Last Updated on 31 Ottobre 2019 by Maestra Sara
I testi sul distacco dalla famiglia e sull’ingresso nella scuola materna sono talmente tanti e variegati che la Treccani difficilmente li potrebbe contenere tutti e rendere conto del loro incedere narrativo, per lo più estremamente ripetitivo e scontato.
Quando arriva la mia mamma? emerge decisamente dal mare di proposte editoriali a tema, per via della sua capacità di far leva su una componente squisitamente emotiva del bambino e di metterlo in relazione al tempo che passa mediante piccoli espedienti rivolti ad ingannare l’attesa.
Quando un bambino fa il suo primo ingresso nella scuola d’infanzia, infatti, a poco servono le rassicurazioni offerte da mamma e papà, relative ad un loro inevitabile ritorno, di fronte alla creazione di un piccolo trauma emotivo che non riguarda solo il semplice distacco dalle cure materne (o paterne), ma anche la paura di fronte alla disponibilità di un tempo ignoto.
Al bimbo che ha da poco iniziato la scuola dell’infanzia, non mancano infatti solo l’amore e l’accudimento materno, ma manca anche (e soprattutto) la capacità di comprendere come trascorrere tutto quel tempo che lo separa dal ritorno a casa, dal momento che le ore di scuola vengono strutturate in modo del tutto differente rispetto a quelle trascorse tra le mure domestiche.
Catapultato in un mondo del tutto nuovo, in cui spazio e tempo si dilatano a seconda dei suoi stati emotivi, il bambino non teme tanto l’abbandono da parte della mamma, quantomeno dopo la fase di inserimento, quanto le insidie che si nascondono in quelle interminabili ore da trascorrere a scuola.
In quest’ottica, Quando arriva la mia mamma? compie un lavoro egregio, riuscendo a far davvero leva sui timori dei più piccoli e a presentare il tempo trascorso a scuola come tempo di qualità, che esula apertamente dalla mera attesa e dai minuti sprecati in funzione del ritorno a casa.
A differenza di molti testi dal sapore analogo, Quando arriva la mia mamma? riesce davvero a far comprendere al bambino come la scuola per l’infanzia sia qualcosa di estremamente piacevole, in cui il tempo passa non perché “deve passare”, ma perché le attività che si svolgono all’interno della struttura sono tante e tanto piacevoli da rendere il piccolo “soggiorno” quotidiano alla stregua di un’esperienza entusiasmante.
Come è logico e naturale che sia, il ruolo di demiurgo è affidato, nel libro di Isabella Paglia, alla maestra, la cui responsabilità verso i bambini appena inseriti va ben oltre la mimesi dell’accudimento o la capacità di distrarre e consolare i piccoli di fronte al loro piccolo sgomento.
La sapiente maestra di Quando arriva la mia mamma? riesce infatti ad aderire perfettamente alla sua funzione, non limitandosi a consolare il piccolo Nico o a rassicurarlo di fronte alle sue ansie da abbandono, ma proponendo al piccolo delle valide alternative all’apprensione, che riescono ad agire sulla sua sfera emotiva e a fargli amare il tempo trascorso a scuola.
Fingendo di assecondare l’ansia legata all’attesa di Nico, la maestra riempie in realtà il tempo del bambino di un significato profondo e gli permette di vivere serenamente quel distacco dalla famiglia che risulta qui solo una porzione complementare della sua giornata e non un’alternativa netta.
Quando arriva la mia mamma? storia di una giornata piacevole
Quando arriva la mia mamma? inizia con la mamma di Nico che sveglia il suo piccolo per prepararlo ad andare a scuola, imbattendosi nelle sue prime perplessità relative al distacco.
Nico è infatti triste perché a scuola non ci sarà la sua mamma e lui vorrebbe trascorrere tutto il suo tempo con lei, a prescindere dalle attività che verranno svolte a scuola e dal fatto che l’asilo possa essere o meno piacevole.
Sbagliando (del tutto in buonafede), la mamma tenta di rassicurare Nico facendo leva sul fatto che le ore di scuola passeranno rapidamente e che il quadretto familiare si ricomporrà presto, aumentando la sua ansia per l’attesa.
La volontà di tornare a casa, ovviamente, trova il suo sfogo a scuola, con Nico che inizia a tormentare al maestra con domande relative alla sua mamma e con la saggia insegnate che continua a ripetere al piccolo che sua madre tornerà presto, giusto il tempo di cantare e di ascoltare una bella storia.
Lo stesso schema permea tutto il libro, con Nico che chiede in continuazione quando tornerà la mamma e con la sua maestra che trova ogni volta il modo di distrarlo dalla sua preoccupazione principale, facendolo divertire senza troppe apprensioni.
Quando il tempo è finalmente giunto, Nico è felice di riabbracciare la sua mamma, ma al tempo stesso, contento di tornare a scuola l’indomani.
Testo adatto a gestire il distacco iniziale dei più piccoli o le successive crisi che si manifestano non appena il bimbo capisce che a scuola dovrà rimanerci per mesi, Quando arriva la mia mamma? è un ottimo libro, ben scritto, ben illustrato e pienamente in linea con le esigenze cognitive di un bambino di tre anni.
Tra i pochi testi in grado di emergere nell’oceano di proposte, Quando arriva la mia mamma? rappresenta dunque una valida alternativa al disagio, alla paura dell’abbandono, al tempo che si dilata e persino a quella noia che spaventa spesso i bambini, più di quanto crediamo.