Last Updated on 1 Ottobre 2021 by Maestra Sara
Zeb e la scorta di baci è uno dei (rari) testi per l’infanzia che si pongono il problema del distacco e della transizione in modo del tutto diverso dagli archetipi legati ai fatidici 3 anni e all’ingresso del piccolo nella scuola materna.
Se, infatti, la letteratura per bambini abbonda di bellissimi testi volti a lenire le ansie dei più piccoli nei confronti dell’abbandono del nido domestico, in pochi si fermano a riflettere su quanto quelle ansie non svaniscano mai del tutto, ma si trovino ad essere assorbite all’interno di una nuova routine fissa.
Il transito verso l’alveo della scuola materna e la creazione di nuovi relazioni sociali, non portano infatti il bambino a smettere di temere, inconsciamente, di perdere l’affetto genitoriale, ma solo a comprendere quanto l’accudimento diventi ora un’attività complementare e non totalizzante.
Una volta che il piccolo impara a divertirsi a scuola, comprende che l’affetto di mamma e papà è lì ad aspettarlo e che il gioco vale la proverbiale candela, dato che alternare altre attività all’accudimento può rivelarsi utile e divertente.
Tuttavia, prima che diventi davvero autonomo a livello emotivo deve trascorrere ancora molto, per cui, ogni piccolo ulteriore distacco continua spesso a spaventarlo e farlo sentire come se l’amore dei genitori fosse qualcosa di labile e soggetto ai capricci del vento.
Mentre C’è un rinofante sul tetto trattava magistralmente le ansie del bambino di fronte alla prima notte trascorsa fuori da casa sua, Zeb e la scorta di baci affronta un argomento apparentemente più maturo, postulando un ipotetico distacco legato ad un campo estivo al mare.
In quest’ottica, Zeb e la scorta di baci scava a fondo nei sentimenti dei piccoli, mostrandone un lato tenero e ingenuo ed affidando la sua missione salvifica al classico “oggetto di transizione” che qui cessa di essere un legame con le mura domestiche, per assumere un filo diretto con i genitori.
Zeb e la scorta di baci, tra ansie e vacanze
Mentre si sta preparando per le vacanze, che si svolgeranno in un campo estivo al mare, la piccola zebra Zeb osserva il suo pigiama, sul quale la mamma ha cucito le sue iniziali, e proprio in quel momento realizza, oltre l’iniziale euforia, che dovrà trascorrere molte notti lontano dai suoi genitori e dai loro baci della buonanotte.
Colto dalla proverbiale ansia da distacco e da mille ripensamenti circa la natura della sua vacanza, espone le sue perplessità ai genitori, già intenti a preparargli la fatidica scorta di baci da portare con sé al campo estivo.
Intuendo la natura del distacco e conoscendo l’animo sensibile di Zeb, mamma e papà hanno infatti deciso di ritagliare minuscoli pezzettini di carta e di baciarsi infrapponendo i cartoncini alle loro labbra, di modo da “stampare” un bacio su ambo i lati del foglietto.
Ecco dunque che Zeb e la scorta di baci introduce il fatidico oggetto di transizione che, ammantato di poteri quasi magici, farà percepire alla piccola zebra la vicinanza con i suoi genitori, anche quando saranno distanti e non potrà ricevere il classico bacio della buonanotte.
Leggermente rincuorato dalla trovata di mamma e papà, Zeb si appresta dunque a salire sul treno con un carico di ansie diminuito, seppur sempre presente, data la novità della situazione e la presenza di un contesto in cui l’incertezza regna sovrana.
Mentre si sforza (senza riuscirci) di non salutare mamma e papà alla stazione in modo troppo caloroso, per non lasciar intendere ai suoi compagni di viaggio la natura del doloroso distacco, Zeb cerca di trascorrere il suo viaggio standosene sulle sue e lasciandosi cullare da quei timori che ben presto esploderanno in tutto il loro vigore.
Al calar della notte, il sonno è infatti funestato dal pianto ininterrotto di una zebra molto piccola; pianto che rievoca in Zeb tutte le sue incertezze e che porta il protagonista del libro a dar fondo alla sua scorta di baci per sentirsi meno solo.
Dopo aver fruito del magico potere della scorta, Zeb si rivolge al suo piccolo e rumoroso vicino chiedendo se anche lui desidera una “baciocaramella per lenire le paure.
Inizialmente piuttosto perplesso, il cucciolo di zebra si lascia convincere ed inizia a strofinarsi sulle guance i baci di carta di Zeb, attirando l’attenzione della comitiva sopita e portando anche le zebre più temerarie a desiderare il conforto di un bacio.
Il mattino seguente, Zeb viene svegliato dalle altre piccole zebre e ciascuna di loro offre in dono al protagonista della storia qualcosa con cui fare colazione, memore del dono ricevuto la notte seguente.
Proprio a partire dalla rinnovata amicizia tra le zebre, il gruppo si lascia alle spalle ansie e timori e inizia a godersi al sospirata vacanza, senza più bisogno di feticci e scorte di baci.
Zeb e la scorta di baci: le ansie svaniscono
Riprendendo uno dei luoghi classici della letteratura di infanzia, Michel Gay, autore di Zeb e la scorta di baci, risolve le tensioni emotive del libro attraverso la nascita e il consolidamento di un legame amicale che supplisce in modo egregio alla temporanea assenza di mamma e papà e che segna un nuovo ingresso del piccolo in una società di uguali.
Il punto di forza del meraviglioso libro è quello di riuscire a raffigurare i tormenti interiori della piccola zebra in modo davvero profondo e angosciante, lasciando che i vagoni del treno si facciano portavoce di una solitudine di tipo “fisico”, prima ancora che interiore.
Il treno buio e i gemiti delle piccole zebre rappresentano probabilmente la vetta degli artifici letterari incentrati sul distacco genitoriale e portano Zeb e la scorta di baci ad essere un piccolo capolavoro di settore, andando oltre i consueti cliché e le raffigurazioni asettiche che spesso accompagnano malamente la profondità di un disagio molto più marcato di quello che potrebbe apparire.
Utile da leggere tanto ad un pubblico di bambini piccolissimi alle prese con le prima amicizie, quanto a bimbi più grandicelli, non ancora al riparo dalle ansie legate alle novità, Zeb e la scorta di baci è un ottimo testo, ideale per superare il muro del primo distacco e per proporre soluzioni a problematiche emotive che riemergono a lungo dai meandri dell’inconscio.
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