Quando avevo paura del buio: la calma contro il terrore

Quando avevo paura del buio

Last Updated on 21 Settembre 2018 by Maestra Sara

Quando avevo paura del buio è una simpatica storia, ideata e realizzata da Mireille d’Allancé, che si ripromette di lenire il terrore dell’oscurità nei più piccoli mediante l’impiego di una tecnica a “specchio” che pone i bambini di fronte alle loro paure.

Piuttosto criticata (in modo assolutamente ingiusto) per il suo best-seller Che Rabbia!, l’autrice francese affronta qui il tema della paura del buio cercando di materializzare le principali angosce infantili, con l’intento di esorcizzarle, e ricorrendo ad un artificio narrativo simile a quello impiegato per lenire l’eruzione emotiva nell’altro celebre testo.

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Se, di fronte al terrore irrazionale del buio nei bambini, gli autori possono scegliere se cercare di mostrarne l’infondatezza, oppure decidere di dargli una consistenza quasi fisica, Quando avevo paura del buio percorre decisamente la seconda strada, ritraendo alla perfezione le angosce infantili di fronte al calar delle tenebre con l’intento di imprigionarle su carta.

Premesso che nessuna delle due opzioni sopraccitate si trova a possedere un reale vantaggio narrativo sull’altra e che molto dipende dalla specifica realizzazione, Quando avevo paura del buio è un testo che mira cioè a mostrare al bambino l’oggetto delle sue paure senza filtri, con l’intento di rinchiuderlo in una storia al fine di consentirne il superamento.

Esattamente come avveniva nel caso specifico di Che Rabbia!, anche qui la paura viene mostrata come il prodotto di un’agitazione interiore che proietta sul mondo esterno l’irrequietezza del bimbo, di fronte alla quale, l’unico superamento possibile è rappresentato dal recupero della calma e dall’impiego della razionalità.

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Il piccolo protagonista di Quando avevo paura del buio non cessa mai di credere all’esistenza dei mostri notturni, ma si rende conto (grazie al suo orsacchiotto) che uno stato di quiete interiore li rende inefficaci e impossibilitati a nuocergli e riesce a vincere così la paura del buio, ponendo fino al suo stato ansioso originale.

 

Sottolienando come non esista una strategia sola in grado di lenire il terrore del buio nei più piccoli e come molto dipenda dalla genesi specifica delle paure, la tecnica impiegata dalla d’Allancé potrebbe comunque risultare piuttosto efficace in caso il genitore sfrutti il testo per introdurre il piccolo agli inganni della mente e per chiarire la natura illusoria di tutte quelle creature presenti in Quando avevo paura del buio.

Il maggior limite di un libro comunque ottimo risiede infatti nelle perplessità che l’autrice lascia nel piccolo lettore, ancora in dubbio circa l’esisitenza dei mostri presenti nel libro e volenteroso di approfondire la questione con mamma e papà, onde evitare un possibile effetto boomerang.

 

Quando avevo paura del buio, storia di una notte inquieta

Quando avevo paura del buio si apre con il consueto rituale della messa a letto e con il piccolo Roberto (lo stesso protagonista di Che Rabbia!) che si mostra riluttante a sospendere le attività ludiche per addormentarsi.

Agevolmente (forse fin troppo) convinto dalla mamma, Roberto si reca a letto, dove, nonostante la porta aperta e la luce lasciata accesa in corridoio, la sua fantasia comincia a trasformare la cameretta in una sorta di teatro degli orrori.

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Le forme confuse degli oggetti paiono assumere contorni sempre più spaventosi, tanto da far apparire animato l’armadio, da mostrare la presenza di serpenti sotto la tenda e da tramutare la sedia in un terribile lupo famelico.

 

Quando Roberto si trova ormai assediato da tutte quelle creature mostruose, cerca conforto nel suo orsacchiotto, solo che si accorge che il suo peluche sta comodamente “riposando” su una cassapanca collocata all’altro capo della stanza e non si trova dunque ad essere immediatamente raggiungibile.

Dopo essersi fatto coraggio e aver attraversato la stanza, Roberto recupera il suo orsacchiotto e si rannicchia sotto le coperte, in attesa che i mostri sfoghino la loro furia altrove.

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Proprio quando pare destinato alla rassegnazione, il piccolo protagonista di Quando avevo paura del buio trova un aiuto dal suo peluche, che lo invita a contare lentamente fino a nove e a recuperare così la calma perduta.

L’esperimento dai toni meditativi funziona e quando Roberto ha terminato la conta, i mostri sono scomparsi, offrendogli la possibilità di riposare sereno in compagnia del suo orsacchiotto.

 

Quando avevo paura del buio, un libro da “spiegare”

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Come premesso, Quando avevo paura del buio è un ottimo testo tematico che necessita tuttavia di un’indispensabile integrazione esplicativa per essere compreso a fondo dai bambini.

Terminata la lettura, il bimbo ha infatti la percezione concreta che i mostri notturni esistano realmente e che a lui tocchi in dono la stessa cupa avventura, prima che la serenità sopraggiunga.

Se si vuole leggere Quando avevo paura del buio ai bambini piuttosto piccoli, è necessario dunque che il genitore accompagni il lettore nella trama e che spieghi come, in realtà, la sedia non si è mai trasformata davvero in un lupo e come nella stanza non fosse mai esistito nulla di minaccioso.

Un bambino molto piccolo difficilmente coglierà il senso dell’opera ed è per questa ragione che riserverei Quando avevo paura del buio ad un pubblico di “over 5”, onde evitare spiacevoli fraintendimenti ed aumentare quella paura del buio che si intendeva in realtà sconfiggere.

Se destinato alla giusta utenza e accompagnato dalle dovute spiegazioni, Quando avevo paura del buio può dunque diventare un ottimo testo, in grado di mettere il bambino di fronte allo specchio delle sue paure e di rinchiuderle all’interno di un pregevole Vaso di Pandora letterario, da sigillare al termine della storia.

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Quando avevo paura del buio Bababum
  • D'Allancé, Mireille (Author)

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