Last Updated on 20 Novembre 2019 by Maestra Sara
Se il libri per bambini sulle emozioni (per l’articolo a tema, clicca qui) affollano gli scaffali delle librerie, la ragione principale è da ricercarsi nel fatto che l’universo emotivo dei bambini appare spesso alla stregua di un’entità misteriosa e piuttosto difficile da trattare con la cautela del caso.
Di fronte ad un bambino che piange, si arrabbia, si sente apatico o addirittura triste senza una ragione, il genitore è spesso stretto da una morsa interiore che gli impedisce di affrontare la (transitoria) condizione emotiva del suo pargolo nel modo corretto.
Molto spesso accade, infatti, che ci scopriamo a minimizzare le emozioni dei nostri figli; ad ignorarle del tutto o a prodigarci in sermoni dal sapore vagamente filosofico, nei quali proiettiamo il nostro vissuto e la nostra interiorità su delle creaturine troppo piccole per afferrare i concetti che intendiamo tramandare loro.
Non ha infatti alcun senso cercare di spiegare ai bambini come la tristezza e la noia siano solo delle condizioni momentanee (Schopenhauer non sarebbe d’accordo), dato che i bimbi piccoli vivono all’interno di un “eterno presente”, nel quale gli affanni e le preoccupazioni del momento appaiono destinate a perdurare in eterno.
Allo stesso modo, non ha senso cercare di lenire le agitazioni dei più piccoli, andando a sminuirle o ad alleviarle, facendo leva sul fatto che la tenera età porta in dote una percezione degli eventi gran poco obiettiva e piuttosto estremizzata.
Per parlare di emozioni ai bambini è necessario cercare di far comprendere ai piccoli come le pulsioni che si agitano all’interno del loro metaforico calderone interiore necessitino di un processo di conoscenza e approfondimento che porti il bambino a contatto con quelle sensazioni sgradevoli che tanto lo spaventano, non appena si manifestano in modo improvviso.
Paura, rabbia, tristezza, ansia e inquietudine non sono infatti né piccoli incidenti di percorso nella giornata di un bambino, né tanto meno mostri da rifuggire, ma sono, al contrario, parte integrante della nostra vita sentimentale ed emotiva (e, logicamente, di quella dei più piccoli) e vanno per tanto comprese, affinché tutti noi impariamo a conviverci senza troppi traumi.
Tristezza non mi fai paura si inserisce nel filone narrativo che prevede i libri sulle emozioni alla stregua di un valido strumento per facilitare il processo di comprensione dell’universo interiore dei più piccoli, in virtù della sua capacità di dare un volto (seppur immaginario) ad un complesso di emozioni per loro stessa natura impalpabili e di rassicurare il bimbo di fronte al manifestarsi di sensazioni a lui ancora, in parte, ignote.
Esplicitamente rivolto ad un pubblico di bambini piuttosto piccoli, Tristezza non mi fai paura riesce, infatti, in poche parole, a veicolare un concetto molto profondo, mostrando al piccolo lettore come la tristezza sia una compagna di viaggio, da conoscere e frequentare, prima di poter davvero apprezzare il suo logico contraltare.
Composto da una narrazione davvero scorrevole e da immagini che assumono un ruolo preponderante rispetto all’incedere della parola, Tristezza non mi fai paura di Eva Eland trova il suo punto di forza nella capacità di compiere una sorta di esorcismo emotivo dolce nei confronti della stessa tristezza, senza mai demonizzare davvero il sentimento, né presentarlo al bambino come qualcosa di mostruoso o spaventoso.
La bambina che impara a dialogare con la sua tristezza rappresenta il culmine di un processo emotivo in cui i piccoli smettono di fuggire di fronte ad una parte di loro stessi e iniziano un piccolo percorso di “autoanalisi” (passatemi l’espressione, qui la psicoterapia non c’entra nulla), destinata a concludersi con la piena accettazione della propria personalità, in tutte le sue infinite sfaccettature.
Tristezza non mi fai paura, una complicità inaspettata
Tristezza non mi fai paura è una sorta di breve compendio per bambini sulla tristezza, basato su un percorso di reciproco avvicinamento tra una bambina e la sua stessa tristezza, rappresentata come una sorta di fantasma bluastro che si presenta nella vita della bimba, senza il minimo preavviso.
Affidato interamente ad una sorta di “voce narrante” fuori campo e del tutto privo di dialoghi, Tristezza non mi fai paura inizia avvertendo i piccoli lettori che, a volte, la tristezza arriva quando meno se lo aspettano, inizia a seguirli e pare non volersene andare, esattamente come fa con la piccola protagonista del libro.
Arrivando rapidamente al cuore della questione, Tristezza non mi fai paura spiega ai bambini come non sia possibile ignorare la tristezza o cercare di scacciarla, perché lei tornerà sempre, in quanto parte di tutti noi.
Dato che il bambino (e l’adulto) dovrà imparare a convivere con la sua tristezza per il resto dei suoi giorni, tanto vale, dunque, farsela amica, ascoltare le sue ragioni, cercare di capirla e magari portarla a fare una passeggiata tra gli alberi.
Proprio la capacità di ascoltare la tristezza e di cercarne le radici, porta la piccola protagonista del libro a vivere più serenamente la sua interiorità e a non preoccuparsi quando la sua malinconia le farà ancora visita, per poi scomparire d’incanto e ritornare di nuovo.
Davvero azzeccato, con le sue poche parole e le sue molte metafore, Tristezza non mi fai paura è un ottimo testo per portare i bambini a familiarizzare con il loro universo emotivo e per trovare il modo di spiegare loro come quel complesso di sensazioni che si agita dentro di loro non abbia origine diversa che loro stessi.
- Editore: Nord-Sud
- Autore: Eva Eland , Marinella Barigazzi
- Collana: Libri illustrati
- Formato: Libro rilegato
- Anno: 2019