Last Updated on 11 Settembre 2019 by Maestra Sara
Tutti i bambini piuttosto piccoli tendono ad identificare la forza con la grandezza, ritenendo che le dimensioni siano poste in diretta correlazione con la capacità di nuocere o di difendersi dagli attacchi.
Se si presta attenzione alle bizzarre diatribe tra bambini della scuola per l’infanzia che animano spesso le spente giornate estive ai giardini pubblici, si potrà udire un ricorso al fattore dimensionale quasi perpetuo.
“Io sono più grande di te”, “Adesso chiamo il mio papà che è più grosso del tuo” e consimili rappresentano una specie di leitmotiv tra coloro che ritengono, da un lato, che la forza bruta rappresenti la via d’uscita di fronte ad ogni impasse dialettica e che, dall’altro, il possesso di attributi fisici sovradimensionati si trovi in stretta correlazione con la pericolosità.
Contraltare di questa equazione è ovviamente l’intrinseca fragilità del bambino stesso che, vedendosi così minuto, si percepisce spesso come innocuo e indifeso (i nostri poveri nervi, messi duramente alla prova, potrebbero smentire l’assunto in pochi istanti).
Giusto per rimettere le cose a posto e strutturare il mondo secondo criteri ontologici un po’ meno fantasiosi, è sufficiente spiegare ai bambini, ogni volta in cui cadono malati, che il responsabile del loro malessere è un minuscolo ed invisibile batterio o virus; talmente insignificante, a livello dimensionale, da non poter essere percepito come un nemico.
Solo un puntino! è un brillante libro, frutto della collaborazione tra Elisabetta Pica, Chiara Vignocchi e Silvia Borando, che accompagna il bambino nei meandri di una lunga filastrocca fiabesca, dove nulla è come sembra e dove, inutile dirlo, un minuscolo ed insignificante puntino avrà la sua rivalsa su un grosso e famelico lupo.
Andando a sovvertire lo schema classico tra preda e predatore, Solo un puntino riesce non solo nell’intento di far riflettere a fondo i più piccoli sulle loro credenze in materia di forze e grandezza, ma anche a conferire ai più piccoli quella fiducia in sé stessi che scaturisce, quasi come un corollario, dalla visione di un puntino che mette k.o. una feroce fiera.
Contraltare al concetto dimensionale è qui la proverbiale e ormai classica voracia del lupo, che spinge la fiera non fermarsi mai e a non regolare l’appetito in funzione del potenziale pericolo.
Tanto grosso quanto insaziabile, il lupo finisce dunque per cadere vittima, come nel più classico degli schemi, proprio della sua presunzione, legata alle dimensione e alla pretesa di essere invincibile in virtù della sproporzione che lo lega alle sue prede.
Solo un puntino! Storia di un pasto di troppo
Illustrato e rappresentato secondo lo stile, ormai iconico, che definisce le opere edite da Minibombo, Solo un puntino è strutturato secondo coppie di pagine che pongono, rispettivamente, una preda diversa sulla sinistra e lo stesso lupo famelico sulla destra.
La prima coppia presenta una piccola ciliegia e il sopracitato lupo, dal cui incontro-scontro scaturisce la logica ingestione del frutto, intervallata da un’altra coppia di pagine provvista di suoni onomatopeici.
Lo stesso schema si ripete per tutto il corso del libro, con il lupo pronto a divorare una serie di piccole prede accomunate dalla presenza di un tondino rosso nel corpo (una coccinella, un granchio, un pettirosso e un’adorabile bambina).
Dopo aver mangiato tutto quanto gli capitasse a tiro, il lupo si imbatte proprio nella “cosa in sé”; vale a dire nel piccolo puntino rosso che definiva la struttura fisica dei pasti precedenti.
Scambiando il puntino per il dessert ideale, dopo il lauto pasto, il lupo ingurgita il cerchiolino rosso, salvo poi scomparire dalle pagine, per poi ripresentarsi febbricitante dinanzi al piccolo lettore, a causa del morbillo che aveva appena contratto.
L’alternanza tra onomatopee e una pluralità di aggettivi, non comune alla primissima infanzia, rende Solo un puntino! un libro adatto per bambini di differenti età e, sicuramente, un’opera interessantissima, oltre l’apparente semplicità della storia narrata.
Sfruttando uno schema fatto di ripetizioni e addizioni linguistiche il testo risulta in grado di agire sulla sfera linguistica dei bambini e di allenare la lor mente all’utilizzo di parole prima sconosciute, andando a chiarire, al contempo, la fallacia di quell’equazione che prevede la grandezza in diretta correlazione con la forza.