Last Updated on 3 Ottobre 2018 by Maestra Sara
Ormai noto ad ogni latitudine, Ti voglio bene anche se…di Debi Gliori rappresenta un mirabile esempio di opera in grado di lenire le prime ansie sociali del bambino e di chiarirgli la natura dell’amore incondizionato genitoriale, in modo lirico e toccante.
Adatto ad una fascia di età, compresa tra i 2 e i 4 anni, in cui i piccoli cominciano a stabilire riferimenti saldi nella loro esistenza e a comprendere la natura delle relazioni sociali, Ti voglio bene anche se…rincorre e racchiude tutte le tematiche etiche ed emotive tipiche di un’età di transizione, snodandole lungo un filo conduttore lineare e poetico.
Forse il libro in grado di rappresentare meglio i piccoli turbamenti emotivi tipici dei tre anni e dell’inizio della scuola d’infanzia, Ti voglio bene anche se… è un rapido breviario su come conoscere a fondo il proprio bambino e su come consolarlo di fronte alle “minacce” che provengono tanto dall’interno, quanto dall’esterno.
Storia di un canguro di nome Mini alle prese con scatti d’ira, incapacità di controllare il suo substrato emotivo e prime consapevolezze relative all’accettazione sociale, Ti voglio bene anche se… riesce infatti a dipanare alla perfezione la matassa emotiva prodotta tanto dalle difficoltà di convivere con emozioni percepite come “sgradevoli” e con la paura che quelle stesse emozioni portino in direzione di un rifiuto da parte dei coetanei.
L’ingresso in un piccolo eco-sistema orizzontale, comprensivo i rapporti finalmente paritari e paritetici, porta infatti in dote, nel bambino, la continua ansia di non venire accettati, di rimanere esclusi da quel processo di socializzazione che appare un valido sostituto dell’affetto genitoriale, almeno a livello temporaneo.
Mentre il bambino soffre, cioè, per dover rinunciare ad un accudimento genitoriale che aveva rappresentato la costante delle sue giornate, si accorge che la creazione di rapporti d’amicizia lenisce quella stessa sofferenza e scopre l’esistenza di una nuova tipologia di rapporto umano, destinato ad accompagnarlo per il resto dei suoi giorni.
Data la fragilità e la precarietà dei suoi sentimenti, la transizione comporta spesso la paura di perdere quanto appena acquisito e può accadere sovente che, per alcuni mesi, il bambino sia stretto nella morsa dell’ansia di perdere l’amore di mamma e papà e, al tempo stesso, la fresca amicizia dei suoi coetanei.
Non essendo affatto uno sprovveduto, a dispetto della tenera età, il bimbo ritiene inoltre che la possibile perdita sia da attribuire a lati del suo carattere che gli altri trovano sgradevoli, primo tra tutti, appunto, l’incapacità di controllare gli scatti d’ira di cui è agevolmente vittima.
Ti voglio bene anche se… mostra questo percorso emotivo in modo chiaro e netto, attribuendo al genitore la funzione consolatrice, a prescindere dal variare delle condizioni esterne e dalla differenti ansie che investiranno il bambino nel corso della sua esistenza.
Ti voglio bene anche se…storia di un canguro piantagrane
Mentre Maxi, genitore di Mini, si trova impegnato (o impegnata, il sesso non è specificato) in una conversazione telefonica, il piccolo canguro dà libero sfogo alla sua collera, sentendosi “piantagrane e prepotente”.
Mini si trova infatti vittima di un’eruzione emotiva imprevista e immotivata che lo porta a lanciare i suoi giochi, a strillare e strepitare, senza un’apparente ragione che vada al di là della collera stessa.
Quando Maxi entra nella cameretta del bimbo e gli chiede cosa sta succedendo, Mini, consapevole di un brutto lato del suo carattere, risponde di essere un piantagrane e asserisce fermamente che nessuno gli vuol bene.
Da questo momento, Ti voglio bene anche se… assume un taglio profondamente diverso, con Maxi intento a rassicurare Mini circa la natura del suo amore incondizionato, lungo il corso di una piccola poesia che si snoda tra parole e immagini.
Dopo aver ottenuto rassicurazioni circa la natura dell’affetto genitoriale, anche se è un piantagrane, Mini inizia infatti a passare in rassegna una serie di ipotesi variopinte, chiedendo al genitore se continuerebbe ad amarlo anche se fosse un orsetto, un insetto o un coccodrillo.
Le risposte positive di Maxi, condite da vari “per sempre”, portano Mini ad un livello superiore e ad interrogarsi sulla natura dell’amore in astratto, dato che ora il piccolo canguro vuole sapere se quel sentimento tanto forte sia eterno, oppure destinato a consumarsi come tutte le cose materiali.
Pur non sapendo dire se l’amore sia eterno o meno, Maxi rassicura nuovamente il suo piccolo circa la durata dei suoi sentimenti e conclude i suoi elogi mostrando al bimbo le stelle e spiegandogli come la loro luce brilli anche quando sono morte da tempo immemore.
Ti voglio bene anche se… e la consolazione dei bambini
Come premesso, Ti voglio bene anche se… è un libro del tutto particolare, che racchiude differenti tematiche senza sovraccaricare la mente del piccolo lettore, grazie ad una sorta di filo conduttore, rappresentato proprio dalla funzione consolatoria svolta del genitore.
Per quanto i nostri figli possano, al trascorrere degli anni, sembrarci grandi e indipendenti, non bisogna mai dimenticarsi che noi rappresentiamo ai loro occhi il principale riferimento emotivo e morale e che, in quanto tali, dobbiamo costantemente vigilare sul loro benessere emotivo e far sentire la nostra presenza affettuosa nei momenti più bui.
Proprio per questo, oltre ad essere un valido testo per tutti i bambini in cerca di conferme, Ti voglio bene anche se… è un libro che si rivolge anche agli adulti, non solo nel tentativo di strappare loro una lacrima (cosa più che probabile), ma anche di ricordare loro che essere genitori è una condizione che comprende la necessità di amare anche gli attimi che preferiremmo non vivere.