Last Updated on 5 Luglio 2018 by Maestra Sara
Shh! Abbiamo un piano è una di quelle opere, apparentemente finalizzate al divertimento fine a sé stesso, che celano in realtà numerosi spunti di riflessione sull’universo infantile e (soprattutto) sul modo in cui ci approcciamo ai bambini.
Mirabile opera del “maestro” Chris Haughton, uno dei pochi autori per l’infanzia in grado di sfornare best sellers a ritmi quasi seriali, Shh! Abbiamo un piano è infatti una simpaticissima storia che ci porta riflettere su quel surplus di sufficienza con il quale trattiamo spesso i bambini e su quella semplicità infantile che spesso supera ogni esperienza e nozione.
Provate ora ad immaginare di trovarvi alle prese con una sorta di problema pratico che coinvolga tutta la famiglia e che porti adulti e bambini a confrontarsi sulla soluzione da adottare di fronte alla piccola emergenza.
Molto probabilmente, le soluzioni proposte dai bambini verranno scartate a priori, nel caso i più piccoli abbiano la fortuna di giungere ad una sorta di selezione reale delle proposte e non vengano ridotti al silenzio non appena aprono bocca, “rei” di interrompere la nostra concentrazione mentre ci stiamo letteralmente spremendo le meningi.
Tutto ciò accade perché in cuor nostro siamo portati a ragionare in modo logico e a credere che la soluzione migliore ad ogni problema possa giungere solo dall’esperienza e dal ragionamento, confinando la nostra parte meramente istintiva ad un ruolo decisamente subalterno.
Se il più delle volte, noi adulti ci troviamo ad avere ragione in merito (riguardo la specifica soluzione al problema, non alla riduzione al silenzio dei minori), può accadere che, con tutto il suo disincanto e il suo istinto, sia talvolta il bambino ad indicarci la strada migliore.
Il bimbo, privo di esperienza e di capacità di ragionamento troppo elevate, guarda infatti il mondo con un candore tale da far emergere la sua natura meramente istintuale, il che si traduce in un approccio ad uno specifico problema profondamente diverso dal nostro, ma non per questo necessariamente erroneo.
Shh! Abbiamo un piano parla proprio del candore dei più piccoli e del loro vedere soluzioni semplici a problemi complessi, lungo quel sottile filo logico che difficilmente si perde nei meandri delle inferenze e delle ipotesi.
Shh! Abbiamo un piano, storia di una caccia maldestra
Shh! Abbiamo un piano è la storia di quattro sinistri, quanto simpatici e maldestri, personaggi, che, nel bel mezzo della notte decidono di andare a caccia di uccellini, vestiti “da rapinatori” per mimetizzarsi col buio scenario circostante.
Non appena i quattro scorgono il primo uccellino, appollaiato su un trespolo poco distante, il più piccolo del gruppo saluta calorosamente la creaturina, venendo rapidamente zittito dai suo compagni che, dopo aver pronunciato il fatidico “Shh” ricordano al piccolino di avere un piano e che, quindi, le parole appena pronunciate si trovavano in palese contrasto con quella furtività che rappresenta il fulcro dell’azione.
Dopo essersi avvicinati alla preda camminando sulle punte, Uno, Due e Tre (questo il nome dei malintenzionati più grandi) tentano di catturare l’uccellino con un retino, ma vedono il pennuto volare via, senza scomporsi troppo, e posarsi gentilmente sul ramo di un albero.
Identica scena si ripete, con il più piccolo che saluta di nuovo l’uccellino e con i suoi compari che, dopo averlo ridotto al silenzio, tentano di salire furtivamente sull’albero e di applicare la stessa strategia di poc’anzi.
Ovviamente, senza scomodare Einstein e le sue infinite citazioni (ce n’è già una alla fine del libro), risulta evidente che difficilmente identiche azioni producono effetti diversi, per cui la scena si chiude con l’uccellino che vola via tranquillo e che si posa su un tronco emerso oltre al riva del mare.
Dopo averci riprovato varie volte, i maldestri rapitori osservano il più piccolo che saluta di nuovo l’uccellino e che gli chiede se desidera del pane, catturando agevolmente l’attenzione della preda virtuale e portando l’inafferrabile volatile ad avvicinarsi tranquillamente.
Nel giro di pochi istanti, il piccolo si ritrova interamente circondato da simpatici pennuti, attirati con garbo e gentilezza, tanto da stuzzicare nuovamente le mire di conquista degli altri tre, ben lieti di potersi gettare con il loro retino su una preda così grande.
Quando Uno, Due e Tre cercano di rapire un uccello si accorgono tuttavia che l’armata di pennuti è troppo numerosa e verranno mestamente messi in fuga.
Shh! Abbiamo un piano si chiude con i malintenzionati che decidono di cambiare preda, si votano in direzione di uno scoiattolo e, non memori della lezione impartita loro poc’anzi, zittiscono il più piccolo mentre saluta il roditore e gli ricordano che loro hanno un piano.
Shh! Abbiamo un piano, tra ironia e autocritica
Assolutamente spassoso, al pari di opere più note di Chris Haughton, Shh! Abbiamo un piano è una simpaticissima parabola sulle nostre false sicurezze, in qualità di adulti, e su quanto i bambini possano insegnarci attraverso la loro spontaneità.
In tutta la sua ingenuità e il suo candore, il piccolo protagonista del libro aveva perfettamente compreso come i pennuti si trovassero ad essere creature miti e amichevoli e come avvicinare un uccello fosse un’impresa molto più semplice di quanto previsto dal fatidico piano.
Animato da intenzioni diverse rispetto al resto del gruppo, dato che non intende affatto catturare alcunché, il piccolino vede ben oltre il ristretto orizzonte delle proprie effimere certezze e impartisce una lezione al mondo adulto, purtroppo non recepita.
Leggere Shh! Abbiamo un piano ai nostri figli è un’operazione destinata a culminare con un enorme carico di spasso e con la consapevolezza che le proposte dei nostri piccoli non siano da rigettare a priori, perché spesso l’istinto riesce ad arrivare in luoghi profondi dove esperienza e presunzione non osano addentrarsi.