Last Updated on 5 Settembre 2018 by Maestra Sara
Sono io il più forte! è uno di quei libri magici, che si prendono gioco dell’immaginario infantile, lo decostruiscono con garbo, per poi ricostruirlo ed impiegare personaggi archetipici per veicolare messaggi morali semplici ed immediati.
Una delle opere dedicate dal compianto Mario Ramos alle ironiche vicende del Grande Lupo Cattivo, Sono io il più forte! rappresenta un mirabile esempio di come una meta-storia possa estrarre elementi iconici dall’universo fiabesco classico per impiegarli nel corso di una narrazione distante dall’originale, ma accomunata dalla valenza morale attribuita ai suoi personaggi.
Sospendo per un attimo le lodi a Mario Ramos, tristemente scomparso ormai da sei anni, per porre subito in chiaro il fatto che, oltre la visibile satira che anima l’opera e la goliardia dei suoi personaggi, Sono io il più forte! è un libro serissimo, che pone al bambino un quesito altrettanto serio.
Sono io il più forte! chiede infatti al bambino di interrogarsi sulla natura del rispetto e se sia meglio conquistare l’altrui stima tentando di farsi amare o di farsi temere.
In una fascia di età in cui i valori sociali sono spesso confusi e poco netti, molti bambini credono infatti che la possibilità di incutere timore negli altri porti in dote un’ammirazione genuina e che tutti debbano temere coloro che si dimostrano alla stregua dei “più forti”.
Numerosi bimbi assumono infatti a modelli comportamentali tutti quei personaggi (reali o fittizi) che ottengono ammirazione e rispetto mediante l’uso della forza e che portano l’universo dei valori morali in direzione di un orribile traslazione, in cui amore e timore vengono confusi.
Sono io il più forte! mette in ridicolo la pretesa di venire rispettati sulla base della paura, ponendo subito in ridicolo le aspirazioni del Lupo Cattivo e spiegando al piccolo lettore, come, a differenza dell’amore, la forza sia un valore quantificabile.
Coloro che vengono amati risultano infatti apprezzati in senso assoluto, mentre chi cerca di incutere timore attraverso la forza, è destinato ad incontrare, prima o poi, qualcuno di più forte e a diventare improvvisamente debole per confronto.
Mentre non è possibile stabilire un limite all’amore e al vero rispetto, l’esercizio della forza trova nella forza stessa il suo limite principale, visto che l’aggettivo “forte” è un mero metro di paragone assolutamente relativo.
Sono io il più forte! Parabola su forza e vanità
Un bel giorno, un lupo che aveva mangiato a crepapelle e che dunque non aveva intenzione di cacciare, decide di percorrere il bosco alla ricerca di creaturine da intimidire per aumentare il proprio ego e solleticare la propria vanità.
Incontrando un piccolo coniglietto, il lupo si ferma e interroga il malcapitato su chi sia il più forte, ottenendo per ovvia risposta, dettata dalla paura: “Il più forte sei tu, Padron Lupo!”.
Ringalluzzito e sempre più vanitoso, il lupo si imbatte successivamente in Cappuccetto Rosso, la quale, probabilmente memore della pessima esperienza occorsa alla nonna, non esita a tessere le lodi della bestia feroce e a dire al lupo quanto sia forte e grande.
Non sazio di complimenti e fasulla ammirazione, il Grande Lupo Cattivo rivolge identico quesito ai Tre porcellini, i quali, stringendosi l’uno all’altro, non esitano a rispondere con una serie di aggettivi che mettono in risalto forza, bellezza e coraggio della spaventosa fiera.
Dato che a Mario Ramos piace giocare con l’immaginario fiabesco (parlo al presente perché i Grandi Autori non muoiono mai davvero), ecco che davanti al Lupo si manifestano i Sette Nani, anche loro pronti ad elogiare in coro la forza della bestia.
Sempre più tronfio, il Lupo si imbatte allora in una minuscola creaturina verde che ha l’aspetto di un rospo e che, in barba ad ogni timore, risponde al fatidico quesito, affermando che “il più forte” è la sua mamma.
Dopo essere montato su tutte le furie, il Lupo scopre che in realtà il presunto rospo non era altro che un cucciolo di drago, seguito dalla gigantesca sagoma della sua mamma, ben più terrificante, forte e immensa del lupo.
Saggiamente, il lupo depone ora ogni vanità e indietreggia timoroso, definendosi “piccolo lupo buono”, onde evitare di suscitare le ire di mamma drago, poco avvezza a tollerare che il suo cucciolo subisca maltrattamenti.
Sono io il più forte! Tra fiaba e satira
Tra le opere più popolari di Mario Ramos, Sono io il più forte! è davvero un libro unico nel suo genere e uno dei pochi in grado di veicolare messaggi morali di elevata portata facendo affidamento su una divertentissima satira fiabesca.
Il Lupo che si fa piccolo ed appare palesemente ridicolo è l’immagine stessa dell’adorazione del bambino per la forza che retrocede di fronte all’incedere di una forza di natura superiore e che cessa di essere metro di giudizio per il rispetto umano.
Oltre a chiarire il nesso tra esercizio della forza e rispetto, il libro mostra sul finale un volto benevolo della forza stessa, dato che mamma drago impiega le sue qualità non certo per intimorire i più deboli o per vanità, ma per difendere il suo piccolo dagli attacchi dei prepotenti.
Leggere Sono io il più forte! significa spiegare ai bimbi come tra la forza e il rispetto non sussista nessun nesso logico e come, al tempo stesso, la possenza fisica sia un mezzo da asservire a scopi nobili e non una qualità fine a stessa.
Non vi è nulla di errato nell’uso della coercizione, se si impiega la forza per difendere i più deboli, dato che la potenza non è un valore assoluto, ma uno strumento, talvolta indispensabile, e che, come tale non ha una connotazione morale statica o assoluta.
Ideale per mettere in crisi le false certezze dei bimbi riguardo alla forza, Sono io il più forte! è davvero un piccolo capolavoro, da leggere e rileggere fino a quando i piccoli non converranno spontaneamente sul fatto che essere amati è una condizione decisamente preferibile rispetto al timore.