Last Updated on 4 Dicembre 2019 by Maestra Sara
Per quanto la nostra componente razionale ci aiuti spesso a prendere il controllo sul nostro inconscio, esistono aree “oscure” della nostra mente che fatichiamo a controllare appieno, per via di un riaffiorare di piccoli traumi e di paure che emergono in totale assenza di controllo.
Il terreno privilegiato per la nascita di terrori, spaventi e affini è senza dubbio la nostra camera da letto, nel corso della notte, perché una volta coricati, ci sentiamo logicamente più vulnerabili, esposti ad ogni tipologia di pericolo, impossibilitati a prendere il controllo della situazione e, logicamente, privi di quell’aiuto sensoriale rappresentato dalla vista.
Se molti adulti si addormentano, così, con un proverbiale occhio aperto, per via della paura dei ladri, degli aggressori o semplicemente di spiacevoli sensazioni, nei bambini questa percezione è logicamente amplificata a dismisura.
Il bambino teme infatti il buio e la vulnerabilità del suo sonno, perché il suo cervello fatica a scindere ciò che è reale da ciò che non lo è, anche durante le ore della veglia, e tende dunque a proiettare nella notte un bagaglio emotivo che si genera durante il giorno, per poi aprirsi la sera, come un vaso di Pandora.
Tutti noi, chi più, chi meno, siamo dunque abituati a richieste d’aiuto nel cuore della notte (proprio quando avevamo appena ceduto il capo al sonno!) e a corse forsennate dei più piccoli nel nostro lettone, operate in cerca di una protezione di fronte a quelle minacce che la giovane mente proietta impunemente tra le mura della camera da letto.
Anche se cerchiamo con tutte le nostre forze di convincere i nostri figli a cercare di coricarsi senza timore, in tenera età, la paura prenderà spesso agevolmente il sopravvento su quella ragione che ripete al bambino come “nel buio non vi sia nulla di diverso, rispetto a quanto vediamo alla luce” e massime simili.
Dato che superare la paura del buio è quindi un lungo processo che si realizza pienamente solo con la maturità emotiva dei bambini, Tre piccoli gorilla coraggiosi trova il modo di ironizzare ampiamente su tutte quelle notti insonni e di far sentire il bimbo meno solo di fronte alle sue paure e ai suoi coetanei.
Storia piuttosto agevole e divertente, ideata e realizzata dal bravissimo Michel Van Zever, Tre piccoli gorilla coraggiosi rappresenta infatti una simpatica parodia di tutte quelle notti insonni che i bambini vivono con un certo disagio e, al tempo spesso, un fedele specchio del bambino stesso, in grado di stemperare la tensione emotiva “notturna” e di portare il piccolo lettore a ridere allegramente delle sue piccole fobie.
Laddove risulta, infatti, impossibile intervenire per porre rimedio ad una situazione in cui il fattore legato al controllo appare ancora lontano dall’essere raggiunto, conviene portare i nostri piccoli a ridere allegramente del loro modo d’essere, per mostrare la naturalità di un universo emotivo che tutti i bambini tendono a condividere, per loro stessa natura.
Tre piccoli gorilla coraggiosi, storia di una notte insonne
Tre piccoli gorilla coraggiosi si apre con un familiare quadretto domestico, in salsa scimmiesca, che vede i genitori intenti a mettere a letto i loro tre figli, ad augurare loro la buonanotte, prima di recarsi nella loro camera da letto per godersi un po’ di intimità (almeno così sperano).
Nonostante siano evidentemente spaventati, i tre piccoli gorilla cercano di mostrarsi coraggiosi, soprattutto quando un rumore terrificante scuote la stanza, facendo passare loro la poca voglia di dormire.
Uno dei tre fratelli, affermando di essere il più coraggioso del gruppo, decide di andare a vedere cosa possa mai aver provocato quel rumore; esce dalla stanza e non torna più.
Rimasti in due, i gorilla vengono presto turbati da un nuovo rumore, di modo che un’identica scena si ripete, con uno dei due fratelli che esce per non fare più ritorno.
Un terzo rumore persuade anche l’ultimo gorilla ad uscire dalla stanza per controllare la fonte sonore di tanto spavento.
Non riuscendo a capire cosa provochi tutti quei rumori, il piccolo decide di rifugiarsi nel lettone dei suoi genitori, dove, con somma sorpresa, trova anche i due fratellini, già pacificamente addormentati.
Tre piccoli gorilla coraggiosi termina con il terzo fratellino che afferma, senza ombra di dubbio, di essere il più coraggioso dei tre, dato che lui è arrivato per ultimo ed ha dunque resistito un tempo maggiore nella spaventosa camera da letto dei bambini.
Davvero divertente, Tre piccoli gorilla coraggiosi struttura la vicenda narrata, comune a tutte le famiglie con figli, secondo i dettami classici della piccola storia d’avventura, portando il giovane lettore a tenere il fiato sospeso di fronte al manifestarsi di spaventi, rumori sospetti e coperte troppo corte per nascondere la naturale paura.
Ideale da leggere nel corso di quella fascia d’età (tra i 3 e i 5 anni) in cui il lettone appare ancora un saldo rifugio di fronte alla paura del buio, Tre piccoli gorilla coraggiosi è una lettura ideale per tutti coloro che sono ormai abituati alle notti insonni e desiderano riderci un po’ su.