Last Updated on 29 Maggio 2019 by Maestra Sara
Pubblicato per la prima volta nel corso del convulso 1969, Piccolo Blu e Piccolo Giallo di Leo Lionni rappresenta uno degli atti fondativi della moderna letteratura per l’infanzia e un’epocale svolta nella carriera dell’artista italo-olandese, fino a quel giorno estraneo al mondo dei libri per bambini.
Composto nel corso di un’annata talmente complessa e conflittuale da diventare quasi paradigmatica per le generazioni future, Piccolo blu e Piccolo giallo risulta pienamente comprensibile proprio solo se viene calato nel contesto storico che ha prodotto la sua genesi, anche a fronte di un’originalità che ha reso l’opera un autentico classico senza tempo della letteratura per l’infanzia.
Libro (assurdamente!) controverso e spesso poco amato o addirittura censurato(!!!), Piccolo blu e Piccolo giallo non è altro, infatti, che un solenne invito all’armonia tra gli esseri umani e al superamento di quelle divergenze che appaiono tali solo finché un abbraccio risolutore riporta tutto ad una condizione di armonia pre-esistente.
In modo leggero e scanzonato, Lionni intende qui scherzare sull’esasperazione di quegli attriti sociali ed umani che avrebbero, entro breve, condotto agli “anni di piombo” e ad uno scontro perenne, nel quale si sarebbero rapidamente perse di vista le ragioni ideologiche e politiche.
Fortunatamente passata la stagione del piombo e delle bombe, Piccolo blu e Piccolo giallo continua, tuttavia, ad essere un testo molto letto ed apprezzato, per via della capacità dell’autore di cogliere pulsioni squisitamente umane, prima ancora che infantili, e di dare vita ad un inno alla coesione che mantiene il suo valore inalterato, anche a fronte del mutare del contesto storico che lo aveva generato.
Piccolo blu e Piccolo giallo è infatti un libro, apparentemente semplicissimo, che invita il bambino a non aver paura dell’altro e a non temere di perdere la sua identità nel rapporto col prossimo, dato che le esperienze umane, almeno quelle autentiche, ci trasformano e ci cambiano, senza che per questo, cessiamo di essere noi stessi.
La metamorfosi delle due macchie di colore, destinate a divenire entrambe verdi, non modifica infatti l’interiorità dei due protagonisti del libro, ma li arricchisce semplicemente di una nuova estetica e di una nuova prospettiva sui rapporti interpersonali.
Chiunque abbia una visione chiara della propria identità, non teme infatti di abbracciare gli altri, né di “perdersi” nelle persone amate, perché supportato da una consapevolezza di fondo che guida il suo agire nel mondo e lo rende libero di unirsi ai suoi simili.
Piccolo blu e Piccolo giallo, storia di due piccole macchie
Piccolo blu è una piccola macchia di colore che vive con la madre e il padre, anch’essi blu, e che trascorre ore serene con una miriade di amici, contraddistinti dalle più disparate gamme cromatiche.
Nonostante abbia un sacco di amici, Piccolo blu predilige la frequentazione con Piccolo giallo; suo “amico del cuore” e compagno di mille avventure, oltre che di scuola.
Un giorno, mamma blu, deve assentarsi da casa per ragioni indefinite e raccomanda al suo piccolo di attendere il suo ritorno senza uscire (qui l’eco della fiaba classica è ancora fortissimo e ben presente).
Contravvenendo al classico monito parentale, Piccolo blu decide di uscire comunque da solo per andare a trovare Piccolo giallo, si reca a casa sua e, non trovandolo, comincia a preoccuparsi e a cercarlo in ogni angolo del paese.
Quando i due amici si incontrarono, finalmente, la loro gioia è tanta che Piccolo blu e Piccolo giallo si abbracciano così forte da assumere uno la tinta dell’altro e si trasformano in due nuovi soggetti, entrambi di colore verde.
Dopo aver giocato per un po’, senza prestare troppa attenzione alla loro nuova gamma cromatica, i due tornano dalle rispettive famiglie, suscitando il chiaro imbarazzo dei rispettivi genitori, poco propensi ad adattarsi al cambiamento e a riconoscere i loro pargoli.
Presi dalla tristezza, Piccolo blu e Piccolo giallo cominciano a versare lacrime, blu e gialle, fino a sciogliersi completamente nei loro rispettivi pianti e a ricomporsi, successivamente, nelle unità cromatiche di riferimento.
Felici di rivedere il loro bambino tornato allo stato iniziale, mamma blu e papà blu iniziano ad abbracciare Piccolo blu, salvo poi abbracciare successivamente, in preda all’euforia più totale, anche Piccolo verde, con conseguenze ormai ovvie, dal punto di vista cromatico.
Capendo finalmente cosa era successo, mamma blu e papà blu, ormai diventati verdi, corrono alla casa di fronte e danno vita ad una serie di abbracci in cui tutti si perdono in un nuovo colore ed iniziano a giocare allegramente fino a sera.
Piccolo blu e Piccolo giallo, un esperimento visivo
Oltre ad essere una delle storie sull’amicizia e all’armonia più note e amate di sempre, Piccolo blu e Piccolo giallo rappresenta un esperimento iconografico senza precedenti, data la coraggiosa scelta di rinunciare ad un’illustrazione di tipo “classico”, per votarsi in direzione di macchie, completamente amorfe e (solo apparentemente) poco suggestive.
A Lionni non interessa, in questo particolare momento della sua carriera, dare vita ad icone grafiche imperiture, come accadrà con Federico e Pezzettino, ma costruire una dimensione puramente emotiva in cui l’immagine è un semplice veicolo di uno stato d’animo.
Due macchie che si abbracciano fino a compenetrarsi sono, in quest’ottica, il miglior veicolo per portare il lettore al cuore della vicenda e per trasmettere l’alto messaggio morale che il libro intende veicolare.
Senza che il bambino “perda tempo” a riflettere sulle caratteristiche estetiche dei personaggi, Piccolo blu e Piccolo giallo trascina da subito il piccoli lettori al centro di un universo in cui la narrazione diventa fondamentale e le immagini non sono che un utile ed intuitivo strumento per interiorizzare quanto esposto.
Anche a 60 anni dalla sua prima ideazione, il capolavoro di Lionni resta uno snodo cruciale della letteratura per l’infanzia e un libro in grado di donare un valore senza tempo, a prescindere dai tumultuosi anni che hanno ispirato e favorito la genesi dell’opera.