nello studio della storia canonica, ma dense di spunti di interesse.
Anche qui, il taglio dell’opera rimane invariato, focalizzando l’attenzione del piccolo lettore (ma anche dell’adulto) in direzione di curiosità e nozioni che si rispecchiano nell’esito del mondo attuale, come quella che prevede, ad esempio, i Polinesiani alla stregua della prima popolazione probabilmente in grado di approdare sulle coste americane, prima dei Vichinghi e di Colombo.
Terminata l’Oceania, Noi Umani prende ora in esame quelle arcinote popolazioni asiatiche occidentali (Sumeri, Accadi, Assiri, Babilonesi e Persiani) che hanno gettato le basi della civiltà moderna, per offrire uno sguardo di più ampio respiro sui rispettivi usi e costumi.
In questa ricchissima sezione, il libro mostra, ad esempio, come i Sumeri furono non solo gli inventori delle prime forme di scrittura, della ruota, delle barche a vela e dell’aratro, ma anche il primo popolo ad introdurre una primordiale forma di denaro (rappresentata dai chicchi d’orzo) per regolare le transazioni, in sostituzione del baratto.
La stessa cura e lo stesso piglio sono riservati, in seguito, a quelle popolazioni dell’Asia Orientale, come Cinesi e Mongoli, le cui invenzioni trovano un pieno impiego ancora oggi, basti pensare al diffusissimo uso che facciamo degli ombrelli e dei bottoni.
In un testo che parla di Antichi e antichità non poteva ovviamente mancare un’ampia sezione dedicata all’Europa, rivolta ad espandere i confini conoscitivi scolastici e lanciare uno sguardo più intenso in direzione di tutte quelle popolazioni che hanno gettato le basi per lo sviluppo del continente in cui viviamo.
Greci, Celti, Romani e Vichinghi vengono presentati, in questa sezione, sotto un’ottica che abbina gli immancabili passaggi-chiave della loro storia a curiosità in parte ignote al lettore, andando ad abbinare i punti salienti della mitologia greca alle tecniche guerresche adottate dai Celti.
L’ultima sezione di Noi Umani è dedicata alle civiltà pre-colombiane a tutti quei popoli che abitavano le Americhe prima di Cristoforo Colombo e dell’invasione Europea.
Anche qui, elementi architettonici, superstizioni e impieghi medici di erbe naturali si fondono in un vivido ritratto volto a caratterizzare per intero la struttura sociale delle civiltà prese in esame dal libro.
Davvero bello, curato e finemente illustrato, Noi Umani rappresenta un testo fondamentale per la formazione di tutti quei bambini (e di quegli adulti) che desiderano approfondire le modalità attraverso le quali la civiltà conobbe il suo sviluppo.
Il libro è davvero un ottimo supporto per dipingere un ritratto vivido ed esaustivo di quel mondo antico e di quella lotta con la realtà fisica e sensoriale che produsse un’infinità di esiti e soluzioni giunti intatti fino a noi.