Orecchie di farfalla, la discriminazione vista dai bambini

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Last Updated on 8 Ottobre 2019 by Maestra Sara

Se i concetti di “cyber-bullismo” e di “body shaming” (niente hashtag, prego) sono diventati temi d’attualità piuttosto recentemente, la discriminazione del “diverso”, soprattutto in età infantile, è antica come il mondo stesso.

Quasi come se l’essere umano fosse stato concepito con una sorta di “lato oscuro” in dotazione, del quale faremmo agevolmente a meno, tutti noi ci sorprendiamo spesso a pensare o a dire cose che non appartengono al nostro bagaglio culturale e che sfondando impunemente la barriera della nostra razionalità.

Accade così, che all’interno della nostra mente, il signore anziano che ci ha negato la precedenza in ingresso alla rotonda si trasformi, per qualche istante, in un “vecchiaccio”, che la commessa sovrappeso poco gentile diventi una “cicciona” e così via, lungo una possibile galleria d’esempi che scadrebbe facilmente nel volgare se solo decidessi di proseguire.

Tutto questo accade perché il nostro astio verso qualcuno ci porta a percepire alcune caratteristiche del nostro “avversario” come determinanti, quando in realtà si trovano ad essere del tutto irrilevanti, nella nostra sfera razionale.

Orecchie di farfalla

Il fatto che il signore che ci ha appena tagliato la strada alla rotonda sia giovane o anziano, caucasico o nero, magro o grasso, eterosessuale o omosessuale non ha nulla a che vedere con l’episodio alla base della nostra collera, ma noi, non possiamo esimerci dal rivolgergli epiteti (si spera solo mentalmente) che accentuano tutti quei tratti che ce lo fanno apparire “diverso” o addirittura “inferiore”.

Fin dalla tenera età, tendiamo infatti a ritagliarci un’identità di branco unendoci alla persone più simili a noi e selezionando i tratti umani considerati “preferibili” sulla base della nostra breve esperienza diretta.

Un bambino di cinque o sei anni giunge così rapidamente a credere che essere magri, eterosessuali, ricchi, atletici e caucasici porti in dote un qualche vantaggio morale e a considerare le persone che non possiedono queste caratteristiche come persone svantaggiate.

In realtà, non esiste alcun vantaggio morale o ontologico in tutte quelle serie di attributi che definiscono la nostra identità solo in modo accessorio e che non influiscono minimamente sul fatto di essere “brave persone” o meno.

La povera protagonista di Orecchie di farfalla è una bimba, di nome Mara che si ritrova proprio a possedere tutte quelle caratteristiche che la rendono invisa al “branco”, a discapito della sua moralità o della sua simpatia.

Povera in canna, dotata di un gusto estetico non in linea con quello dei suoi compagni e non molto avvenente, Mara si ritrova a fronteggiare continuamente una serie di angherie e aggressioni verbali, del tutto immotivate, sentendosi quasi costretta a fornire giustificazioni per la sua apparente diversità.

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L’elemento centrale di Orecchie di farfalla è rappresentato proprio dal fatto che Mara si senta perennemente in dovere di giustificare sé stessa di fronte alla prepotenza dei suoi compagni, mentre, in un ipotetico mondo perfetto, sarebbero loro a dover rendere conto della loro maleducazione e della loro sfacciataggine.

Se si desidera salvare i nostri figli dall’idea distorta che prevede il “diverso” alla stregua di un essere inferiore, quasi costretto a rendere perennemente conto della sua presenza sul pianeta Terra, bisogna cercare di fornire un ritratto mostruoso ai bambini della sopraffazione e del bullismo, di modo da agire sulla loro sfera emotiva, laddove al componente razionale è costretta ad arrestarsi.

I “mostri” di Orecchie di farfalla sono infatti tutti quei bambini ricchi e maleducati che traggono piacere dalla sofferenza altrui e non certo la povera bimba indifesa che si trova costretta a fronteggiare i soprusi con lo stesso coraggio di una supereroina.

 

Orecchie di farfalla, storia di una bambina sola

Orecchie di farfalla è la storia di Mara, una bambina che torna ogni giorno da scuola triste e delusa per essere stata insultata e derisa dai suoi compagni, a causa del suo aspetto fisico e della sua palese indigenza economica.

Un giorno come tanti, Mara resta particolarmente ferita dal fatto che i suoi coetanei l’abbiano derisa per via delle sue orecchie a sventola e si rivolge alla madre in cerca di conforto.

La mamma di Mara spiega alla bimba che le sue non sono orecchie a sventola, ma orecchie di farfalla, andando così ad istituire un’analogia tra un elemento considerato sgradevole, in base ai canoni estetici imperanti, e un elemento gradevole.

Prendendo spunto dalla metafora della mamma, Mara inizia così a fronteggiare le insolenti critiche degli altri bambini facendo affidamento sulla sua fantasia e mostrando un altro lato di tutto ciò che risulta essere oggetto di derisione.

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Quando, cioè, i suoi compagni la deridono per via dei suoi capelli “a spinacio”, Mara risponde che i suoi capelli sono come un prato appena falciato; quando viene insultata per via del suo povero vestito a scacchi, lei risponde che quel vestito serve, appunto, per giocare a scacchi.

Accade così che i suoi calzini rotti diventino, nell’immaginazione della bimba, delle “dita curiose”, che le sue scarpe dal tacco consumato si trasformino in scarpe che hanno molto viaggiato e così via, fino alla svolta finale.

Stufa di dover giustificare la sua esistenza e la sua condizione economica, Mara ammette candidamente di aver le orecchie a sventola, condendo il tutto con quel liberatorio “echisseneimporta” che sancisce il suo definitivo distacco dal mondo della prepotenza.

Quando Mara inizia ad accettarsi, smette infatti di essere prigioniera dell’opinione altrui e giunge a fregarsene di quello che gli altri pensano di lei, ben consapevole che nuove critiche le pioveranno sempre addosso, a rimpiazzare le precedenti.

 

Realizzato da Luisa Aguilar e Andrè Neves, Orecchie di farfalla è davvero un ottimo testo, illustrato secondo canoni estetici in linea con l’universo grafico di Beatrice Alemagna (o di Tim Burton,se preferite), che porta il bambino a diretto contatto con il suo lato oscuro.

Testo scorrevole e validissimo, Orecchie di farfalla può essere un validissimo antidoto alla sopraffazione, al bullismo e a quegli odiosi schemi mentali che tendono a metterci su un piano di superiorità rispetto al prossimo nostro per ragioni e caratteristiche del tutto irrilevanti.

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