Un mare di tristezza: come spiegare la malinconia ai bambini

Un mare di tristezza

Last Updated on 24 Marzo 2022 by Maestra Sara

Se più volte abbiamo scritto su quanto le cose appaiano spaventose agli occhi dei bambini solo perché sono loro a vederle così, Un mare di tristezza si pone l’ambizioso obiettivo di andare oltre le paure infantili e di estendere il concetto della prospettiva emotiva ad un sentimento oscuro come la tristezza.

Sia gli adulti che i bambini tendono infatti, come è logico che sia, a proiettare la loro interiorità all’esterno e a percepire il mondo circostante come il prodotto di una serie di stati d’animo sopraggiunti senza una ragione ben precisa.

A tutti è capitato, almeno un milione di volte nella vita, di “sentirsi giù” senza apparente ragione e di iniziare le giornate con il proverbiale “piede sbagliato”, anche in assenza di un movente specifico o di un evento ben preciso al quale imputare la nostra tristezza.

Un mare di tristezza. Ediz. illustrataTutti noi sappiamo bene, in base alla comune esperienza, che tristezza e malinconia apparentemente “atopiche” (chiedo scusa ai dermatologi per il palese furto di aggettivo) rappresentano solo una fase transitoria e che, salvo condizioni patologiche di tipo psichico, la tristezza è destinata a passare così come era venuta.

Per i bambini piccoli, le cose funzionano in modo leggermente diverso, ma lo schema mentale presente nell’universo adulto può agevolmente adagiarsi anche sulla psiche dei più piccoli e generare una tristezza apparentemente priva di spiegazioni.

Anche se, nella stragrande maggioranza dei casi, la tristezza che il bambino percepisce (o dice di percepire) è legata al mancato raggiungimento di un desiderio, chiunque ha dei figli in età prescolare avrà senz’altro notato come il loro umore possa essere ondivago anche senza la causa rappresentata da un giocattolo rotto, da una giornata di pioggia o da un dolcetto negato.

A differenza degli adulti, i bambini vivono cioè in un mondo dove tutto è più facilmente riconducibile ad uno schema causa-effetto (ottengo quello che voglio, sono felice; non ci riesco: sono triste), il che non implica, tuttavia, che l’emergere di emozioni impreviste sia del tutto assente e che un bambino non possa effettivamente sentirsi malinconico senza un perché.

Un mare di tristezza libro per bambini

Sempre a differenza degli adulti, la mancanza di esperienza porta i più piccoli, da un lato, a sviluppare delle difficoltà nel definire esattamente cosa turba il loro umore e, dall’altro, a credere che il “grigiume” percepito in un dato momento durerà in eterno, dato che per il bimbo piccolo il confine tra l’oggi e il per sempre è estremamente labile e sottile.

Un mare di tristezza si ripropone proprio di mostrare ai bambini il volto di una tristezza, tanto condivisa, quanto inspiegabile e di capovolgerlo sul finale, mediante una sorta di artificio usato a più riprese nella letteratura rivolta a lenire la paura.

Se più e più volte siamo ricorsi ai libri per mostrare ai giovani lettori come la paura fosse figlia della nostra prospettiva, Un mare di tristezza cerca di spingersi più a fondo e di mostrare la malinconia come l’identico prodotto di una visione distorta della realtà.

 

Un mare di tristezza, alla scoperta della desolazione

Munito di una trama estremamente semplice e di un numero di vocaboli ridotto all’osso, Un mare di tristezza narra le peripezie di un pesciolino che si riscopre improvvisamente triste e sconsolato, fino a vage senza meta per il mare, alle ricerca di conferme del suo stato d’animo.

Un Mare di tristezza libro

Dopo una breve nuotata, il pesciolino incontra (nell’ordine): un altro pesce, triste come lui; una medusa che si sentiva giù di corda; un branco di sardine affrante dalla prima all’ultima; un calamaro mesto; un pesce palla abbattuto; una sogliola afflitta; un rombo mogio; un nasello senza speranza e un gruppo di pesci pagliaccio desolati.

Dopo aver compreso che la sua condizione appare più che condivisa e che il mare è popolato da infinita tristezza, il nostro pesce si interroga sulle ragioni che hanno potuto rendere quel luogo tanto desolato ed ottiene una spiazzante risposta da una tartaruga capovolta.

Libro un mare di tristezza

La tartaruga spiega infatti al pesce che nessuno è triste in quel mare, ma che è il pesce stesso ad essere sottosopra e dunque a vedere le iconiche bocche degli altri abitanti del mare rivolte verso il basso, anziché verso l’alto.

Dopo aver capovolto il pesce e avergli riportato così il sorriso, la tartaruga invita ora il protagonista della vicenda a ripercorrere il tragitto e a guardare nuovamente gli animali marittimi incontrati in precedenza.

 

Un mare di tristezza, tra sinonimi e prospettive

Resa splendida dalla sua semplicità, Un mare di tristezza, realizzato da Anna Ludica, Chiara Vignocchi e Silvia Borando, rappresenta sicuramente il punto di partenza per introdurre ai bambini le tematiche connesse con tristezza e malinconia e per fornire loro un semplice glossario emotivo.

La preponderanza dei sinonimi della parola “tristezza” mira infatti, da un lato, al primo riconoscimento di una variegata gamma emotiva riconducibile a medesimi fattori e, dall’altro, a far conoscere ai bambini le sfaccettature di una dimensione spesso complessa e non immediatamente riconoscibile,

mare di tristezzaComprendere la tristezza non è infatti un’operazione così semplice per un bambino di pochi anni, dato che la sensazione porta in dote, per sua stessa natura, una componente indefinita e indefinibile che si esplica in manifestazioni psico-fisiche non sempre così lampanti.

Dopo aver introdotto malinconia e desolazione, Un mare di tristezza punta dritto al loro superamento, reso possibile dal chiaro simbolismo rappresentato dalle bocche rivolte verso il basso o verso l’alto.

Qualunque bambino sa infatti riconoscere un’espressione di gioia o di tristezza stilizzata grazie all’artificio iconografico e Un mare di tristezza mira appunto a spiegare al piccolo come “bocche sorridenti” e “bocche abbacchiate” siano in realtà la stessa cosa, vista da due angolature differenti.

Non esiste cioè una differenza intrinseca tra una persona triste e una felice, ma esiste una differenza enorme nel modo in cui noi guardiamo gli altri e noi stessi.

Un mare di tristezza insegna a cercare di guardare le giornate storte con una prospettiva dritta e a cercare il lato positivo delle cose, in un modo tanto spontaneo e semplice da adattarsi perfettamente al modo di essere dei bambini.

Ovviamente, la lettura di Un mare di tristezza non porrà i vostri figli al riparo dalla malinconia e dalle giornate uggiose per il resto dei loro giorni, ma potrà aiutarli a definire esattamente come si sentono e a cercare di farsi coraggio, anche quando il mondo sembrerà loro un luogo talmente desolato e freddo da togliere il sorriso.

5%

Per saperne di più…