Last Updated on 28 Settembre 2021 by Maestra Sara
Strana cosa la felicità: più la cerchiamo, più ci sfugge; più la vediamo negli altri e meno riusciamo ad afferrarla nella nostra vita.
Vi è mai capitato di sognare ad occhi aperti qualcosa di (apparentemente) impossibile, al punto da volerlo inseguire con tutte le vostre forze?
Vi è mai capitato di sentirvi dire di lasciar perdere i vostri sogni impossibili e di concentrarvi su tutto ciò che, a detta altrui, potrebbe rendervi davvero felici?
Bene, se rientrate nella categoria dei sognatori inguaribili e se credete che cento rimorsi non valgano un solo rimpianto, questo libro fa decisamente al caso vostro.
Scritto da Paola Merolli e illustrato da Michele Costagliola di FIore “Perché non volo?” è la storia di un lungo viaggio, oltre l’orizzonte del possibile, compiuto da un piccolo struzzo, desideroso di trovare la sua felicità proprio laddove la Natura aveva posto dei limiti.
Incapace di rassegnarsi all’idea di trascorrere tutta la sua esistenza con le zampe piantate per terra e di relegare le sue piccole ali ad un inutile orpello, lo struzzo Sbruffo, protagonista della storia, è l’emblema di tutti coloro che si mettono alla ricerca di ciò che non può essere trovato, trovando infine loro stessi nel corso del viaggio.
Scritto in rima con un superbo impiego di vocaboli e di vocabolario; Perché non volo? è essenzialmente un viaggio di formazione dai marcati toni simbolici che si propone di insegnare ai bambini (e agli adulti) il valore di un’assenza attraverso la ricerca.
Ogni volta in cui ci scopriamo intenti a cercare qualcosa che non può essere trovato, guardiamo il mondo con occhi diversi e ne percepiamo la bellezza nelle sue pieghe, esattamente come accade al protagonista della vicenda narrata; volenteroso di scandagliare ogni meandro del Pianeta per trovare una risposta al quesito che dà il titolo all’opera.
Per quanto Sbruffo conosca perfettamente i limiti connessi con la sua natura e con la sua naturale appartenenza zoologica, decide comunque di intraprendere un lungo viaggio ai confini del mondo per trovare l’intima ragione per la quale non può volare e, di riflesso, per cercare di ovviare alla problematica.
Nel corso di mille incontri improbabili e di mille avventure ai confini dell’immaginazione, Sbruffo comprenderà il valore di qualcosa di molto più importante del volo stesso e imparerà a sognare con metaforiche ali, costruite proprio attraverso l’esperienza e la conoscenza acquisite nel corso del viaggio.
Distante dai cliché di settore e ben lungi dall’essere una rivisitazione moderna del “Brutto Anatroccolo”, Perché non volo? è un’opera fortemente allegorica e lirica che necessita del supporto esplicativo dell’adulto, affinché il bambino la possa comprendere fino in fondo.
I continui rimandi spazio-temporali presenti nell’opera costruiscono infatti un universo di intrecci e di incastri, all’interno del quale il classico “viaggio di formazione” è l’espediente per osservare la diversità del mondo e per fare tesoro di ogni incontro che segna le nostre vite.
Perché non volo? storia di uno struzzo testardo
Come premesso, Perché non volo? è la storia di uno struzzo, chiamato Sbruffo, che sogna di poter un giorno volare, nonostante i suoi consimili gli ripetano in continuazione di abbandonare le sue fantasticherie e di godere di ciò che possiede.
La vita di Sbruffo cambia quando lo struzzo, ormai sempre più depresso e deperito, incontra due pagliacci ai quali pone la fatidica domanda.
Anziché filosofeggiare sull’impossibilità del volo, i due clown invitano sbruffo a viaggiare per il mondo in cerca dell’agognata risposta e gli prestano un sacco, specificando che dovrà venire riportato al termine del viaggio, pieno o vuoto che sia.
Cogliendo al volo (è proprio il caso di dire!) l’occasione, Sbruffo si mette subito in viaggio, interrogando tutto ciò e tutti che coloro che incontra circa le ragioni che gli impediscono di volare.
Dapprima è il Vento a suggerirgli di non fermarsi e di continuare a viaggiare; poi un barbagianni a spronarlo nella sua ricerca, proprio quando Sbruffo si sente stanco e desideroso di arrendersi all’evidenza.
Accade così che quando cinque merli lo canzonano per il suo proposito di volare, Sbruffo non dia loro ascolto e riproponga il quesito ad un gruppetto di formiche dirette verso Pechino, ottenendo in dono un’altissima scala.
Trascorsi sette anni in viaggio, senza trovare risposte, Sbruffo si imbatte in un gruppetto composto da otto aquiloni che lo indirizzano verso la cima della montagna dove risiede un vecchio saggio (gli echi di Pezzettino di Leo Lionni sono qui evidenti).
Raggiunta la cima del monte grazie alla scala magica avuta in dono dalle formiche, Sbruffo può finalmente conferire con il saggio, che gli rivela il più importante dei segreti: deve imparare a sognare!
Tornato a casa dopo un pellegrinaggio quasi infinito, Sbruffo restituisce il sacco ai clown e racconta le sue avventure agli altri struzzi, desiderosi, più che altro, di sapere se ha imparato a volare.
Sbruffo risponde affermativamente, puntualizzando però che, prima di dar prova della sua rinnovata abilità, gli altri struzzi devono imparare a sognare.
Perché non volo? si conclude con Sbruffo che apre una scuola per giovani struzzi, per insegnare loro la potenza dei sogni.
Davvero ben curato, spiritoso e avvincente dalla prima all’ultima riga, Perché non volo? è sicuramente un testo azzeccatissimo per tutti quei bambini (e quegli adulti) che si interrogano sulla propria natura, senza trovare risposte soddisfacenti.
Ideale da leggere nel corso di quella prima infanzia in cui la percezione del sé si scontra spesso con una serie di limiti biologici, Perché non volo? spalanca le porte di un’avventura che può venire replicata nel quotidiano, grazie alla volontà di esplorare, capire, conoscere, incontrare e, soprattutto, sognare.