Zog: brillante metafora sulla scuola e sulla reale natura del bambino

Zog

Last Updated on 4 Settembre 2018 by Maestra Sara

Frutto della fervida, quanto prolifica, fantasia di Julia Donaldson e Alex Scheffler, Zog è una splendida opera che introduce i piccoli lettori alla scoperta di “abilità alternative” e che mostra in modo marcato la dicotomia tra essere e fare.

Nel momento stesso in cui i bambini iniziano a frequentare i corsi scolastici, i piccoli hanno l’idea che i voti ricevuti dalle maestre e dai maestri rappresentino una sorta di metro di giudizio assoluto, in grado di rendere conto del valore di una persona a 360 gradi.

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Capita dunque spesso che i bambini meno abili in una determinata disciplina si trovino a soffrire di complessi di inferiorità rispetto ai loro brillanti coetanei e a pensare di avere un qualche difetto intrinseco che impedisce loro di eccellere n matematica o in Italiano.

A complicare un quadro già problematico di suo concorrono spesso i genitori che, anziché stimolare i figli affinché non si abbattano e cerchino di dare il proverbiale “meglio di loro”, si mostrano sovente corrucciati di fronte ad un voto negativo o, peggio ancora, delusi dalla loro prole, come se il temporaneo insuccesso rappresentasse quasi un delitto di lesa maestà nei confronti delle loro alte aspettative.

Per quanto sicuramente importantissima e funzionale alla realizzazione di un individuo, la scuola non è in realtà che una sfaccettatura di un quadro molto più ampio che definisce il bambino e non vi è ragione alcuna per ossessionare i piccoli oltre le soglie del consentito.

I bambini andrebbero infatti stimolati a fare sempre meglio, ad impegnarsi, a cercare di prestare maggior attenzione e soprattutto a chiedere aiuto quando un concetto sembra troppo ostico; senza quella componente distruttiva che ci porta spesso a non comprendere le reali cause di un insuccesso e a credere che i nostri bambini siano poco intelligenti o sfaticati.

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In quest’ottica, Zog è un’azzecatissima metafora dell’excursus scolastico, che invita il bambino a non abbattersi, in caso di insuccesso, e a comprendere come la sua vera essenza non sia (e non sarà mai) definita dall’abilità di destreggiarsi con i numeri o le lettere dell’alfabeto.

Maldestro, pasticcione e poco portato per le materie “convenzionali” (ovviamente riferite ad un ambito fantastico), Zog trova infatti una sorta di rivalsa sulle sue angosce, quando riesce ad esprimere la sua vera natura e a trovare il suo posto nel mondo; un posto ricco di valore e significato, al pari di quello occupato dai suoi coetanei più dotati.

 

Zog, storia di un draghetto non convenzionale

Scritto interamente in rima, con l’incendere di una lunga filastrocca, Zog è la storia di un draghetto che sogna di diventare un giorno un drago perfetto e che inizia il suo percorso scolastico animato da buone intenzioni e buona volontà.

Il primo anno di corso, la maestra drago insegna ai suoi allievi come volare correttamente, ma, mentre gli altri draghetti si destreggiano alla perfezione con virate e planate, Zog risulta maldestro al punto di cozzare contro un albero e di procurarsi svariate contusioni.

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Mentre giace a terra affranto, Zog incontra una ragazza, di nome Sabrina che studia medicina e che offre il suo aiuto al draghetto ferito, medicandolo e consentendogli così un rapido ritorno a scuola.

L’anno scolastico successivo è dedicato all’arte di imparare a ruggire per incutere timore, ma, anche qui, Zog rivela tutta la sua goffaggine, procurandosi un solenne mal di gola nel tentativo di emettere il suo agghiacciante ruggito.

Nuovamente medicato da Sabrina (che gli offre una mentina) e tornato a scuola, Zog si deve cimentare ora con il proverbiale “soffio di fuoco” tipico dei draghi, ma la sua esile vampata finisce rapidamente per incendiargli un’ala, portandolo di nuovo a cercare le amorevoli cure della sua amica umana.

In quarta, la scuola di draghi porta l’azione ad un livello superiore, proponendo un corso finalizzato al rapimento di una principessa e portando dunque gli allievi a misurarsi con pericoli reali e con peripezie da superare.

Inutile dire che Zog fallisce miseramente nel suo tentativo di assaltare un castello, ma, proprio quando appare più disperato, Sabrina si offre di recitare la parte della principessa rapita, portando il piccolo protagonista della storia a ricevere finalmente le lodi dei suoi compagni e della maestra.

zog draghetto

Mentre Sabrina, ormai trasferita in pianta stabile tra i draghi, dà sfoggio della sua maestria medica curando tutti i draghetti feriti, si avvicina il fatidico quinto anno (la storia è modellata sul ciclo di studi della scuola primaria) e, con esso, la sfida tra gli aspiranti draghi e un vero cavaliere.

Mentre si prepara la battaglia tra Zog e il cavaliere, Sabrina si infrappone tra i due contendenti e rivela la sua vera natura, confidando di essere stufa della violenza e di voler guarire le persone anziché vederle costantemente ferite.

Colpito da rivelazione, il cavaliere Ubaldo depone l’armatura e decide di fare da infermiere a Sabrina, con Zog, finalmente conscio della sua vera essenza e delle sue vere abilità, che si offre di fare da ambulanza volate ai due, trovando così il suo posto nel mondo.

 

Zog e la ricerca dell’identità

Come premesso, Zog è una storia piuttosto coraggiosa e controcorrente che, in un mondo sempre più competitivo, invita i piccoli e i loro genitori a guardare oltre la contingenza numerica rappresentata dal voto e a cercare un’identità che possa definire appieno la vera natura dell’essere umano.

Ovviamente, tutto questo non si traduce in un invito alla svogliatezza o alla rassegnazione di fronte ad un fallimento scolastico, ma sposta l’attenzione dalla classica domanda “Cosa vuoi fare da grande?” alla più sensata “Chi vuoi diventare da grande?”

zog finale

La trasformazione finale di Zog in ambulanza volante non è infatti il culmine di una ricerca ossessiva della perfezione o di smodate ambizioni, ma un corollario alla natura benevola del draghetto, che scopre, grazie a Sabrina, “chi” è realmente, molto prima di capire “cosa” cosa vuole fare.

Zog non studia, cioè, per diventare un aiutante medico, egli lo è sempre stato senza esserne consapevole, perché la sua natura è gentile e bonaria, a fronte dell’impegno profuso per diventare un drago spaventoso a tutti gli stessi.

Adattissima ai bambini che hanno da poco iniziato le scuole elementari, o che si apprestano a farlo, Zog è dunque una seria riflessione sul ruolo del bambino nel mondo e sulla nostra funzione di genitori, una volta tolta la patina delle nostre velleità e delle aspirazioni che nutriamo nei confronti dei nostri pargoli.

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Zog. Ediz. illustrata
  • Donaldson, Julia (Author)