Last Updated on 31 Maggio 2022 by Maestra Sara
Libro celeberrimo e celebratissimo, Una zuppa di sasso è una bellissima storia illustrata che rilegge gli archetipi della favola classica, attribuendo loro un senso morale del tutto differente e di segno opposto.
Incentrato su quel concetto di convivialità che permea buona parte della produzione di Anais Vaugelade (si pensi al “Compleanno del signor Guglielmo”), Una zuppa di sasso vive infatti in funzione di un finale che non giungerà mai e che porterà il lettore a rileggere l’intera vicenda con occhi differenti.
A causa dell’assuefazione agli archetipi letterari, l’ingresso di un lupo nella casa di una gallina porta da subito il lettore a supporre che tra quelle mura si compirà, prima o poi, una razzia e, proprio quando ciò non avviene, la storia acquista un senso nuovo e molto più profondo.
Oltre la prima impressione e le apparenze, legate alla scelta di figure animalesche prossime all’antonomasia, quello che Anais Vaugelade vuol dirci esula profondamente dai cliché morali legati a fiducia, furbizia e inganno, per traghettarci in una dimensione paradossale in cui il lupo ha davvero perso il proverbiale vizio e in cui la convivialità supera barriere biologiche piuttosto evidenti.
Una zuppa di sasso è infatti la storia di una serata tranquilla tra commensali, in cui ognuno aggiunge qualcosa alla cena, senza colpi di scena classici e senza quegli sconvolgimenti che restano sospesi sul filo della narrazione senza mai palesarsi davvero.
Estratta dal suo contesto volutamente ingannevole e dalla sua prima percezione morale, Una zuppa di sasso è infatti una storia che celebra la convivialità come momento di aggregazione e che spiega ai bambini quanto il cibo possa trasformarsi in un collante sociale, una volta sottratto alla sua dimensione biologica.
Proprio nel corso di un’età in cui la fruizione alimentare è strettamente connessa al piacere fisico e alla necessità biologica, Una zuppa di sasso traghetta i bambini verso una dimensione “adulta”, nella quale si decide di mangiare insieme per il piacere di farlo, anche se il menu risulta apparentemente povero e se la fatidica zuppa di sasso non rappresenta certo una leccornia tale da portarci ad accorrere a tavola.
La pietanza che dà il titolo al libro non è infatti che il pretesto per radunare una tavolata di commensali felici e vocianti e per consentire allo “chef lupo” di riparare ai suoi ipotetici torti, portando gli animali a radunarsi senza secondi fini o velleità venatorie di sorta.
Assolutamente sottile e geniale, Una zuppa di sasso potrebbe rappresentare così il pretesto per chiarire ai bambini l’importanza del cibo nella nostra cultura e per invitarli ad impiegare l’arte della convivialità per dirimere controversie e rappacificare contrasti solo apparentemente insanabili.
Una zuppa di sasso, storia di una cena anomala
Nel corso di una serata nevosa e tempestosa, un lupo nero si presenta alla porta della casa in cui vive una gallina, chiedendole ospitalità, calore e il permesso di potersi cucinare la sua proverbiale zuppa di sasso.
Ovviamente diffidente, per via della spaventosa famosa che precede il lupo (anche se lei asserisce di non averne mai incontrato uno), la gallina decide tuttavia di fidarsi e di concedergli rifugio, nel momento stesso in cui il lupo le dice di essere vecchio e di aver perso tutti i denti.
Non appena entrato, il lupo mantiene la parola, chiede alla gallina una pentola ed inizia a preparare la sua zuppa, impiegando un grosso sasso nero e aggiungendo, su suggerimento della stessa gallina, un po’ di sedano.
L’ingresso del lupo nella casa della gallina suscita ovviamente il timore e la curiosità negli altri animali del villaggio, che giungono alla spicciolata a vedere se la padrona di casa sta bene e se è ancora in vita.
Si presentano così, alla porta della gallina, un porcello, un’oca, un cavallo, una pecora, una capra e un cane e tutti loro aggiungono un ingrediente alla zuppa, dopo aver verificato le reali intenzioni del lupo.
Man mano che la combriccola cresce di numero, la zuppa diventa così sempre più ricca e saporita e i commensali iniziano a pregustare la lussuosa cena, preparata con l’aiuto e la partecipazione di tutti gli animali.
Al termine della cena, quando tutti hanno mangiato e bevuto, il lupo estrae un coltello dalla borsa, infilza il sasso e constata che non è ancora abbastanza cotto, per cui decide di impiegarlo nuovamente per un’altra ipotetica cena, la sera successiva, e si congeda amabilmente.
Gli animali del villaggio ringraziano il lupo per la splendida serata e gli chiedono se sarebbe mai tornato, senza ottenere risposta alcuna.
Una zuppa di sasso, lontano dalle favole morali
Come premesso, l’impiego di figure classiche derivanti dalla tradizione favolistica è qui un mero espediente per creare tensione nel lettore e per introdurre tematiche assolutamente distanti da quelle presenti nei racconti tipici a tema animalesco.
Il lupo non è qui infatti il terribile predatore dell’immaginario, ma un abile cerimoniere che spinge gli animali a radunarsi intorno ad una tavola, a chiacchierare tra loro e soprattutto ad operare quella trasformazione, da semplici vicini di casa a commensali, che rappresenta l’anima stessa di “Una zuppa di sasso”.
Nessuno sa se il lupo sia mai tornato a fare visita alla gallina, ma sicuramente, la sua incursione notturna ha permesso agli altri animali di comprendere il valore della convivialità e li ha emancipati di fronte ad un semplice rapporto di buon vicinato, passivo.
Leggendo Una zuppa di sasso ai bambini si cerca, logicamente, di aprire una breccia nel loro approccio al cibo e di chiarire loro le ragioni che ci spingono tutti ad appianare le nostre divergenze davanti da una zuppa fumante.